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eventi religiosi

TORRE: IL TEMPO DELLA CHIESA

di Daniela Leccese

Il tempo della chiesa.
C’è stato un tempo, moltissimi anni fa, prima dell’insorgere della società mercantile, nel lontano Medioevo, in cui le ore della giornata erano scandite dal suono delle campane. Immaginiamo un mondo senza orologi, con una nozione del tempo approssimativa scandita dall’alternarsi del giorno e della notte, dalle preghiere dei monaci ad intervalli regolari, dal suono delle campane che segnava ogni aspetto importante della vita della comunità e di ciascuno. Tutto era regolato dalle campane della chiesa, che segnavano l’inizio della giornata e scandivano le ore della preghiera e del riposo, avvertivano dell’arrivo dei nemici o dello scoppio di un incendio, annunciavano le feste e le adunanze politiche. Poi la società ha subito notevoli progressi e tanti cambiamenti, cosi al tempo scandito dal suono delle campane è subentrato il tempo moderno e tecnologico, l’uomo è ormai preso dal suo lavoro, dai suoi mille impegni quotidiani, dalla frenesia della vita e, seppur le campane continuino a suonare, non le sentiamo, non ci facciamo più caso. Credo sia un po’ così per molti. Lo è stato anche per me fino a quando non è iniziato questo incubo, fin quando la nostra vita non è stata catturata da questo terribile virus, Coronello lo chiamano i miei bambini, perché nei loro disegni porta la Corona. Potrei stare a parlare qui per ore di tutto lo stravolgimento che ha portato nelle nostre vite, ma è cosa risaputa. Voglio invece raccontarvi di una cosa BELLA che mi ha donato: trascorro le mie giornate in casa con i miei bambini, tra giochi, compiti, disegni, pc, tablet, telefonino, didattica a distanza si chiama, e fornelli, mi invento di tutto pur di tenerli impegnati, pur di distrarli, pur di non fargli capire quanto la loro vita sia cambiata senza alcun preavviso. Susanna Karol e Francesco vorrebbero poter tornare a scuola, perché se la scuola è chiusa non possono vedere gli amichetti, non possono fare sport, non si può andare al catechismo e neanche la domenica in Chiesa. Arrivo a sera che sono stremata, cotta direi, per rendere l’idea, e allora per i bambini doccia, cena e nanna. Federico è ancora troppo piccolo per addormentarsi da solo, devo mettermi anch’io a letto con lui e accompagnarlo nel suo dolce sonno. Finalmente tutto tace, si sente solo il suo respiro profondo sul mio collo e poi……poi sento loro, le campane che suonano, il mio cuore esplode, credetemi mi infondono una gioia immensa, i miei occhi si riempiono di lacrime, il loro rintocco mi rassicura e soprattutto torna a ristabilire un contatto tra me e il mio paese e lo immagino come sempre pieno di gente, rivedo la Chiesa, la piazza, i luoghi a me familiari e rivedo la mia scuola che tanto mi manca. Nel frattempo Federico si addormenta, io mi alzo, scendo e mi metto a lavoro, devo pensare anche ai miei alunni ma lo faccio con una marcia in più, con la serenità che mi serve e che devo trasmettere loro. Grazie don Antonio e Don Ivan per avermi fatto riscoprire questo dolce suono

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