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Brindisi, l’odissea di un papà: da cinque anni non vede il suo piccolo

Fonte: lagazzettadelmezzogiorno.it

A ottobre saranno cinque anni di distacco forzato dal figlio, letteralmente strappato al suo affetto dall’ex moglie che lo ha portato illegalmente (il bambino è, infatti, a tutti gli effetti un cittadino italiano) con sè nel suo Paese d’origine (il Kazakistan), di fatto privandolo della figura paterna.

La vicenda di Giovanni Bocci, 45enne brindisino, di professione tecnico specializzato, è una delle tante (troppe) tristi storie di separazione in relazione alle quali ad uscirne sconfitta è la giustizia, visto che la donna (Aigul Bolatovna Abraliyeva) è destinataria di un mandato di cattura internazionale e richiesta di estradizione (la cui attuazione resta però a tutt’oggi lettera morta) emesso dal Ministero della Giustizia in virtù di una sentenza del Tribunale di Brindisi che ha condannato la donna alla pena di 2 anni di reclusione (senza condizionale) e alla sospensione della responsabilità genitoriale per il delitto di cui all’art. 574 bis c.p. con condotta perdurante dal 29.10.2015. Una sentenza divenuta irrevocabile dal 2 marzo di tre anni fa (e, pertanto, esecutiva, ma solo… sulla carta), alla quale si affianca anche quella che viene definita una “red notice”, ossia una segnalazione rossa con richiesta di rintracciare la donna emessa dall’Interpol.

Malgrado lo Stato e la giustizia gli diano ragione, Giovanni Bocci, di fatto, non ha contatti con il figlio da quasi cinque anni, salvo qualche video chiamata attraverso cui ha potuto riscontrare che il piccolo non gode della dovuta assistenza e del dovuto sostegno. Va poi evidenziato che il 13 dicembre 2017, presso il Dipartimento di Tutela dei minori di Taraz (la città d’origine della donna), si è discusso del caso e, in particolare, del diritto di visita ai sensi della Convenzione dell’Aja del 1980. In quella circostanza, i legali del padre avevano chiesto al Dipartimento di riconoscere la possibilità per l’uomo di stare con il figlio e di portarlo con sé in Italia per limitati periodi di tempo ma, nonostante il Kazakistan abbia aderito alla suddetta Convenzione, il Dipartimento di Taraz ha completamente disatteso l’istanza sul diritto di visita e ha stabilito che il padre potrà esercitare il suo diritto solo in Kazakistan, alla presenza della madre, ipotesi resa vana dal fatto che l’ex coniuge non consente al padre di vedere il bambino.

A nulla sono valse anche 3 interrogazioni parlamentari e lo scambio epistolare tra ambasciatori finalizzato a dirimere la controversia ed è, dunque, facilmente comprensibile lo stato d’animo dell’uomo che ha detto di sentirsi abbandonato dallo Stato anche se, pregando, spera sempre che qualcuno lo aiuti affinchè possa riabbracciare l’amato figlio.  

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