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IL LAVORO FEMMINILE AL TEMPO DEL CORONAVIRUS

Qualsiasi accadimento, di diversa natura o rilevanza, viene interpretato dalla società patriarcalizzata in senso sfavorevole alla condizione femminile pur di preservare lo status quo di chi già beneficia di privilegi.

In questo tempo di coronavirus risulta ancora più evidente nella sua drammaticità il surplus di sacrificio richiesto, in via principale quando non esclusiva, alle donne per fare fronte alle impellenti ed improcrastinabili necessità imposte dalla situazione di emergenza. Ecco quindi che le signore, solitamente ed in tempi normali già sufficientemente oberate dal peso di impegni professionali che si aggiungono alle incombenze familiari, sono chiamate a dare ulteriori colpi all’acceleratore del frenetico dinamismo col risultato di vedersi gravare da carichi ormai non sostenibili.

Alle donne il sistema patriarcale richiede di mantenere elevati livelli di produttività in ambito lavorativo, specialmente se occupate in settori strategici. La risposta femminile, come usualmente avviene, si rivela eccellente: si può, a titolo di esempio, accennare ai gruppi di ricercatrici scientifiche e di laboratorio, spesso precarie, che in questi mesi hanno conseguito risultati pregnanti e di assoluto valore nell’isolamento del virus, nello studio di tecniche di contrasto e nella migliore comprensione dell’intero fenomeno patologico. Lavoratrici e madri si sono distinte nell’opera di consulenza nei più svariati ambiti, di sostegno ad iniziative solidali, come pure nell’insegnamento scolastico, nell’assistenza agli infermi, soltanto per citare alcune casistiche di rilievo. In casa, le medesime eccellenti impiegate, studiose, imprenditrici, dirigenti, operaie, si sono trasformate in amorevoli madri accudenti figli ed anziani, massaie puntuali ed instancabili. In situazioni non rare hanno dovuto rinunciare alle legittime aspettative occupazionali per dedicarsi interamente alle proprie famiglie in difficoltà. Risulta disdicevole e disgustoso, a terzo millennio inoltrato, dovere prendere atto di come la società continui ad essere strutturata sullo sfruttamento del lavoro femminile, sia produttivo, quindi extra familiare, sia riproduttivo, all’interno delle mura domestiche. Il primo patisce discriminazioni oggettive nelle possibilità di carriera e nei livelli retributivi rispetto ai maschi, malgrado le femmine forniscano ovunque continue prove di attitudine nello svolgere con impeccabile efficacia, precisione, dedizione, affidabilità ogni attività lavorativa intrapresa. L’altro, il lavoro casalingo, di ordinaria e straordinaria manualità che ogni giorno riproduce sé stessa per consentire lo svolgimento di un’ordinata vita familiare, permane nascosto, avvertito diffusamente come scontato; obbligo irrevocabile che incombe sulle spalle femminili, fragili e forti nel contempo, ormai acquisito gratuitamente dalla deviata ottica maschiocentrica. Si perpetua in troppe case la pretesa che le donne adempiano, silenti, all’opera laboriosa di pulizia, rammendo, cucina, cura dei figli, cui esse non si sottraggono ed a compenso della quale nessuna retribuzione statuale è riconosciuta. Troppe volte, specialmente in queste settimane di forzata convivenza, alla legittima e non corrisposta gratificazione economica ed affettiva per i servigi forniti all’interno delle abitazioni, si sostituisce per la donna una contropartita di violenze subìte, percosse, denigrazioni, talvolta uccisioni come la recente cronaca denuncia, da parte di chi pretende di affermare spietatamente e con inqualificabile ferocia il proprio ego. 

Potremo davvero definirci un popolo libero, quando avremo deciso di rimediare agli sconquassi sociali provocati dalla attuale preponderante cultura misogina che impedisce alle donne di esprimere incondizionatamente sé stesse; saremo davvero degni di un futuro migliore se riconosceremo alla presenza femminile, in ogni sfera di azione, il giusto merito dovuto all’imprescindibile contributo etico, economico, culturale, professionale, che essa ovunque garantisce per il benessere della comunità.

Noi del Movimento Contro Ogni Violenza Sulle Donne, in queste interminabili settimane di clausura forzata, abbiamo raccolto decine e decine di testimonianze e di denunce dell’insostenibile situazione che molte donne si trovano ad affrontare. Queste che seguono sono solo alcune, brevi, situazioni descritte nei nostri canali social:

“Per resistere alle loro torture ci viene richiesta una forza sovrumana e una calma angelica! A noi donne viene sempre richiesto il doppio degli uomini, per meritare qualcosa! Il doppio sul lavoro per avere la stessa retribuzione, il doppio della forza fisica per non essere chiamate bamboline, il doppio di intelligenza per essere considerate degne di partecipare alle loro conversazioni, ecc.ecc.! 

Che miseria d’animo…”

“Anche io ho trovato difficoltà, ho dovuto rinunciare al lavoro perché ho una bambina di quattro anni, che non può accudire nessuno. La pandemia ha acuito la discriminazione sull’attività lavorativa delle donne. Mi sembra una recessione!”

“Quando si tratta delle problematiche di accudimento dei bambini, gli oneri e i problemi ricadono su noi. Poi, all’improvviso diventiamo mostri e ce li strappano via, irragionevolmente.”

“I figli si fanno in due e in due si gestiscono. Purtroppo viviamo in un paese estremamente misogino, dove la figura della donna è vista ancora come quella di 50 anni fa. Occorre stare molto attente in questo periodo e non accettare a priori di rinunciare al lavoro per stare a casa con i figli.”

“Io ho dovuto lasciare il lavoro perché mia madre è caduta ed era lei che assisteva mio padre tetraplegico e mia madre mi teneva i bambini perché la babysitter mi ha lasciato a piedi per via della pandemia….ma quanto riuscirò ad andare avanti senza stipendio?! Le donne sono sempre le più penalizzate.”

“In piena emergenza sanitaria, maltrattata e buttata fuori casa con una figlia di 13 anni, dal mio ex compagno (appartenente alle forze dell’ordine) senza un soldo, senza un sostegno, elemosinando un posto per dormire per poter tenere al sicuro la mia cucciola e ringraziando ogni momento Dio che siamo vive!!!”

MOVIMENTO CONTRO OGNI VIOLENZA SULLA DONN