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Messe e sacramenti: la Chiesa abolisce le tariffe

Fonte: laleggepertutti.it

l Vaticano stabilisce che le offerte debbano essere libere e non «un prezzo da pagare o una tassa da esigere». Celebrazioni affidate, in via eccezionale, anche ai laici.

D’ora in poi, un battesimo, un funerale, un matrimonio o una messa di commemorazione non potrà essere più soggetta a una tariffa imposta dalla parrocchia: il Vaticano ha deciso di abolire le tariffe predeterminate e tutto sarà lasciato alla spontaneità dei fedeli.

L’offerta per le messe «deve essere un atto libero da parte dell’offerente, lasciato alla sua coscienza e al suo senso di responsabilità ecclesiale, non un prezzo da pagare o una tassa da esigere, come se si trattasse di una sorta di imposta sui sacramenti»: così è scritto, nero su bianco, nella nuova istruzione curata dalla Congregazione per il Clero, ora pubblicata dopo aver avuto l’approvazione del Papa, come ci informa la nostra agenzia stampa Adnkronos.

Tra le indicazioni contenute nel nuovo documento (intitolato ‘La conversione pastorale della comunità parrocchiale al servizio della missione evangelizzatrice della Chiesa’), si sottolinea l’importanza di non «mercanteggiare» la vita sacramentale, dando l’impressione «che la celebrazione dei sacramenti – soprattutto la Santissima Eucaristia – e le altre azioni ministeriali possano essere soggette a tariffari».

Nella prospettiva della Chiesa, le offerte dei fedeli rimangono però un elemento centrale: «Con l’offerta per la Santa Messa, i fedeli contribuiscono al bene della Chiesa e partecipano della sua sollecitudine per il sostentamento dei ministri e delle opere», si ricorda.

Da qui scaturisce l’esigenza della sensibilizzazione dei fedeli, «perché contribuiscano volentieri alle necessità della parrocchia, che sono ‘cosa loro’ e di cui è bene che imparino spontaneamente a prendersi cura, in special modo in quei Paesi dove l’offerta della Santa Messa è ancora l’unica fonte di sostentamento per i sacerdoti e anche di risorse per l’evangelizzazione».

Ma il documento della Congregazione chiama anche le parrocchie ad una «svolta» come argine all’indifferenza verso la parola di Dio e all’attenzione alle nuove forme di povertà, disoccupazione e bisogno.

Ai sacerdoti in particolare è chiesto di dare esempi «virtuosi» nell’uso del denaro, «sia con uno stile di vita sobrio e senza eccessi sul piano personale, che con una gestione dei beni parrocchiali trasparente e commisurata non su ‘progetti’ del parroco o di un gruppo ristretto di persone, magari buoni, ma astratti, bensì sui reali bisogni dei fedeli, soprattutto i più poveri e bisognosi».

Inoltre, i parroci potranno essere nominati dal Vescovo diocesano «a tempo determinato», di norma però evitando un tempo troppo breve, inferiore ai 5 anni. I parroci dovranno essere disponibili per essere eventualmente trasferiti a un’altra parrocchia o a un altro ufficio, se il bene delle anime oppure la necessità o l’utilità della Chiesa lo richiedono». In considerazione dell’attuale carenza di sacerdoti, nozze e funerali potranno anche essere affidati dal Vescovo – ma solo «in via eccezionale» – «all’assistenza di diaconi, persone consacrate e fedeli laici, sotto la responsabilità dei parroci». Dunque «dove mancano sacerdoti e diaconi, il Vescovo diocesano, previo il voto favorevole della Conferenza Episcopale e ottenuta la licenza dalla Santa Sede, può delegare dei laici perché assistano ai matrimoni».

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