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«Non esistono carabinieri forestali per caso: è un lavoro che richiede passione e amore per la natura»

Fonte: senzacolonnenews.it

È capitato diverse volte, durante le scorribande nei boschi e nelle aree protette finalizzate a realizzare qualche reportage od anche in occasione di semplici passeggiate in aperta campagna effettuate per il piacere di stare a contatto con la natura, visitare qualche vecchia masseria o scattare qualche foto, di incrociare dei militari a bordo della ormai mitica “panda” verde, l’intramontabile utilitaria di casa Fiat, ineguagliabile quando si tratta di dover percorrere in scioltezza tratti sterrati e sentieri accidentati che, con molta discrezione e garbatezza si sono avvicinati quel tanto da consentire loro di verificare che non stessi facendo nulla di male.
Si tratta degli uomini e delle donne che dipendono dal Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari, i cui componenti sono chiamati, più semplicemente, “carabinieri forestali”, ed è una struttura che dalla fine del 2016 fa parte dell’Arma dei Carabinieri, da quando, cioè, il Corpo Forestale dello Stato è stato sciolto ed il personale assorbito in blocco.
I Carabinieri Forestali operano – come un tempo facevano i “vecchi” Forestali – in difesa del patrimonio agro-forestale italiano, nella tutela dell’ambiente e del paesaggio, nel controllo sulla sicurezza della filiera agroalimentare oltre che nel contrasto delle cosiddette ecomafie, ossia quelle attività che vengono poste in essere dalla criminalità organizzata e che tanto danno arrecano all’ambiente.
Fra i suoi compiti anche quello di gestire le emergenze nei casi di incendi boschivi, coordinandone gli interventi, oltre che qualsiasi altro tipo di emergenza ambientale.
Molto importante è la loro attività anche nel campo della sorveglianza dei parchi e delle aree protette e della vigilanza sull’applicazione della Convenzione di Washington, sul commercio internazionale delle specie di fauna e di flora minacciate di estinzione (il famoso CITES).
Fondamentale è, inoltre, l’apporto dei Carabinieri Forestali nel controllo del territorio, specialmente nelle aree rurali e montane.
Per ragioni organizzative il Comando è articolato in quattro reparti ognuno con una competenza e preparazione specifica: tutela forestale, tutela ambiente, tutela agroalimentare e tutela della biodiversità e dei parchi.
Va detto che quando, a seguito della poco lungimirante riforma Delrio, si sono fortemente ridotte le competenze delle Amministrazioni Provinciali e si sono praticamente eliminate le funzioni in materia di tutela ambientale delle polizie provinciali – proprio quando la introduzione degli ecoreati avrebbe suggerito un rafforzamento delle azioni di contrasto agli illeciti ambientali – facendo andare disperso un gran patrimonio di uomini, conoscenza del territorio, esperienza e competenze acquisite negli anni, in materie molto delicate quali lo smaltimento dei rifiuti, la difesa del suolo, la tutela della qualità dell’aria, l’inquinamento acustico e delle acque, la vigilanza su caccia e pesca, il contrasto al bracconaggio e la tutela della fauna selvatica, il pressocchè contemporaneo scioglimento del Corpo Forestale dello Stato ha fatto temere che la natura potesse rimanere del tutto priva di custodi, meno male che almeno il patrimonio di uomini e competenze dei vecchi forestali non è andato disperso come quello della polizia provinciale ed i neocostituti Carabinieri Forestali hanno potuto continuare ad essere un valido baluardo a difesa della natura, dell’ambiente e della salute dei cittadini, che sanno a chi rivolgersi con fiducia e su chi contare in caso di necessità.
Per quanto riguarda l’organizzazione dei carabinieri forestali nell’ambito del territorio provinciale di Brindisi, la sede del Gruppo è nel capoluogo, in via delle Ricamatrici, nel popoloso quartiere di Sant’Elia, presso una villa che fu a suo tempo confiscata alla malavita e vi sono, poi, tre Stazioni: una sempre a Brindisi, al rione Casale, le altre due ad Ostuni e Ceglie Messapica.
A comandare il Gruppo Provinciale di Brindisi dei Carabineri Forestali c’è il Colonnello Ruggiero Capone che si è concesso di buon grado al fuoco di fila delle nostre domande sulle attività e le competenze che si trova a dirigere.
Comandante Capone, sappiamo che i compiti dei Carabinieri Forestali sono molto ampi e variano dalla tutela forestale a quella della fauna selvatica, dalla salvaguardia dell’ambiente alla lotta contro le sofisticazioni alimentari. Immagino che in un territorio pieno di contraddizioni come è quello del Comando di sua competenza, con una zona industriale sovradimensionata rispetto al capoluogo e, per contro, tante vaste aree naturalistiche protette o comunque di grande interesse per la biodiversità e, ancora, un gran quantità di aziende che operano nell’agricoltura e nella produzione alimentare, il lavoro per voi è molto impegnativo: è così?
“Certamente, quella di Brindisi è la più piccola fra le cinque storiche province pugliesi, ed è anche quella con meno boschi. Ma per un’organizzazione specializzata nella tutela dell’ ambiente a tutto tondo, fino alla qualità dei prodotti agroalimentari, come quella dei Carabinieri Forestali, la sorveglianza ed il contrasto agli illeciti di settore richiede un impegno costante su tutto il territorio. Questo ha subito profonde trasformazioni sin da tempi storici (disboscamento e conversione all’ agricoltura), per arrivare all’ industrializzazione in aree di pregio naturalistico ma in passato ritenute solo ricettacolo di malaria, poi alla cementificazione selvaggia dei litorali, in anni in cui leggi e vincoli in materia non erano ancora ben definiti. Purtroppo ancora oggi le aggressioni all’ambiente naturale sono molteplici”.
