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Da vittima dei bulli a ballerino diplomato alla Scala: la piroetta perfetta del ‘Billy Elliot di Lecce’

Giacomo De Luca ha 20 anni e si è appena diplomato a Milano. E’ partito dal Salento a 13 anni, anche per sfuggire alle angherie dei coetanei: “Ero il bersaglio perfetto perché amavo la danza”

fonte repubblica.it

Se lo si chiama “il Billy Elliot di Lecce”, Giacomo De Luca sorride. Ora che è tutto finito, ora che il suo sogno l’ha realizzato, il passato non conta più. Giacomo De Luca ha 20 anni, e si è appena diplomato all’accademia di danza del teatro alla Scala di Milano. Nel capoluogo lombardo ci è arrivato da solo, a 13 anni, per inseguire una passione che non gli dava tregua: “Il ballo era la mia ragione di vita – riflette – ho cominciato a 5 anni a Lecce, da piccolo non stavo mai fermo”.

Galeotto fu il saggio di danza della sorella – “amore a priva vista, vedere tutte quelle bambine in scena mi ha emozionato e mia madre ha capito che doveva iscrivere anche me a scuola di danza” – e da allora l’idea di salire un giorno su un palcoscenico non l’ha mai abbandonato. Anche a costo di subire le angherie dei compagni di classe: “Ero il bersaglio perfetto: educato, di buone maniere, e non giocavo a calcio. Non ho mai preso un pallone in vita mia”.

De Luca ha fatto i conti con i pregiudizi, ma non si è mai distratto: “Il mio unico pensiero era la danza, al mattino preparavo già il borsone per la lezione del pomeriggio. Non mi importava della scuola, non ero accettato dai compagni, spesso ero molto nervoso e mia madre andava a parlare con gli insegnanti. Sì, ero bullizzato”.

Non si è piegato a quello che i suoi coetanei avrebbero voluto per lui, e nella famiglia ha trovato la forza giusta per andare avanti. “Dopo la terza media sono partito per Milano. Ero solo, avevo 13 anni, facevo concorsi e vincevo borse di studio – ricorda – dopo uno stage con il direttore della scuola di ballo della Scala, sono stato invitato a fare un’audizione”.

Andò male, ma neanche quel rifiuto l’ha fermato. Piccolo e solo, Giacomo De Luca è rimasto a Milano, si è iscritto a una scuola di ex ballerini della Scala e ha cominciato a studiare seriamente il ballo. “Dopo otto mesi ho rifatto l’audizione, e finalmente è andata bene”. È il 2014, il sogno comincia a prendere forma. E dopo cinque anni Giacomo è diventato un ballerino professionista, con il diploma in danza classica e contemporanea può tentare audizioni in Italia e all’estero: “Sono già in giro, ho ricevuto le prime proposte ma devo valutarle attentamente”.

Per un bambino nato alla fine degli anni 90, che non ha avuto come idolo Cristiano Ronaldo o, prima di lui, David Beckham, il riferimento è uno solo: Roberto Bolle. “Fin da piccolo mia nonna mi regalava dvd delle esibizioni di Bolle o di Rudolf Nureyev – ricorda De Luca – li vedevo ogni sera e speravo un giorno di ballare come loro, di entrare in un teatro”. Ce l’ha fatta, e Bolle l’ha davvero incontrato: si allenavano entrambi alla Scala, “e la prima volta che l’ho visto mi sono emozionato molto, ho chiesto a un mio amico di darmi un pizzicotto perché non mi sembrava vero”. Era vero, come vero è quel prestigioso diploma conquistato dopo un’adolescenza di “sacrifici e rinunce”. Ha rinunciato agli amici, ai compleanni, alla famiglia, Giacomo: “Quando ci sono le prove degli spettacoli mi alleno anche nove ore al giorno, ci vuole molto rigore e impegno – dice – e no, il pasticciotto non lo mangio, anche perché a Milano è difficile trovarlo. Me lo concedo quando scendo a Lecce per andare a trovare i miei, ogni tanto uno strappo alla regola si può fare”.