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“Si fa consegnare 120mila per acquistare un immobile senza più restituirli”: indagato un avvocato

Fonte: corrieresalentino.it

LECCE – Centoventimila euro versati da un professionista ad un avvocato e spariti nel nulla con la garanzia di acquistare un immobile per la ex moglie e i due figli dopo la separazione. C’è una vicenda su un flusso di denaro piuttosto consistente al centro di un’inchiesta in cui è rimasto coinvolto un avvocato lecceseS.S., di 51 anni, accusato di appropriazione indebita. Il professionista è stato raggiunto da una richiesta di rinvio a giudizio e il 3 marzo sarà chiamato a comparire davanti al gup Alessandra Sermarini per l’udienza preliminare. Il caso, dunque, finirà al vaglio di un giudice dopo gli accertamenti condotti dai militari della Guardia di Finanza di Lecce avviati sulla scorta di una denuncia con cui un professionista, residente in un comune della provincia, ha ricostruito la vicenda nata dopo la separazione con la moglie.

Questa la ricostruzione di parte: proprio la donna, nel settembre del 2019, decise di rivolgersi all’avvocato S.S. per curare le pratiche di separazione alla luce della volontà dell’ex marito di procedere consensualmente per non arrecare troppi traumi ai figli nati durante il matrimonio. E, per questo, conferì mandato alla ex moglie. Per raggiungere un accordo economico le parti concordarono l’acquisto di un immobile a spese del professionista da intestare ai due figli con usufrutto alla ex moglie in cui avrebbero potuto vivere serenamente. E per velocizzare i tempi l’avvocato consigliò alla controparte di bonificare sul proprio conto corrente 125mila euro, somma che, a suo dire, sarebbe servita per acquistare la casa richiedere al Giudice Tutelare il consenso ad intestare l’immobile alla figlia minorenne.

L’avvocato si raccomandò di effettuare il versamento in più tranches e con causali diverse dal reale fine del versamento della somma. Proprio questi suggerimenti insinuarono nel professionista più di qualche dubbio sull’effettiva legittimità dei bonifici e sulle svariate causali che non coincidevano con l’effettivo scopo. In particolare rimaneva ignoto il motivo per cui ricorrere al giudice tutelare dal momento che il figlio era maggiorenne. In più nei bonifici non risultava chiara la causale. E il professionista decise di approfondire tutte queste circostanze rivolgendosi ad un suo legale per chiedere la restituzione delle somme in tempi brevi. Un successivo incontro tra le parti si concluse con la rassicurazione che l’avvocato si sarebbe impegnato a riconsegnare i soldi. Sempre nel corso di quell’incontro venne consegnata copia di un ricorso al Giudice Tutelare che, in realtà, non sarebbe stato neppure depositato.

I sospetti sul ricorso ricadevano, in particolare, sul fatto che il nome del figlio maggiorenne non veniva menzionato mentre nei bonifici effettuati in favore dell’avvocato questi si era raccomandato di inserire la causale quota Giudice Tutelare proprio per il figlio. Nell’atto poi S.S. si autonominava Curatore Speciale della figlia minorenne, senza aver mai ricevuto alcun consenso. E sui tempi di riconsegna dei soldi l’avvocato non avrebbe fornito le attese garanzie nonostante i ripetuti solleciti. Complessivamente si sarebbe limitato a consegnare appena 5mila e 800 euro. Le indagini condotte dalla Guardia di Finanza non hanno consentito di recuperare il resto dei soldi. Spariti. Sul conto corrente dell’avvocato non sarebbe emersa alcun tipo di tracciabilità. Ora il professionista potrà costituirsi parte civile con gli avvocati Tommaso Donvito e Massimiliano Lippolis. S.S., invece, è difeso dall’avvocato Giuseppe Gennaccari.

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