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cronaca

Ospedale di Brindisi, pensionato morto al Pronto soccorso: chiesto processo per omicidio colposo

fonte brindisireport.it

BRINDISI – E’ rimasto tre ore e mezza su una barella del Pronto soccorso dell’ospedale Antonio Perrino di Brindisi, prima di essere sottoposto a Tac e a visita cardiologica: per la Procura quel paziente di 70 anni avrebbe potuto essere sottoposto a intervento chirurgico in grado di incrementare le aspettative di vita, se solo la diagnosi fosse stata tempestiva. Così non è stato: è arrivata in ritardo e il pensionato è deceduto.

L’inchiesta

Per quella morte, il pubblico ministero ha chiesto il processo per il medico in servizio al Pronto soccorso, contestando l’omicidio colposo, all’esito dei risultati della consulenza chiesta in fase di indagine preliminare, dopo la denuncia sporta dalla famiglia dell’uomo il 18 dicembre 2017. La moglie, le figlie e le sorelle del pensionato si sono costituite parte civile oggi, in sede di udienza preliminare, dinanzi al gup del Tribunale di Brindisi, Maurizio Saso, al quale il sostituto procuratore Giampiero Nascimbeni ha confermato l’accusa imbastita inizialmente.

La famiglia dell’uomo è rappresentata in giudizio dall’avvocato Paoloantonio D’Amico del Foro di Brindisi. Il penalista ha chiesto la citazione del responsabile civile, vale a dire della Asl di Brindisi. L’udienza è stata rinviata al mese prossimo per legittimo impedimento dell’imputato, difeso dall’avvocato Angelo Quarta Rizzato del Foro di Lecce.

L’accusa

Il medico è imputato essendo di turno quel giorno, al Pronto soccorso, “per colpa consistita in negligenza, imprudenza e imperizia” perché “ometteva di visitare” il paziente il quale “giunto con il 118 alle 11.06 con codice giallo, veniva sottoposto a visita solo alle 14,36”. Nel capo di imputazione si fa riferimento a un “deficit di forza arto inferiore a destra e alterazione dell’eloquio in pz con già emiparesi destra da mielopatia cervicale”.

Stando a quanto accertato in fase di indagine, il paziente sarebbe stato sottoposto a visita “solo alle 14,36 ad opera del medico subentrante nel turno”, all’esito della quale veniva sottoposto a Tac del capo, a una consulenza cardiologica e una Tac torace addome che, da ultimo evidenziava una urgenza cardiologica in atto (dissezione aortica)”.

In questo modo, sempre stando alla ricostruzione dell’accusa, sarebbe stata “ritardata la diagnosi della patologia” e sarebbe stato ritardato il conseguente trasferimento del paziente presso altro nosocomio per essere sottoposto a intervento chirurgico cardiochirurgico idoneo a procurarne la guarigione o a incrementare consistentemente le sue speranze di vita, cagionava il decesso del paziente che interveniva alle 22,20”.

La causa della morte

La morte avvenne  “a seguito di un progressivo cedimento della funzione cardiovascolare secondario a tamponamento cardiaco quale esito di dissecazione aortica di tipo A secondo Stanford occorsa in soggetto già affetto da aortocoronaroclerosi e ateromasia diffusa”. Probabilmente poteva essere salvato, forse se la diagnosi fosse stata tempestiva non ci sarebbe stata la tragedia.

La difesa

La famiglia del pensionato non ha mai accusato nessuno, ha  chiesto di sapere cosa sia successo quel giorno nel Pronto soccorso dell’ospedale Antonio Perrino, quale sia stata la causa del decesso e se quella morte poteva essere scongiurata con un intervento chirurgico per tempo. 

Il difensore dell’imputato prenderà la parola in occasione della prossima udienza, calendarizzata alla fine del mese di giugno.“