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cronaca

Carmine Misseri vuole lasciare il carcere

Carmine Misseri, lo zio acquisito di Sarah Scazzi, la quindicenne di Avetrana uccisa dalla cugina Sabrina Misseri e dalla zia Cosima Serrano, condannato anche lui per…

fonte lavocedimanduria.it

Carmine Misseri, lo zio acquisito di Sarah Scazzi, la quindicenne di Avetrana uccisa dalla cugina Sabrina Misseri e dalla zia Cosima Serrano, condannato anche lui per soppressione di cadavere in concorso con il fratello Michele, vuole lasciare il carcere e trasformare la pena detentiva con l’affidamento ai servizi sociali. Ma per i giudici è ancora presto. Non solo per quelli del Tribunale d sorveglianza di Lecce che hanno respinto la prima richiesta, ma anche per gli ermellini della Corte di Cassazione che hanno rigettato il ricorso.

Il fratello del principale protagonista della triste vicenda di Avetrana, che secondo i tre gradi di giudizio il 26 agosto del 2010 lo ha aiutato a nascondere il corpo della nipote in un pozzo in contrada «Mosca», sta scontando nel carcere di Lecce, dal 21 febbraio 2017, una condanna di quattro anni e undici mesi di detenzione. In primo grado i giudici gli avevano assegnato sei anni.

Rendendo inammissibile il ricorso, i giudici della suprema corte hanno avvalorato le argomentazioni dei giudici leccesi che ritengono prematura la misura alternativa. Intanto per la natura e gravità dei reati per i quali è stato condannato, ma anche per non aver mai ammesso la propria colpevolezza. La difesa di Carmine Misseri sosteneva invece che per usufruire della messa in prova anticipata non fosse necessaria la confessione «avendo il condannato il diritto di non ammettere le proprie responsabilità». Misseri, tra l’altro, si è sempre dichiarato estraneo all’imputazione di soppressione di cadavere «pur accettando e rispettando la decisione emessa nei suoi confronti». A dar forza alla tesi dei giudici ha concorso anche il parere contenuto in una nota del commissariato di polizia che ad un parere richiesto aveva sollevato dubbi per la presunta pericolosità sociale dell’individuo. Anche la direzione del penitenziario di Lecce dove è detenuto si era espressa non favorevolmente all’anticipato affidamento ai servizi sociali ritenendo utile, prima, sperimentare un ciclo di permessi premio di cui Carmine non ha ancora mai goduto. «Anche in ragione della non vicina scadenza della pena – si legge nella relazione del servizio penitenziario -, sia indispensabile un approfondimento dell’osservazione scientifica della personalità del condannato, all’esito della quale, in un’ottica di gradualità nella concessione dei benefici penitenziari, sperimentare, per un congruo periodo, banco di prova per l’ammissione ad una misura alternativa così ampia quale quella invocata in questa sede dall’interessato».

A poco è servita per il momento la buona condotta del detenuto che ha sempre sostenuto la sua innocenza accusando il fratello Michele di averlo coinvolto nella brutta storia con la telefonata fatta nel momento in cui trasportava il corpo di Sarah Scazzi per sopprimerlo. Secondo la sentenza, con quella chiamata i due fratelli si diedero appuntamento in contrada Mosca dove avrebbero trovato il pozzo in cui gettarono il cadavere. Carmine Misseri ha invece sempre sostenuto che in quella breve conversazione il fratello gli raccomandava di dire una bugia alla moglie nel caso lo avesse chiamato per chiedere dove si trovasse il marito. (Famosa la storia: «se chiama Cosima dì che sono scappati i cavalli»).

Nazareno Dinoi