Dalla cronaca di ogni giorno risulta evidente che molte delle vostre energie vengono spese nella lotta contro le discariche selvagge sia nelle campagne che negli stabilimenti abbandonati e gli sversamenti nei corsi d’acqua specialmente quelli più vicini alle aree produttive, come è accaduto di recente a Fiume Piccolo a Brindisi o spesso lungo il Canale Reale che parte da Villa Castelli scorrendo attraversa le campagne di vari comuni provinciali. Al di là della repressione di questi odiosi crimini contro la salute e l’ambiente, a Suo avviso cosa si potrebbe fare anche per cercare di prevenirli?
“Questo increscioso fenomeno coinvolge più direttamente le Amministrazioni Comunali, che sovente richiedono la nostra collaborazione nel tracciare linee di azione che partano dalla prevenzione, fino all’ individuazione dei responsabili di abbandoni di rifiuti, discariche abusive e, ancora peggio, innesco di roghi sugli stessi. Per parte nostra, come Organizzazione specializzata dell’ Arma dei Carabinieri, investiamo molto anche nell’educazione fra i banchi di scuola, sensibilizzando gli studenti sui temi attuali della tutela dell’ambiente e della legalità, sola garanzia per un futuro migliore. Il lavoro di prevenzione richiede tempi medio-lunghi, ma è quella dell’ educazione la strada da percorrere, sperando che le nuove generazioni siano più critiche e costruttive delle precedenti. La gestione dei rifiuti è un problema mondiale, ormai si è capito che bisogna fare di tutto per produrne sempre meno, e puntare sul recupero. Risparmiare sui costi di smaltimento, abbandonando rifiuti sul territorio, comporterà un prezzo ben maggiore, in termini di igiene e salute, che dovrà pagare l’ intera comunità. Bisogna lavorare, dunque, sul senso civico, partendo dai più piccoli. Poi, naturalmente, l’ attività di polizia (indagini, sorveglianza e contrasto) deve essere puntuale ed efficace”.
Abbiamo accennato prima alle aree naturalistiche protette e mi vengono subito in mente alcune brillanti operazioni compiute recentemente dai Suoi uomini che hanno portato ad intercettare dei bracconieri che avevano catturato avifauna selvatica alle Saline di Punta della Contessa, conclusasi con la denuncia dei responsabili e la liberazione degli animali. Sovente, i Suoi uomini incappano in animali feriti o in difficoltà ed in tutto questo c’è un solido legame di collaborazione con il Centro Fauna Selvatica della Provincia da Brindisi che da venti anni a questa parte è il punto di riferimento per l’intero territorio messapico: credo sia una gran bella soddisfazione anche quella di contribuire a salvare gli animali selvatici, ancor più se appartenenti a specie protette, da morte certa o da una vita in cattività o sbaglio?
“I litorali del territorio brindisino, punteggiati qua e là da zone umide, costituiscono degli habitat eccezionali, protesi verso le rotte migratorie dell’ Africa e del Medio Oriente. Il loro valore naturalistico compensa in qualche modo la penuria di boschi verso l’ interno. Anche qui, secondo la legge la fauna selvatica è “patrimonio indisponibile dello Stato”, e non res nullius, per cui depredare questo tesoro costituisce un danno per l’ intera comunità (nazionale ed internazionale, trattandosi spesso di specie migratorie). La collaborazione con Associazioni ed Enti preposti è da sempre assai proficua”.
Vi è capitato, di recente, anche di dover intervenire in un’area naturale protetta per una pista abusiva da motocross che era stata realizzata alle Saline di Punta della Contessa e a dover intervenire nel vicino bosco di Tramazzone, a Cerano, per identificare e denunciare un motociclista, sequestrando la moto con cui stava compiendo acrobazie in mezzo ai sentieri in cui dovrebbero poter passeggiare solo persone, famiglie, bambini ed anziani, con pericolo perla loro incolumità oltre che con danno grave all’ecosistema. Nonostante questi interventi, continuano ad esserci molte segnalazioni della presenza di malintenzionati e vandali nelle aree protette: si augura di poter avere più uomini a disposizione per contrastarli, magari utilizzandoli più specificatamente per la tutela forestale o potrebbe essere sufficiente un raccordo con le forze di Polizia Locale?
“Anche l’operazione di Cerano è scaturita da una collaborazione; le sinergie sono sempre più importanti, e lo dico in ogni sede che ritengo opportuna. La tutela delle aree protette rientra fra le nostre priorità; abbiamo diverse attività di contrasto in cantiere, per le quali uno strumento assai efficace è l’elicottero del 6° Nucleo dell’ Arma, con sede a Bari”.
Passando, ora, a qualche domanda di natura, diciamo, più personale: quella di diventare un ufficiale della Forestale, ora dei Carabinieri Forestali, è stata una vocazione che sentiva fin da ragazzino e che ha seguito o più semplicemente è accaduto per una combinazione di eventi?
“Non conosco Carabinieri Forestali “per caso”, nemmeno nel mio caso. E’ un lavoro che richiede passione, ricambiata con grandi soddisfazioni”.
Per finire: quale è stata l’operazione compiuta nel territorio brindisino che Le ha dato maggior soddisfazione dal punto di vista sia professionale che umano?
“Non riesco ad anteporre un’ operazione piuttosto che un’altra. Personalmente ritengo che la maggior soddisfazione, professionale ed umana, derivi dal riconoscimento, da parte del trasgressore, della giustezza della nostra azione punitiva, che non è mai persecutoria, ma lascia sempre un margine, così come prevede lo spirito delle leggi, per la rieducazione verso condotte future conformi alle norme ed alle regole di un buon cittadino”.

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