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cronaca

Estorsione: Giovanni Donatiello non risponde alle domande del gip

Fonte:brindisireport

Come altri indagati, anche il 60enne mesagnese Giovanni Donatiello, detenuto nel carcere di Rovigo, oggi, mercoledì 26 gennaio 2022, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Si parla di un’inchiesta su traffico internazionale di sostanze stupefacenti, un’indagine della guardia di finanza. Donatiello, ascoltato in video conferenza, è difeso dagli avvocati Dario Budano e Marcello Falcone. Gli interrogatori di garanzia di quasi tutti gli indagati si sono tenuti lunedì 24 gennaio 2022 davanti al gip del Tribunale di Lecce, Cinzia Vergine. L’indagine che è sfociata nel blitz del 22 gennaio scorso aveva individuato il territorio brindisino quale base logistica di un ingente traffico di sostanze stupefacenti, perlopiù cocaina ed eroina. Il pm della Direzione distrettuale antimafia di Lecce, Giovanna Cannarile, ha coordinato l’inchiesta e richiesto le misure cautelari, che sono poi state erogate dal gip leccese.

I reati ipotizzati, a vario titolo, nei confronti dei 45 soggetti coinvolti nelle indagini sono quelli di: traffico internazionale di stupefacenti, estorsione aggravata da metodo mafioso, detenzione e porto in luogo pubblico di armi comuni e armi da guerra, danneggiamento, violazione degli obblighi imposti dalla misura di prevenzione della sorveglianza speciale e autoriciclaggio. La droga è al centro dell’inchiesta, droga che dall’Olanda e dalla Turchia transitava, attraverso autobus e camion, a Oria per poi venire smistata in tutta la Puglia e in provincia di Reggio Calabria. Naturalmente, l’ingente giro di stupefacente avrebbe allertato un esponente locale della Sacra Corona Unita, una vecchia conoscenza delle forze dell’ordine, Giovanni Donatiello.

Come detto, il giro non indifferente di droga e di denaro ha attirato gli interessi della Sacra Corona Unita. In particolare, ricostruiscono gli inquirenti, di Giovanni Donatiello, già affiliato a Pino Rogoli e in ottimi rapporti con Francesco Campana (quest’ultimo è estraneo a questa inchiesta). Per gli investigatori “Cinque lire”, al secolo Giovanni Donatiello, per il tramite di Fabrizio Russo, presunto reggente del gruppo mafioso operante a Oria, avrebbe preteso da Pierluigi Chionna la “spartenza”, ovvero una parte degli introiti illeciti, una cifra che oscilla dai 25mila ai 60mila euro. La richiesta, come capita sovente in queste dinamiche, sarebbe stata pressante e violenta. Donatiello deve rispondere solo di questo episodio.