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Verbali secretati e loggia massonica

Domenico Attanasi

La storia dei verbali di interrogatorio resi, tra la fine del 2019 e i primi mesi del 2020, da Piero Amara , ex avvocato esterno dell’ Eni e personaggio legato a vario titolo a pezzi importanti dell’economia, della politica e della magistratura italiana , rischia di fare definitivamente deflagrare la crisi endemica e di sistema che ha colpito la giustizia italiana a seguito dello scandalo nato dalle chat dell’ex capo dell’Associazione Nazionale Magistrati Luca Palamara.

A quanto pare Piero Amara (il cui cognome è legato da una suggestiva assonanza a quello dello stesso Palamara) avrebbe rivelato ai Pubblici Ministeri di Milano l’esistenza di un’associazione segreta – la loggia Ungheria – della quale farebbero parte magistrati, politici e alti esponenti delle istituzioni e che avrebbe avuto tra i suoi obiettivi anche quello di condizionare le nomine in magistratura . Amara avrebbe fatto nomi e cognomi.

Ma attenzione, l’avvocato Piero Amara è un personaggio controverso, è stato già coinvolto in diversi procedimenti penali, e le sue dichiarazioni devono essere soppesate e verificate con estrema cautela.

A quanto pare proprio per questo motivo il PM di Milano Paolo Storari avrebbe chiesto per circa sei mesi ai vertici del suo Ufficio di effettuare le relative iscrizioni nel registro degli indagati. Voleva indagare e verificare a fondo il contenuto di quelle dichiarazioni.

Il PM milanese si sarebbe però scontrato contro un muro di gomma e come forma di autotutela avrebbe deciso di consegnare i verbali all’allora consigliere del Csm Piercamillo Davigo .

Davigo non ha chiarito cosa avrebbe fatto di quei verbali, né ha spiegato se abbia o meno assunto iniziative formali dopo avere ricevuto la notizia di reato, essendosi limitato a riferire di avere informato “ chi di dovere ”. Alcuni giornali ipotizzano che ne abbia parlato con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il Colle ha smentito.

Sta di fatto – e qui il mistero si infittisce – che i verbali di Amara avrebbero cominciato a girare sotto forma di dossier anonimi spediti alle redazioni dei giornali tra l’ottobre del 2020 e il febbraio scorso.

Secondo la Procura di Roma, a spedirli sarebbe stata Marcella Contrafatto , impiegata del Csm nella segreteria dell’allora consigliere Davigo, ora indagata per calunnia , che nei giorni scorsi è stata perquisita a casa e in ufficio.

Nel suo computer i Pubblici Ministeri hanno trovato copie degli atti spediti.

Per quale motivo l’ex segretaria del magistrato più esposto e forse anche più influente d’Italia si sia potuta rendere responsabile oltre che di qualche illecito penale anche di un vero e proprio attentato agli equilibri costituzionali del Paese non è dato sapere.

Mai come nella ricostruzione di questa vicenda i condizionali sono d’obbligo. La presunzione di non colpevolezza assolutamente scontata.

E’ certo però che Palazzo dei Marescialli ha sospeso l’impiegata che dopo il pensionamento di Davigo lavorava nella segreteria del consigliere laico Fulvio Gigliotti .

Interrogata dai PM, Contraffatto si è avvalsa della facoltà di non rispondere e la sua difesa ha fatto ricorso al Riesame. In ogni caso il coinvolgimento diretto o indiretto di Davigo e le zone d’ombra addensatesi intorno alla sua figura disorientano perché si tratta dallo stesso leader della magistratura associata e giudice di cassazione che, sedutosi più volte e a reti unificate su una sorta di cattedra morale, aveva sentenziato: «Non esistono innocenti, ma solo colpevoli non ancora scoperti». E ancora: «Se la giustizia perde di severità ed efficienza è a causa dell’elevato numero di avvocati».

Insomma, quella fin qui raccontata sembrerebbe la trama intricata di un romanzo di spionaggi, giochi di specchi e trasfigurazioni in cui nulla è come sembra, come se fosse stata partorita dalla fervida fantasia di un talentuoso scrittore.

Invece potrebbe forse essere solo l’inizio di un vero e proprio terremoto capace di ridurre in frantumi uno dei tre pilastri sui quali si regge l’architettura costituzionale dello Stato.

Ad esserne definitivamente travolta però non sarebbe solo la tenuta dell’ordine giudiziario.

Il rischio principale è che i Tribunali vengano sempre più percepiti non come il luogo in cui si riparano i torti e si risolvono i conflitti tra i cittadini, ma come il palcoscenico dietro al quale i protagonisti della giurisdizione mettono in scena giochi di potere, fuochi incrociati, intrighi, regolamenti di conti e ritorsioni.

Noi Avvocati sappiamo che non è così.

Noi Avvocati sappiamo che ogni giorno migliaia di magistrati onorano la loro funzione con coscienza, scrupolo, serietà e impegno. Ma siamo preoccupati che i cittadini non abbiano più questa stessa consapevolezza. Che abbiano perso definitivamente la fiducia nella Giustizia, in un crescendo di diffidenza, disillusioni e retropensieri in grado alla lunga di danneggiare tutti.

E’ necessario un immediato cambio di rotta, che prenda possibilmente le mosse dagli interventi perentori e autorevoli del Premier Mario Draghi e del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Domenico Attanasi