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cronaca

Schiavi nei campi per 5 euro, tra pause in stalla e bevute di acqua del fosso

A Castel Goffredo i carabinieri arrestano tre caporali: tutti condannati con giudizio direttissimo. Dodici dei sedici operai pagavano 100 euro al mese per una casa con un bagno

fonte gazzettadimantova.it

CASTEL GOFFREDO. L’inferno è nei campi arroventati, dove ci si spacca la schiena a raccogliere zucchine, peperoni e peperoncini per 5 euro l’ora, bevendo l’acqua del fosso per non crepare di sete. Ogni giorno per quattordici ore, interrotte da una pausa soltanto quando il sole diventa troppo feroce da sopportare. L’inferno è nello sguardo disorientato dei tre bengalesi arrestati dai carabinieri e condannati (con giudizio direttissimo) per caporalato e sfruttamento della manodopera clandestina: lo sguardo di chi non capisce perché si trova in un’aula di tribunale. Non sembra trattarsi di ingenuità o furbizia, probabilmente per i tre caporali – di 38, 39 e 47 anni – la propria condotta resta normale. Nonostante le condanne a 22, 20 e 18 mesi, accompagnate dall’obbligo di pagare 7.500 euro ciascuno.

Normale trattare come schiavi i sedici operai ai loro ordini. Normale pagarli 5 euro all’ora. Normale che cinque fossero clandestini, che a Castel Goffredo non potessero nemmeno starci. Doppiamente fragili e, quindi, ricattabili: adesso i cinque saranno espulsi. Schiavi è il termine che meglio aderisce alla condizione dei sedici lavoratori: a trovarli, martedì 2 luglio, sono stati i carabinieri di Castel Goffredo e Guidizzolo, in collaborazione con il nucleo carabinieri ispettorato del lavoro e con la polizia locale.

Oltre a berla, i sedici operai usavano l’acqua del fosso per rinfrescarsi i piedi, cotti dentro le ciabatte di plastica e le scarpe di tela, alla faccia dei dispositivi di protezione individuale. Il pranzo? Lo mangiavano con le mani in una stalla abbandonata, dove potevano riposare su cartoni e giacigli improvvisati. E per dodici di loro lo sfruttamento si dilatava oltre le ore di lavoro, nelle tre stanzette e nell’unico bagno per i quali pagavano ai caporali un affitto di 100 euro al mese (a testa). Un giorno e mezzo di fatica a sgobbare nei campi se ne andava via così, per un alloggio da disperati.

Nell’azienda di Castel Goffredo i militari non sono capitati per caso: l’operazione va inquadrata nell’ambito dei controlli straordinari per il contrasto del caporalato e della manodopera clandestina, coordinati dal comandante della compagnia di Castiglione delle Stiviere, Simone Toni, affiancato dal comandante del nucleo carabinieri ispettorato del lavoro, Vitantonio Salamina.

A esprimere «vivo apprezzamento» è il comandante provinciale dei carabinieri di Mantova, Fabio Federici, confortato sia dall’ultima operazione a Castel Goffredo (a soli sei giorni dalla precedente) sia per gli obiettivi raggiunti nel contrasto delle situazioni lavorative irregolari nei settori più esposti, l’agricolo e il tessile. Situazione «che troppo spesso portano a ledere la dignità degli stessi lavoratori».