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“La solitudine dei numeri primi”

: sono coppie di numeri primi che se ne stanno vicini, anzi quasi vicini, perché fra di loro vi è sempre un numero pari che gli impedisce di toccarsi per davvero. Numeri come l’11 e il 13, come il 17 e il 19, il 41 e il 43. Se si ha la pazienza di andare avanti a contare, si scopre che queste coppie via via si diradano. Ci si imbatte in numeri primi sempre più isolati, smarriti in quello spazio silenzioso e cadenzato fatto solo di cifre e si avverte il presentimento angosciante che le coppie incontrate fino a lì fossero un fatto accidentale, che il vero destino sia quello di rimanere soli. Poi, proprio quando ci si sta per arrendere, quando non si ha più voglia di contare, ecco che ci si imbatte in altri due gemelli, avvinghiati stretti l’uno all’altro. Tra i matematici è convinzione comune che per quanto si possa andare avanti, ve ne saranno sempre altri due, anche se nessuno può dire dove, finché non li si scopre.”
Il commento a cura di Denise Lazzari: “Mattia e Alice, protagonisti del romanzo ’La solitudine dei numeri primi” di Paolo Giordano, s’incontreranno per caso, ma fin da subito si scopriranno strettamente uniti, eppure così divisi. Sono proprio come quelle coppie di numeri primi gemelli di cui parlano i matematici, vicini, ma mai abbastanza per toccarsi davvero.
Le loro sono due vite parallele accomunate da vicende dolorose che ne segnano l’infanzia, l’adolescenza e l’età adulta. La perdita della sorella gemella per l’uno e il diventare zoppa in seguito ad una caduta con gli sci per l’altra porta i protagonisti del libro a chiudersi sempre più in se stessi, costruendo una forte barriera protettiva che li relega in una condizione di solitudine e di incomunicabilità.
La consapevolezza di essere diversi dagli altri non fa altro che accrescere le barriere che li separano dal mondo esterno fino a portarli ad un atroce isolamento.
Mattia e Alice sono due universi implosi, due esistenze segnate, vittime di un dramma che li ha menomati, ma che allo stesso tempo li rende unici.
Sono due persone che viaggiano sullo stesso binario senza incontrarsi mai, attratti l’uno verso l’altra, ma che non riescono mai ad unirsi perché non riescono a superare il muro della solitudine che li separa, un ostacolo troppo grande per essere oltrepassato.
Come tutti i numeri primi, a Mattia e Alice piacerebbe essere come gli altri, soltanto dei ’numeri qualunque”, ma non ne sono capaci. E’ proprio in questa incapacità che si evidenzia la differenza tra i protagonisti e i numeri primi. Questi numeri infatti sono costretti a restare separati per delle leggi matematiche inconfutabili. Per Mattia e Alice invece questa distanza rappresenta una scelta, quella di restare protetti nel proprio mondo senza correre il rischio di confrontarsi con l’esterno.
Come Mattia e Alice, in molti decidono di non rischiare, di non abbandonare il mondo ordinato faticosamente costruito nel corso della vita anche se è l’amore, quello vero, a chiamarli.
In loro possono ritrovarsi tutte quelle persone che hanno conosciuto la sconfitta, la sofferenza, lo sforzo, la perdita, ma che non hanno trovato la loro via per uscire dal buio. Al pari di Mattia e Alice, tutte queste persone dovrebbero trovare la forza per aprirsi al mondo esterno infrangendo quelle barriere che loro stesso hanno deciso di costruirsi intorno e facendo tesoro delle tristi vicende a cui la vita le ha sottoposte, con la consapevolezza che le persone belle non capitano, si formano!”.

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