la voce a Sud

blog d'informazione online – attualità, cronaca, notizie, cultura, storia, gastronomia, spettacoli, informazioni, aggiornamenti ed eventi dal territorio

torre

BREVE STORIA DELL’ILLUMINAZIONE ELETTRICA A TORRE SANTA SUSANNA

A partire dagli inizi degli anni ’90, dell’ 1800, Luigi Pranzo ebbe l’idea di collocare in un’unica area le attività industriali di cui aveva particolarmente bisogno il Comune di Torre Santa Susanna. Fu così, che a seguito di una reiterata richiesta, il Consiglio Comunale, nella seduta del 22 giugno 1895, concesse a Pranzo in zona Convento, Via Guidone, un terreno di mq. 1960 con un canone enfiteutico perpetuo di Lire 100. L’impegno della spesa con il canone annuo fu sufficiente per retribuire con un assegno annuo di 50 Lire, ciascuna delle due levatrici comunali, secondo quanto riportato nella delibera n. 24 del 22 marzo 1895. A quell’epoca la popolazione residente era inferiore a 4000 abitanti. Pranzo aveva notato che occorreva innanzitutto un molino che funzionasse a pieno regime per produrre le farine ed il “ farinazzo “, genere di macinato composto da diversi frumenti ed adatto per gli animali. In verità il molino esisteva già in Via Galliano ed il proprietario era il Sig.Donato Rampino. Esso era movimentato a vapore e marciava con non poche difficoltà; invece, la movimentazione mediante un motore elettrico sarebbe stata ben altra cosa. In un locale a fianco al molino il Pranzo impiantò due bocche di forno alimentate dalla legna. Anche i forni esistevano a Torre, ma erano insufficienti per le esigenze del paese, in un periodo in cui il pane lo si faceva in tutte le famiglie e molte famiglie cuocevano al forno anche il pasto della sera. Pranzo aveva viaggiato molto in Italia, sempre accompagnato dal nipote Salvatore, figlio del fratello Ortensio. E nel corso dei suoi spostamenti aveva preso visione di come produrre energia per movimentare le macine del molino in modo continuo . Una officina di Pesaro gli fornì un molino a due palmenti montato su un bancone di ghisa, lungo mt. 4 e profondi mt. 2,50. Qualche mese prima che terminasse il 1.800 aveva completato l’impianto del molino; aveva fatto costruire le due bocche del forno, e lo aveva dotato, altresì, di una impastatrice in ghisa, per poter produrre anche il pane da vendere. Nel terzo locale, invece, situato a destra del locale del molino, impiantò il frantoio, composto da una grande vasca in pietra dura a due macine e con due presse idrauliche: tutte macchine alimentate da motori elettrici. In verità, i trappeti esistevano già da molto tempo: c’era quello di Francesco Moccia, quello del sacerdote Paolino De Matteis, quello di Ignazio Monticelli, quello di Angelo Muscogiuri, quello di Santo Chiarelli e quello di Galesano posto lontano dall’abitato. Tutti e sei i frantoii riuscivano a lavorare 15 tomoli di olive nelle 24 ore ed a produrre, mediamente, 5 staja ( lo stajo è una misura di 20 kg. esso corrisponde alla nostra “ vinti “ che serviva a misurare le olive all’atto della vendita ) di olio a macina, secondo quanto riportato dai decurioni nell’annata olivicola 1856.

Mentre si procedeva alla creazione dei tre ambienti industriali Pranzo si recò a Genova per acquistare una macchina per trasformare il calore in energia elettrica. La corrente elettrica nasceva nell’alternatore, ove la turbina faceva ruotare i circuiti metallici entro un campo magnetico. In quell’epoca la turbina era movimentata dal vapore sotto pressione, prodotto dalle caldaie, il cui calore lo ricevevano dalla bruciatura dell’olio combustibile. Fu una prima esperienza che palesò quasi subito le sue criticità, ragion per cui si passò alla produzione del calore mediante l’uso del carbon fossile, e quando questo non era reperibile si utilizzò la legna d’ulivo.

In sostanza l’energia elettrica, in origine, serviva a Pranzo soltanto per generare la corrente elettrica necessaria alle sue attività.

Di pubblica illuminazione, non elettrica, in Torre si cominciò a parlare soltanto con il Sindaco Giuseppe Monticelli, in carica dal 1870 al 1876, il quale propose alla amministrazione di migliorare l’illuminazione, con un apposito regolamento, per l’accensione e lo spegnimento dei fanali a petrolio. Per il Sindaco Leonardo Moccia la questione della pubblica illuminazione diventò prioritaria. L’impianto fu costituito da dodici fanali a petrolio e l’addetto all’accensione o appaltatore del servizio di illuminazione sottoscrisse sette condizioni con le quali fu stabilito che l’illuminazione serale doveva avvenire ogni sera, eccetto nel plenilunio. Tuttavia, l’accensione avrebbe avuto luogo anche con il plenilunio se la luna fosse stata coperta dalle nubi. La delibera n. 23 dell’aprile 1896 migliorò ulteriormente l’illuminazione con altri 11 fanali, sempre a petrlio.

