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cronaca

Cittadella della Ricerca, Procura di Brindisi contesta bancarotta fraudolenta: 12 indagati

fonte brindisireport.it

BRINDISI – “Bancarotta fraudolenta aggravata dall’entità del danno patrimoniale”, dopo il fallimento della Cittadella della Ricerca: l’accusa ipotizzata all’inizio delle indagini, è stata confermata a conclusione dell’inchiesta ed è stata contestata a 12 persone, dal liquidatore ai componenti dei consigli di amministrazione – espressione di due gestioni della Provincia – sino ai sindaci.

L’inchiesta

Rischiano tutti il processo ora che sono stati notificati gli avvisi di chiusura a firma del procuratore capo della Repubblica, Antonio De Donno (nella foto al lato), all’esito degli accertamenti delegati ai finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria. I militari hanno acquisito una mole di documenti contabili che si intrecciano con gli attacchi politici che infiammarono le sedute del Consiglio provinciale durante i periodi delle presidenze del notaio Michele Errico e dell’imprenditore Massimo Ferrarese. Il primo guidò la Provincia con maggioranza di centrosinistra a trazione Pd, l’altro fu autore del laboratorio politico risultato dell’intesa con le forze centriste, poi naufragato. Nessuno dei due risulta nell’elenco degli indagati.

Le accuse

L’inchiesta è alquanto complessa in primis perché abbraccia un periodo di tempo vasto: si parte dal 2005 e dai tentativi posti in essere per il salvataggio del parco scientifico-tecnologico per arrivare alla dichiarazione di fallimento della Cittadella della Ricerca Scpa, pronunciata con sentenza del Tribunale di Brindisi il 5 dicembre 2013. Nel mezzo, c’è la storia politico-amministrativa di quel periodo. Storia che raccontò anche della volontà della Provincia e del Comune  di Brindisi (con Domenico Mennitti sindaco) di creare un polo universitario, quello del Salento, che portò all’attivazione dei corsi di laurea in Scienze sociali e Ingegneria industriale e poi della specialistica in Ingegneria aerospaziale.

Con il trascorrere del tempo, cambiarono i componenti del consiglio di amministrazione, peraltro passando dagli iniziali sette con Errico ai tre di Ferrarese, così come quelli del collegio sindacale. La Procura contesta a tutti il reato di “bancarotta fraudolenta aggravata, in concorso”, dopo aver precisato gli incarichi rivestiti da ciascuno dei 12 indagati, a partire dal professionista brindisino che venne nominato come liquidatore, dopo essere stato presidente del Cda. Questi “allo scopo di procurare per sé o ad altri un ingiusto profitto e di creare pregiudizio ai creatori” avrebbe “occultato o comunque distratto testi scientifici per un valore complessivo di 30mila euro”.

Tutti avrebbero “cagionato o concorso a cagionare il dissesto della società e poi il fallimento della stessa, effettuando operazioni dolose”, stando al capo di imputazione che attiene alle posizioni del liquidatore e dei componenti delle due versioni del consiglio di amministrazioni. Ai sindaci viene contestato l’”omesso dovuto controllo sull’operato dei componenti del Cda”.

I costi del personale, le assunzioni e gli incentivi

Le indagini della Finanza, avrebbero accertato un “incremento notevole dei costi del personale, nonostante le difficoltà societarie, le perdite di esercizio superiori a un terzo del capitale sociale già al 31 dicembre 2008 e la riduzione del capitale deliberata il 5 maggio 2009”.

La voce di costo sarebbe stata alimentata in primo luogo dall’”assunzione dei dipendenti del Pastis Cnrsm, socio della Cittadella della Ricerca, e in liquidazione dal 12 dicembre 2003”. Il personale sarebbe stato “assegnato in parte agli uffici di amministrazione e segreteria e in parte ai lavori di manutenzione”, ma secondo l’accusa “nonostante ciò gli stessi servizi di manutenzione” sarebbero stati “assegnati anche all’esterno”. Ci sarebbe stata, inoltre, la nomina di un “direttore al quale venne riconosciuta l’indennità lorda annua di funzione di 12.510,40 euro, a tempo e revocabile, a far data dal 26 febbraio 2007, poi confermata nel 2009”. Dall’agosto dello stesso anno, ci sarebbe stata la previsione della “figura del dirigente”. Stando alla documentazione raccolta dai finanzieri, è emerso che il “Cda deliberava di riconoscere ai dipendenti alcuni incentivi nonostante le perdite”: nel capo di imputazione si fa riferimento al “superminimo non assorbibile e ad erogazioni liberali di cinquemila euro”.

