AMMINISTRATORI. LA SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE CONTRO IL VIMINALE
La Corte di Cassazione Civile sezione Lavoro con Sentenza n. 240615/23, ha statuito che vanno versati agli amministratori comunali, Sindaci e Assessori, che non lascino la professione, i contributi obbligatori.
Sostanzialmente la Suprema Corte di Legittimità ha statuito che anche gli Amministratori lavoratori autonomi, che non sospendano la attività durante il mandato, hanno diritto al versamento, da parte dell’ente ove rivestono la carica, ed in loro favore, anche quando non abbiano in conseguenza dell’incarico amministrativo che svolgono sospeso l’attività professionale o comunque autonoma che svolgono.
Si tratta, dalla interpretazione dell’art. 86 I comma del Tuel, che prevede il versamento dei contributi assistenziali, previdenziali e assicurativi agli amministratori locali (tra gli altri, per i Sindaci e gli Assessori di enti superiori a 10.000 abitanti), lavoratori dipendenti che si collocano in aspettativa non retribuita.
Il comma successivo estende la tutela stessa anche ai lavoratori autonomi, utilizzando una l’opzione che fa riferimento allo stesso titolo previsto dal comma 1.
La decisione della Cassazione rende superata altra decisione della Corte dei Conti intervenuta nel 2012 con la quale si negava la possibilità che gli amministratori liberi professionisti potessero e dovessero ricevere i contributi minimali, anche in assenza di sospensione volontaria dalla attività professionale.
A questo punto si apriranno contenziosi per valutare le richieste degli amministratori per i quali non siano stati versati i contributi per i periodi non prescritti.