Con il sindaco Antonio Muscogiuri fu affidato, dopo una lunga valutazione, alla Ditta De Salvo, l’incarico di far pervenire al Comune un progetto tecnico – finanziario relativo alla trasformazione della pubblica illuminazione dal sistema a petrolio a quello a gas liquido, sicuro che i benefici di questo sistema sarebbero stati di gran lunga maggiori di quelli della illuminazione elettrica.

L’Amministrazione retta da Orlando Pietro, eletto Sindaco per la prima volta il 15 agosto 1910 e rimasto in carica fino al 4 agosto 1913, contattò un ingegnere per redigere il progetto relativo all’impianto di illuminazione elettrica, ( delibera n. 13 del 22 febbraio 1912 ) considerato che la ditta Luigi Pranzo si era , precedentemente, dichiarata disposta ad effettuare l’impianto elettrico nell’abitato di questo comune. Nel luglio del 1912 fu approvato il progetto tecnico di 83 lampadine da 25 candele, 7 lampade da 100 candele e tre lampade ad arco da 600 candele, per un canone annuo di Lire 4.700

Questo è uno dei bracci utilizzati per le lampadine e per le lampade. Esso era in ghisa e sulla lampada o lampadina c’era un grande piatto di metallo, smaltato bianco nella  parte interna e nero in quella  esterna.

Il capitolato d’appalto concesso a trattativa privata nel luglio 1913 comprendeva 30 articoli. I lavori, costosissimi, continuarono sotto l’amministrazione retta dal Sindaco Vincenzo Cervellera e nel gennaio del 1915 fu approvata la relazione dell’Ing. Caccese Carlo per il collaudo dell’intero impianto. Dalla relazione emerse che l’impianto era incompleto e che necessitassero modifiche alquanto sostenziali. L’atto deliberativo proponeva al Pranzo di provvedere entro 5 mesi a tutte le inadempienze riscontrate. Le vie indicate dall’appalto venivano già illuminate elettricamente, ma contestualmente cominciarono una serie di discussioni con il Comune.

Con la delibera n. 60 del 9 luglio 1915 fu stabilita la decadenza della Ditta Luigi Pranzo e figlio dalla concessione dell’esercizio della pubblica illuminazione elettrica; la stessa delibera provvide alla sostituzione con la illuminazione a petrolio. Nella stessa delibera veniva rilevata anche la inosservanza dei patti contrattuali previsti nel capitolato, circa l’orario di accensione e spegnimento che la Ditta Pranzo non aveva osservato fin dal primo momento della inaugurazione. Fu, quindi, ripreso il vecchio modello di illuminazione a petrolio e con la delibera n. 92 del 16 agosto 1915 furono commissionati alla ditta Mannarini di Lecce 22 becchi americani necessari ai lumi della illuminazione a petrolio ed al Sig. Longo Cesare la fornitura di una scala necesarria all’addetto all’accensione ed allo spegnimento. Al Sig. Emiliano Gerolamo fu commissionata la riparazione dei fanali per una spesa di Lire 34.

Con la delibera n. 11 del 22 febbraio 1921 il Comune stanziò altre 20.000 Lire per l’acquisto di nuovi fanali a petrolio, mentre il paese, per oltre 5 anni, restò al buio, poiché non fu possibile, malgrado tutte le pratiche esperite, trovare un’altra ditta, in grado di subentrare alla cessata Ditta Pranzo, la quale, nonostante le ripetute preghiere delle varie amministrazioni, non volle ripristinare il servizio della pubblica illuminazione. Un lungo contenzioso tra la Ditta Pranzo ed il Comune si protrasse per tre anni perché, secondo gli amministratori, la Ditta Pranzo avrebbe dovuto versare nelle casse del Comune l’intera tassa dovuta all’erario dello Stato.

In sostanza i vari sindaci delle amministrazioni di Torre, ad eccezione del Sindaco Orlando, non hanno mai digerito la novità della illuminazione pubblica elettrica, tanto è che, furono addotte tutte le scusanti possibili, come quelle relative all’orario di accensione e spegnimento, per poter ritornare velocemente all’illuminazione a petrolio. Torre Santa Susanna era stato il primo paese in terra brindisina ad avere l’illuminazione elettrica, per la gioia delle famiglie e soprattutto dei giovani. Ma le varie amministrazioni hanno considerato questo servizio pubblico superfluo e di scarsa utilità; infatti, si sono sempre rifiutate di considerare le spese che comportava il solo servizio per l’approvvigionamento del carbone che, un vagone a settimana veniva scaricato presso la stazione di Erchie, inaugurata il 26 maggio 1907, e trasportato presso l’azienda Pranzo con un traino dotato di sponde che faceva due viaggi al giorno. Nei periodi in cui il carbone non era disponibile la Ditta Pranzo fu costretta ad abbattere 4 tomoli di oliveto secolare in contrada “ Coccoli “ per utilizzare la legna per le caldaie.

La luce elettrica in Torre fu certo una grossa novità per gli abitanti e per i paesi limitrofi; non lo fu invece per chi governava.

LUIGI PRANZO

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Exit mobile version