L’omessa riscossione dei crediti

E’ stata contestata anche “l’omessa riscossione dei crediti per 309.677,53 euro, tra i quali quello di 49.254,59 che la Cittadella della Ricerca vantava nei confronti del socio Amministrazione provinciale” e quello nei confronti del socio Università del Salento per 1.689, 62 euro. In tal modo, secondo la lettura data dalla Procura, c’è stato un “depauperamento del patrimonio aziendale”.

Il credito più consistente è relativo ai “canoni di locazione” che non sarebbero stati riscossi da “Foresteria srl”, ammontanti a circa cinque milioni di euro, somma maturata “dal 2006 sino al 2012”. Importo al quale la Procura ha aggiunto 106.250 euro, per “canoni condominiali”, con riferimento allo stesso periodo. Non solo. L’analisi della contabilità, così come è stata fatta dalla Finanza, ha portato a contestare anche “l’omessa corretta svalutazione dei crediti” per gli “esercizi 2009 e 2010”, per il “presunto valore di realizzo”: le voci invece “venivano inserite in bilancio anche se ormai inesigibili” perché “riferibili a contratti con società nel frattempo dichiarate fallite” o comunque “difficili da incassare”. In tal modo, sarebbero stati “esposti fatti rilevanti non rispondenti al vero, in modo idoneo a indurre in errore i destinatari del bilancio” rispetto alla situazione economico, patrimoniale e finanziaria della Cittadella della Ricerca.

Il finanziamento da un milione di euro

Tra le condotte contestate, infine, c’è l’uso della “somma di un milione di euro, oggetto di un finanziamento deliberato dal Cda nello stesso esercizio in cui venne decisa la riduzione del capitale sociale”. Venne “erogata da Bnl Bnp Parisbas il 5 maggio 2009” allo scopo di “estinguere posizioni debitorie con istituti di credito per 457.112,87 euro, banche per 528.699,66 e per saldare altri debiti, tra i quali quelli per pagamenti in favore di amministratori per 14.591,24  e di sindaci per 31.340,02”. Sono stati indicati i nomi di dieci persone.

Le aggravanti

Negli avvisi di conclusione delle indagini, il procuratore capo ha contestato le “aggravanti di aver cagionato un danno patrimoniale di rilevante entità e di aver commesso più fatti di bancarotta”. Con la contestazione della recidiva infraquinquennale per uno dei 12 indagati, tutti a rischio di processo nel caso in cui dovesse essere esercitata l’azione penale.

La difesa

Gli indagati, essendo stati avvisati, possono prendere visione della documentazione raccolta e farne copia, tramite i rispettivi difensori e hanno facoltà di presentare memorie e chiedere al pm il compimenti di atti di indagine nonché di presentarsi per rendere dichiarazioni o essere sottoposti a interrogatori, entro venti giorni.

Ad oggi, nessuno dei difensori ha fatto richiesta di interrogatorio, né risultano esserci memorie nell’interesse degli indagati. Il collegio difensivo è composto dai penalisti Massimo Manfreda, Carmelo Molfetta e Rolando Manuel Marchionna, tutti del foro di Brindisi. Sono tutti pronti a dimostrare la correttezza dell’operato dei professionisti indagati, in sede di udienza preliminare e, nel caso in cui dovesse essere disposto il rinvio al giudizio del Tribunale, al dibattimento. Sarebbe stato esclusa, infatti, l’ipotesi di chiedere l’ammissione ai riti alternativi, tra patteggiamento e abbreviato.“