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Le diagnosi del dottor GOOGLE

I medici si sa possono sbagliare le diagnosi. I computers possono fare meglio? La domanda può sembrare strana ma non lo è dato che le macchine hanno sostituito l’uomo in diversi compiti. Le macchine sono in grado di giocare a scacchi, tradurre testi in diverse lingue, comporre musica e, per tornare alla medicina, refertare esami radiografici ed elettrocardiogrammi. Le applicazioni che riguardano la salute abbondano sugli store per smartphone, e affini, ma non sempre c’è da fidarsi. Ultimamente è il boom di app e siti web che analizzano i sintomi lamentati e forniscono una diagnosi. Sono affidabili? Purtroppo no. Indovinano la diagnosi una volta su tre e spesso ci consigliano inutilmente di recarsi in pronto soccorso. C’era da sospettarlo ma ora la conferma arriva dalla scienza. L e numerose app e siti web che offrono una diagnosi basandosi sui sintomi che specifichiamo (in inglese: Scs, symptom checkers ) non possono sostituire una diagnosi medica effettuata da un professionista. «La maggior parte di questi strumenti sono inaffidabili, in alcuni casi addirittura dannosi», specifica Michella Hill, capo dello studio​ pubblicato su The Medical Journal of Australia . In media, la diagnosi corretta compare per prima tra i risultati di ricerca solamente un terzo delle volte. Nello studio i ricercatori hanno preso in analisi 36 tra app per smartphone e siti che offrono diagnosi gratuite nelle quali hanno inserito i sintomi, che normalmente i pazienti comunicano al proprio medico, di 48 diverse condizioni cliniche. Dei 27 symptom checkers (SCs) che hanno restituito delle informazioni, la diagnosi corretta è comparsa al primo posto solo in 1 caso su 3 (36% dei casi). La diagnosi corretta è stata inclusa tra i primi dieci risultati nel 58% dei casi. Il consiglio di recarsi immediatamente in un pronto soccorso era appropriato in 1 caso su l (49% dei test). Questa ricerca confermerebbe i risultati di uno studio pubblicato cinque anni fa e condotto dall’Università di Harvard che, su 23 SCs analizzati, aveva riscontrato una diagnosi corretta solo nel 34% dei casi. Nel complesso (nonostante le due ricerche, ovviamente, non abbiano testato le stesse app e siti web), questa tendenza conferma che negli ultimi anni poco è cambiato, e gli SCs non sono diventati più affidabili. Tuttavia non si può affermare che gli SCs non sono totalmente inutili: la diagnosi corretta compare infatti tra le prime dieci in elenco nel 58% dei casi. Non proprio infallibili, ma adatti almeno a farsi un’idea di massima: «Possono rivelarsi strumenti utili, se utilizzati come risorsa educativa o unitamente a un consulto medico», spiegano i ricercatori. Paradossalmente, un errore comune a questi sistemi è l’ eccesso di zelo , che li spinge a consigliare una visita specialistica anche quando non realmente necessaria. Adottando la via della prudenza app e siti web suggeriscono infatti molto spesso di recarsi in pronto soccorso anche quando non è necessario, facendo sì che le persone intasino le corsie dell’ospedale anche quando non ne hanno bisogno. Ogni SCs ha avvertito che il loro servizio non era un sostituto per la consultazione di un medico. ​La diagnosi non è una valutazione semplice, ma piuttosto un processo complesso che richiede conoscenza, esperienza, esame e test clinici e il passare del tempo, impossibile da replicare in un’unica interazione online. 16 giugno 2020

dott. Giuseppe Epifani

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