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Muore sulla barella del Pronto soccorso, chiesti alla Asl danni per due milioni di euro

Il pensionato di Brindisi aveva 70 anni. L’inchiesta dopo la denuncia della famiglia: “Calvario straziante”. Azienda sanitaria citata come responsabile civile. Perizia disposta dal pm: “Ingiustificato ritardo delle prestazioni”

fonte brindisireport.it

BRINDISI – “Calvario straziante sulla barella del Pronto soccorso dell’ospedale Perrino di  Brindisi: per tre ore un uomo di 70 anni è rimasto in attesa di una visita, nonostante la gravità della situazione clinica”. Per la morte del pensionato, il legale che assiste la famiglia ha citato in giudizio la Asl, come responsabile civile, chiedendo la condanna al pagamento dei danni per due milioni di euro, circa.

La richiesta di risarcimento danni

procura di brindisi-4

L’istanza è stata presentata questa mattina dall’avvocato Paoloantonio D’Amico del foro di Brindisi, in sede di udienza preliminare davanti al gup del Tribunale di Brindisi, Maurizio Saso, ed è stata ammessa con rinvio per la discussione alla fine del prossimo mese di ottobre.

Partendo dalle conclusioni della perizia disposta dal pubblico ministero, il penalista ha chiesto il ristoro dei danni patiti, per una somma complessiva pari a un milione e 950mila euro: 150mila euro ciascuno per le quattro sorelle e il fratello del pensionato più 300mila euro a testa per la vedova e per le tre figlie dell’uomo.

L’accusa mossa dal pm

Imputato con l’accusa di omicidio colposo è il medico del pronto soccorso in servizio il giorno in cui l’anziano venne accompagnato. Arrivò la mattina del 17 dicembre 2017, a bordo di un’ambulanza del 118. Il suo cuore smise di battere alle 22 del 18 dicembre. Il medico è difeso dall’avvocato Angelo Quarta Rizzato del foro di Lecce.

La denuncia della famiglia

La famiglia la sera stessa della tragedia sporse denuncia ai carabinieri contro ignoti, con il solo obiettivo di capire la causa della morte e per quale motivo nessuno prese in considerazione la richiesta di aiuto di quell’uomo.

Per il pubblico ministero Giampiero Nascimbeni “se la diagnosi fosse stata tempestiva, il pensionato  avrebbe potuto essere sottoposto a intervento chirurgico in grado di incrementare le aspettative di vita”. La conclusione del sostituto procuratore è stata presentata al gup, all’esito della perizia disposta per accertare la sussistenza di eventuali profili di responsabilità sul piano penale, a carico dei medici che erano di turno.

L’arrivo al Pronto soccorso

Il medico è imputato “per colpa consistita in negligenza, imprudenza e imperizia” perché “ometteva di visitare” il paziente il quale “giunto con il 118 alle 11.06 con codice giallo, veniva sottoposto a visita solo alle 14,36”. Nel capo di imputazione si fa riferimento a un “deficit di forza arto inferiore a destra e alterazione dell’eloquio in pz con già emiparesi destra da mielopatia cervicale”.

Stando a quanto accertato in fase di indagine, il paziente sarebbe stato sottoposto a visita “solo alle 14,36 ad opera del medico subentrante nel turno”, all’esito della quale veniva sottoposto a Tac del capo, a una consulenza cardiologica e una Tac torace addome che, da ultimo evidenziava una urgenza cardiologica in atto (dissezione aortica)”.

In questo modo, sempre stando alla ricostruzione dell’accusa, sarebbe stata “ritardata la diagnosi della patologia” e sarebbe stato ritardato il conseguente trasferimento del paziente presso altro nosocomio per essere sottoposto a intervento chirurgico cardiochirurgico idoneo a procurarne la guarigione o a incrementare consistentemente le sue speranze di vita, cagionava il decesso del paziente che interveniva alle 22,20”.

La causa della morte

La morte avvenne  “a seguito di un progressivo cedimento della funzione cardiovascolare secondario a tamponamento cardiaco quale esito di dissecazione aortica di tipo A secondo Stanford occorsa in soggetto già affetto da aortocoronaroclerosi e ateromasia diffusa”. Probabilmente poteva essere salvato. Secondo il penalista che rappresenta la vedova, le figlie, le sorelle e i fratelli del 70enne, “l’exitus del pensionato è da ascrivere all’ingiustificato ritardo delle prestazioni sanitarie allo stesso dovute in ordine alla grave patologia”. Per questo ha chiesto e ottenuto la citazione dell’Azienda sanitaria locale di Brindisi, in veste di responsabile civile.“