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Covid: Puglia impantanata, evoluzioni positive paiono lontane

Fonte: brindisireport.it

Mentre a livello nazionale la situazione va migliorando in maniera sempre più evidente, nella nostra regione ci si trova tuttora in uno stato precario. Infatti i tre parametri, con i quali sino ad ora abbiamo valutato l’evoluzione dell’epidemia, continuano a fluttuare, senza assumere una tendenza che lasci intravedere nel breve termine sviluppi favorevoli.  I nuovi casi di positività (grafico 1), che nei giorni scorsi parevano in netta discesa, ora si stanno stabilizzando su un livello che rassicura poco.

Grafico 1-6

Caratteristiche ancor meno confortanti assume la curva delle terapie intensive (grafico 2), addirittura in risalita dopo un periodo di stasi; pare, infine, essersi fermata anche la leggera diminuzione riscontrata ultimamente nei decessi (grafico 3).

Grafico 2-2-7

Ciò che è motivo di maggiore preoccupazione è certamente la percentuale di posti letto di terapia intensiva occupata da pazienti Covid-19. Ricordato che la soglia critica è posta al 30%, e che l’indice del resto del Paese è pari al 37%, si annota che in Puglia ha raggiunto un nuovo massimo: 48%. Come dire che, nel momento stesso in cui nelle altre regioni si veleggia per lo più verso un abbassamento delle restrizioni, in Puglia si è impantanati in una situazione che pare lontana da evoluzioni positive.

Grafico 3-2-5

Pesano sulla situazione un tasso di positività diagnostica vicino al 43%, e, quindi, ad un livello alla lunga insostenibile che, nel contempo, fa trasparire una forse non del tutto efficiente gestione dei tamponi molecolari e un ricorso troppo eccessivo ai tamponi rapidi. Oltre ad un disagio concreto che neppure l’occasione propizia del poter contare sui vaccini è riuscita a far superare. 
Il che potrebbe far ritenere che la carta dei vaccini non sia stata giocata nel migliore dei modi. Lo s’intravede dalla numerosità dei vaccinati della categoria indistinta “altro” e dalla non ampia (ed a volte del tutto assente, sino ai criteri per anzianità determinati dal Presidente Draghi) protezione data alle categorie più a rischio, cosa che avrebbe, contrariamente a quanto avvenuto, consentito di diminuire la pressione sulle strutture sanitarie ed il numero di vittime. A chi fosse interessato ad un maggior dettaglio sulla questione, il link dell’articolo)

In questa sede, si cercherà di valutare la conduzione della campagna vaccinale tramite un indice ricavato dal rapporto tra il numero dei decessi e l’occupazione dei posti di terapia intensiva di qualche giorno prima. Questo diverso riferimento temporale permette, infatti, di tener conto della circostanza che le varie quantità agiscono in maniera asincrona. Tale indice, in condizioni usuali, non è soggetto a grandi oscillazioni, ed è per questo adatto, con le sue variazioni, a verificare i benefici indotti dalla campagna vaccinale, la quale, se amministrata in maniera ottimale, dovrebbe comportare una più che percepibile riduzione nella percentuale di persone che, finite in terapia intensiva, non siano in grado di superare la malattia. In definitiva più si abbassa il valore di questo parametro, e più può ritenersi gestita nel migliore dei modi la campagna vaccinale.

Grafico 4-2

Ebbene il grafico 4 caratterizza l’andamento di questo parametro, mettendo a confronto i valori rilevati in Puglia con quelli della media nazionale. Emerge con facilità che mentre l’indice nazionale è sceso di quasi 7 punti percentuali (dal 19,11% d’inizio gennaio al 12,28% di oggi), denotando un non disprezzabile miglioramento, quello della Puglia è calato di poco più di mezzo punto (da 16,17% a 15,53%). In pratica un beneficio del tutto marginale. Se si considera che già in campo nazionale c’era più d’un motivo per lamentarsi d’una campagna vaccinale non troppo ben calibrata,  non c’è pertanto ragione di considerarsi soddisfatti per i risultati del tutto inconsistenti ottenuti nella nostra regione.“