Condannato per mafia, sette mesi di sconto di pena
Fonte: lavocedimanduria.it
Il pregiudicato manduriano Daniele Lorusso, di 40 anni, ha lasciato ieri il carcere dove era rinchiuso dal 2017. Era coinvolto e arrestato nell’inchiesta dell’antimafia leccese denominata «Impresa» che ha portato poi allo scioglimento per mafia del comune di Manduria.
Difeso dall’avvocato Lorenzo Bullo, il quarantenne era stato condannato a 7 anni e 7 mesi in primo grado, ridotti in appello a 4 anni e 10 mesi con l’accusa di aver fatto parte della cosca mafiosa comandata dal boss Antonio Campeggio.
È il primo imputato dell’inchiesta «Impresa» con a carico la pesante accusa del 416 bis (associazione mafiosa) a lasciare il carcere prima dell’espiazione totale della pena che per lui si sarebbe conclusa a maggio del 2022.
Su richiesta dell’avvocato Bullo, il presidente della sezione unica penale della Corte d’Appello di Lecce, giudice Francesco Ottaviano, ha ritenuto che in rapporto alla misura della pena e al tempo trascorso in carcere e alla mancanza di precedenti condanne per reati di mafia, «sussiste una condizione oggettiva e concreta di venir meno le esigenze cautelari residue».
Il quarantenne che era ritenuto il braccio destro di Campeggio, ha potuto così lasciarsi alle spalle le porte del carcere dove è stato rinchiuso dal 4 luglio del 2017, risparmiando così sette mesi di pena.
Nello stesso blitz condotto dalla questura di Taranto e coordinato dalla direzione distrettuale antimafia di Lecce, furono emesse 27 ordinanze di misure cautelari personali (di cui 20 in carcere e 7 agli arresti domiciliari), nei confronti di altrettanti soggetti residenti nelle province di Taranto, Lecce, Foggia, Brindisi ed Alessandria. Tra questi molti imprenditori e politici oltre che esponenti della criminalità organizzata aderenti alla sacra corona unita.