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Solo orale. Marta Cartabia potrebbe rivoluzionare l’esame d’avvocato, almeno per quest’anno

Fonte: linkiesta.it

Sono 26mila i praticanti avvocato che da mesi chiedono di poter svolgere l’esame di abilitazione professionale con modalità compatibili alla situazione pandemica. Lo scorso dicembre le date delle prove scritte erano state spostate al 13, 14 e 15 aprile di quest’anno. Ma oggi l’incertezza dovuta all’aumento dei contagi fa pensare che sia impossibile fare un esame di otto ore in uno spazio chiuso.

Il ministro della Giustizia Marta Cartabia infatti starebbe pensando di modificare l’esame, accogliendo le richieste degli aspiranti avvocato. In questo il Guardasigilli segna una netta discontinuità con il suo predecessore, Alfonso Bonafede, che si era limitato semplicemente a rinviare il problema senza proporre alternative.

L’opzione più plausibile è quella di un decreto legge che, solo per quest’anno, elimini le prove scritte e permetta ai candidati la possibilità di abilitarsi svolgendo solo l’orale – con modalità da definire nel dettaglio nelle prossime settimane – senza scontare ulteriori rinvii. Si tratterebbe dunque di un provvedimento legato unicamente all’attuale fase emergenziale.

«È inutile fossilizzarsi su una prova scritta che così com’è disegnata oggi non si potrà fare ancora per un bel po’», dice a Linkiesta Vinicio Nardo, presidente dell’Ordine degli Avvocati di Milano. «Quand’era ministro, Bonafede aveva scelto di non affrontare il problema, di differirlo, una decisione di pura volontà politica. Invece è un tema che andava affrontato tempo fa, cercando una soluzione che consenta ai ragazzi di non perdere ulteriore tempo e ulteriori chance di lavoro».

I praticanti in attesa si dicono sono soddisfatti: «Non è necessario che si faccia ad aprile, nelle date già fissate. È invece sicuramente necessario garantire ai candidati un tempo di preparazione congruo: faremo una prova diversa da quella per la quale ci siamo preparati a lungo», dicono a Linkiesta dal “Comitato per l’esame d’avvocato”, una community nata la scorsa primavera per difendere le istanze dei giovani giuristi che dovrebbero svolgere l’esame di abilitazione professionale.

Il timore dei praticanti, però, è che per dimostrare che un esame orale non sia sinonimo di esame semplificato, si finisca per creare condizioni difficilmente sostenibili per i candidati. «Sappiamo che l’intenzione è quella di testare le competenze nelle materie dello scritto. Ma se lo scritto viene fatto con l’ausilio dei codici commentati, in otto ore, non si può pretendere di trasformare quell’esame in orale così com’è, magari senza codici commentati e con tempi per i ragionamenti molto ridotti», spiegano dal Comitato.

C’è poi un ulteriore interrogativo legato ai tempi di svolgimento delle prove, che rischiano di prolungarsi di molto: pur volendo garantire a chi deve fare l’esame un giusto preavviso per prepararsi alle nuove modalità, potrebbe esserci uno squilibrio di preparazione tra chi fa l’esame per primo – un esame che non conosce, con meno tempo per prepararsi – e chi lo fa diverse settimane, o mesi, dopo.

«Per ovviare a questo problema basterebbe aumentare il numero dei commissari, quindi anche il numero delle commissioni, per velocizzare», dice il presidente dell’Ordine di Milano Vinicio Nardo, che già diversi mesi fa aveva proposto al ministero di svolgere l’esame solo con prove orali.

«Inoltre – spiega Nardo – si potrebbe prevedere una prova doppia: la prima, la più vicina nel tempo, si potrebbe fare con commissioni più ristrette e su una materia sola, quella che il candidato svolge da praticante. Così non avrebbe bisogno di mesi e mesi di preparazione. Poi si passerebbe alla seconda prova, più ampia, ma solo dopo la prima scrematura».

Ad ogni modo, la proposta di modificare l’esame per quest’anno è ancora solo un’ipotesi, un punto di partenza su cui lavorare. Ma il fatto che in pochi giorni di lavoro da via Arenula sia arrivata un’indicazione di questo tipo fa ben sperare. «La stessa Cartabia nel suo primo discorso aveva dimostrato grande attenzione verso i giovani, un po’ come aveva fatto Mario Draghi. Questo fa capire che comunque c’è l’intenzione di sbloccare questa impasse», dice Nardo.

Negli ultimi giorni però si è aperto il dibattito anche nell’avvocatura. Se da una parte la notizia è stata ben accolta, alla luce dell’emergenza sanitaria, dall’altra c’è un’ala più conservatrice che giudica troppo semplice un esame solo orale: in questo caso si agevolerebbe l’accesso alla professione, penalizzando la categoria in termini di preparazione e competenze.

«La proposta di alcuni di fare un esame orale eliminando le prove scritte è semplice, ma temo non praticabile», dice a Linkiesta Antonino Galletti, presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Roma. «Per fare solo una prova orale bisognerebbe cambiare completamente la modalità d’esame».

Quest’ultima opzione non è una semplice provocazione: già da tempo l’Ordine nazionale discute di una possibile riforma dell’esame: «Gli Ordini, in particolare quello di Roma – conclude Galletti – sono pronti a discuterne, non escludiamo la possibilità di ripensare l’esame. Siamo disposti a dare la nostra opinione basata su anni di esperienza organizzativa concreta nel distretto di una delle Corti d’Appello tra le più grandi d’Europa»-

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