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UCCISO DAI PARTIGIANI COMUNISTI ALLA VIGILIA DELLA LIBERAZIONE: IL MARTIRIO DI ROLANDO RIVI

fonte cattolicaautaut.it

Era seminarista e aveva 14 anni. Alla vigilia della liberazione fu vittima dell’odio per la Chiesa di alcuni precisi settori partigiani, quelli comunisti. Eroica testimonianza di fede che lo ha portato agli onori degli altari.

Fu un venerdì pomeriggio, pochi giorni dopo la Domenica in Albis ( II domenica di Pasqua), quando i suoi persecutori lo tirarono fuori dalla porticina dove lo avevano tenuto rinchiuso, per trascinarlo nel bosco dove lo avrebbero ucciso. Fu prima insultato, schiaffeggiato, preso a cinghiate, spogliato a forza dell’abito talare che tanto amava. Chi sa quanta paura in quel ragazzo appena adolescente.  I partigiani comunisti(quelli che oggi osanniamo nel giorno della Liberazione) lo hanno prima torturato brutalmente e poi con la pistola lo hanno ucciso. Il ragazzo che tanto amava il suo Gesù, in quegli ultimi momenti ebbe il coraggio di chiedere ai suoi carnefici di poter pregare. In quel bosco dove i suoi uccisori erano certi di averlo cancellato per sempre dalla storia, Rolando è stato invece vittorioso.

Nel 1951 la Corte di assise di Lucca condannò gli autori dell’afferato omicidio.

Dopo quasi 70 anni nessuno ricorda gli assassini, mentre sempre più numerosi guardiamo a questo piccolo seminarista martire . Le parole che ripeteva, “io sono di Gesù” sono profetiche per il tempo presente.

All’origine delle due grandi ideologie del male di oggi, il relativismo(tutto è uguale) e il nichilismo(nulla è reale), c’è infatti  la negazione di questa appartenenza e la riduzione dell’io alla sua attività come misura di tutte le cose.

Rolando, invece, fa parte di quella ecomonia di Dio che sceglie i piccoli per confondere gli intellettuali, i superbi, i potenti, i violenti.

L’intero cammino di Rolando si radica nell ’appartenenza a Gesù; non ci ha lasciato scritti. Tutta la sua teologia si condensa nella testimonianza della sua vita e nel ricordo di alcune parole, le stesse che abbiamo inciso sulla cassetta di legno che contiene le reliquie.”Io sono di Gesù). Se amava la sua veste talare, se la amava fino a non spogliarsene mai, come racconta uno dei suoi insegnanti, era perché questa veste era segno visibile, tangibile dell’appartenenza al Signore, nell’appartenenza alla Chiesa.