la voce a Sud

blog d'informazione online – attualità, cronaca, notizie, cultura, storia, gastronomia, spettacoli, informazioni, aggiornamenti ed eventi dal territorio

notizie

Curia contro curia, veleni e denunce in canonica

Don Antonio Longo, già viceparroco della chiesa don Bosco di Manduria, non è più sacerdote per la curia vescovile di Oria ma lo è ancora per quella di Ascoli Piceno

fonte lavocedimanduria.it

Don Antonio Longo, già viceparroco della chiesa don Bosco di Manduria, non è più sacerdote per la curia vescovile di Oria ma lo è ancora per quella di Ascoli Piceno dove il 45enne di Latiano esercita su incarico del vescovo monsignor Giovanni D’Ercole la funzione di responsabile della casa diocesana per l’accoglienza di persone in difficoltà annessa a quella Curia vescovile. Un vero enigma che varca le blindatissime porte del Vaticano coinvolgendo addirittura il Papa.

Per il vescovo di Oria, monsignor Vincenzo Pisanello, «Sua Santità papa Francesco, il 25 luglio 2019, ha dimesso il sacerdote Antonio Longo dallo stato clericale, con relativa dispensa dagli obblighi, compreso il sacro celibato». Non è più un «don», insomma, in maniera «inappellabile e non soggetta ad alcuni tipo di ricorso», rimarca il monsignore di Oria che nel comunicato stampa precisa che il benservito «ha riguardato aspetti fondamentali della vita sacerdotale» e non per «imputazioni penali inerenti persone minori».

Di diverso parere il suo collega di Ascoli Piceno, il vescovo Giovanni D’Ercole, che attraverso il vicario generale, monsignor Emidio Rossi, ha diffuso una nota secondo la quale il sacerdote latianese «non ha mai ricevuto alcun decreto né del Santo Padre Francesco, né della Congregazione per il clero, né tanto meno del Vescovo di Oria che attesti la sua dimissione dallo stato clericale».

Elencando le doti del sacerdote conosciuto anche a Manduria per avere affiancato don Dario De Stefano nella conduzione della parrocchia della Don Bosco, il vicario della Curia di Ascoli Piceno descrive il religioso come «persona stimata da tutti coloro che ad Ascoli lo hanno conosciuto e lo stanno avvicinando perché sempre disponibile ad aiutare chiunque si trovi in situazioni di bisogno, avendo lui stesso sperimentato l’abbandono più totale e crudele di un cuore umano». Come per sgomberare dubbi o sospetti di immoralità del sacerdote, il monsignore ascolano ci mette la faccia per assicurare che don Antonio Longo «non è pedofilo, non è omosessuale, non ha avuto problemi economici con traffici illeciti, non si è macchiato in rapporti con l’altro sesso, non è dedito all’alcol, non è dedito a sostanze stupefacenti, è sanissimo di mente e di comportamenti con un casellario giudiziale, rilasciato dagli organi competenti, limpidissimo, non ha commesso “delitti” che potrebbero giustificare una pena così grave come quella della dimissione dallo stato clericale». Un santo, insomma, che non si addice alla figura che viene fuori dagli ambienti oritani che hanno avviato il procedimento canonico concluso con la riduzione allo stato laico per volere papale.

La lettera dell’alto prelato di Ascoli Piceno non risparmia accuse dirette al vescovo Pisanello invitato «finalmente a dare le reali e chiare motivazioni (più volte richieste) di tanto suo accanimento nei confronti di questo sacerdote, il cui calvario – prosegue – è iniziato circa quattro anni fa per motivi ben precisi». Dei quali non si parla e niente trapela dalle massicce porte e dai ben collaudati silenzi degli ambienti clericali.

N.Din.

Exit mobile version