Davide Vannicola sarà sentito dai pm: riaperte le indagini sulla morte di Marco Vannini?
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Possibile svolta nel caso Vannini. I pm hanno deciso di ascoltare la versione di Davide Vannicola, possibile supertestimone che potrebbe far riaprire le indagini sulla morte di Marco Vannini, il 20enne morto nel 2015 a casa della sua fidanzata a Ladispoli.
Il procuratore capo di Civitavecchia ha deciso di ascoltare la versione di Davide Vannicola, possibile supertestimone che potrebbe far riaprire le indagini sulla morte di Marco Vannini, il 20enne morto nel 2015 a casa della sua fidanzata a Ladispoli. La conferma arriva direttamente dall’avvocato di Vannicola, che al Messaggero ha dichiarato: “Il mio assistito è stato chiamato come persona informata sui fatti e tra pochi giorni verrà sicuramente sentito. È un momento delicato e quindi per ora non posso dire nulla di più”.
La versione di Vannicola, se giudicata credibile, potrebbe mettere nei guai l’ex comandante della caserma dei carabinieri di Ladispoli, Roberto Izzo. Il testimone, infatti, ha raccontato a Giulio Golia delle Iene che Izzo gli avrebbe rivelato che a sparare a Marco Vannini non sarebbe stato Antonio Ciontoli, ma suo figlio Federico. “Un giorno Izzo mi viene a trovare in negozio e mi dice: ‘Forse ho fatto una cazzata,che forse a livello di coscienza non si può recuperare perché è morto un ragazzo. Una cosa che mi porterò dentro tutta la vita”, il racconto di Vannicola. Izzo e Ciontoli si conoscevano bene e questo è confermato e risulta in tutti gli atti del processo Vannini.
Il ruolo del maresciallo Izzo nel caso Vannini
Izzo avrebbe telefonato a Vannicola e avrebbe detto: “Ti ricordi di Ciontoli? La sera stessa che Marco Vannini è morto Ciontoli mi chiamò: ‘Robe’, c’è mio genero nella vasca da bagno con un colpo di pistola, mi devi aiutare”. Secondo Vannicola gli fece capire che a sparare era stato Federico Ciontoli. E ancora Izzo avrebbe rivelato: “Io ho consigliato ad Antonio Ciontoli di prendersi la colpa lui invece del figlio”. Una simile versione, ma non così esplicita, è stata suggerita anche dal brigadiere Manlio Amadori, che la sera in cui Marco Vannini morì era in servizio a Ladispoli. “Ciontoli padre era entrato nella mia stanza in caserma dicendomi che non poteva andare avanti nel racconto, non poteva dire tutto perché altrimenti avrebbe inguaiato il figlio Federico”, ha rivelato Amadori.