la voce a Sud

blog d'informazione online – attualità, cronaca, notizie, cultura, storia, gastronomia, spettacoli, informazioni, aggiornamenti ed eventi dal territorio

economia

CURA(TI) ITALIA. L’agricoltura ai tempi del Covid 19

Prima dell’alba, le piazzole dei distributori di carburante posti sulle provinciali, sono affollate. Auto in doppia e tripla fila, una accanto all’altra. E nel buio si intravede il lampo bianco della mascherina dell’autista di ogni auto. E con piu attenzione, quella del passeggero, seduto dietro a mantenere le distanze. Non si sentono risate, solo un brusio cupo. Cancellato il rituale del “caffè-e-cornetto”, le auto partono, una alla volta, due donne per auto, incolonnandosi in un lungo serpentone verso le aziende agricole del circondario. Un corteo silenzioso, come di monatti, che in periodo di pandemia si ritrovano per scelta o necessità ad evitare che gli ingranaggi del comparto agricolo si inchiodino completamente. Un corteo silenzioso che ha comunque il vigore della testardaggine, della volontà di non arrendersi all’ineluttabile cataclisma del morbo.

L’intera filiera agricola, in tutta Italia, ma soprattutto qui nei nostri paesi del meridione caparbio, continua stoica a rifornire GDO e piccoli ortofrutta di quartiere. Nonostante la pandemia, nonostante i decreti sicurezza, nonostante i tira e molla confusionari sui decreti sicurezza, nonostante il pressapochismo delle risposte alle mille richieste di chiarezza sul decreto…Nonostante tutto, l’agricoltura va avanti, ad interpretazione delle norme o per necessità logistiche ed economiche. Chi non può interpretare le norme, perchè ferree e chiare, è l’agricoltore “hobbista”, cioè colui privo di partita IVA e quindi che non vive del lavoro agricolo. Sarebbe più giusto definirli contadini “dilettanti”, cioè contadini che dilettano, etimologicamente “che procurano o provano diletto”.

Sono tutti quei braccianti agricoli, pensionati, giovani precari e mille altre categorie che per l’INPS non vivono del loro sforzo agricolo, ma che vivono per quel pezzettino di terra da curare nei ritagli di tempo, per quelle 10 are di vigna ad alberello di primitivo accartocciato dal mal dell’esca, per quel mezzo ettaro di olivi secolari già dimezzato dalla xylella, per quei 20 filari di pomodori e peperoni col pozzo sorgivo ormai asciugato dalla siccità. Sono contadini dilettanti, che provano diletto a curare con attenzione ogni singolo metro quadro, facendolo anche in memoria di chi ha donato loro quel fazzoletto di terra sudata: come andassero al cimitero a deporre i fiori sulla tomba degli avi, così puliscono il piede dell’albero dai polloni, così sfilano i salmenti secchi e gelidi nelle secche e gelide mattine di gennaio, così zappano una per una le piantine di pomodori sotto lo scirocco di Luglio. Sono contadini dilettanti che procurano diletto rendendo le passeggiate in campagna un piacere, immersi tra i rombi delle motozappe che mordono il terreno e con fatica lo ripuliscono agli occhi di chi osserva oltre il muretto a secco, o circuiti dal profumo acre della stroma secca della rimonda che brucia. Sono contadini che procurano diletto regalando la bottiglia dell’olio novello, la damigiana del primitivo, il vasetto di peperoncini sott’olio alla zia, al vicino di casa, al medico che ti ha indovinato la cura.

Con il decreto “Cura Italia” questo segmento sociale – importantissimo per l’economia di vicinato, per l’architettura extraurbana, per la definizione di terroir dei nostri vini, importantissimo per la memoria sociale, economica e culturale del territorio, importantissimo per il Sud perchè formato da miriadi di questi microcosmi – non esiste. Scomparso. Invisibile. Ed Innominato. Non produce reddito da quella uscita per poche are, quindi obbligo di restare a casa. E tutta questi contadini dilettanti, obbligati dall’insensibiltà del decreto, chiusa in casa deperisce, si immalinconisce, sfiorisce, come l’albero di pero abbandonato a se stesso e alle infestanti che – loro no – non temono il Covid 19.Quando sarà tutto finito, l’anziano ricorderà ancora la strada sassosa e piena di buche per arrivare al suo piccolo Eden? Una volta arrivato, lo riconoscerà ancora? Incolto, secco, marcio. O non sarà più? Costretti da una urgenza emergenziale ad abbandonare del tutto memoria e diletto…

Roberto Lucchi

Exit mobile version