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l'avvocato parlante e pensante

Riceviamo e pubblichiamo dall’avvocato Amilcare Tana

In un’audizione in Parlamento da parte del Direttore dell’AGE, riportata su tutta la stampa nazionale, è stato sottolineato con una certa enfasi che l’Agenzia Erariale ha pronti per la notifica, da effettuarsi il giorno dopo la sospensione dei termini prevista nel c.d. “Cura Italia”, circa 8,5 milioni di accertamenti nei confronti dei contribuenti italiani. In una condizione quale quella attuale di drammatica miseria soprattutto per le cc.dd. partite iva – chiuse da quasi due mesi, con prospettive incerte e remote di una ripresa dell’attività produttiva – una comunicazione del genere da parte di chi, al sicuro del suo lauto stipendio percepito fino all’ultimo centesimo anche quando l’attività è stata ferma, mi è sembrata l’ennesima manifestazione di un’ideologica avversione nei confronti del lavoro privato ed autonomo che oramai da anni alligna in larga parte della politica e dell’alta burocrazia di Stato, oltre che in larghi strati della popolazione. Anziché fornire rassicurazioni,  quantomai indispensabili per motivare la parte produttiva della nazione a credere in una ripresa che appare ogni giorno sempre più improbabile, si evocano scenari drammatici nei confronti di chi è già con l’acqua alla gola. Mi convinco sempre più che l’Italia è destinata a restare un Paese di soli pubblici impiegati (Chezzo Zalone docet), inesorabilmente destinato ad una condizione di sicura e diffusa povertà. Inevitabile, però, se questo è il destino, il fallimento dell’intero  Paese, nessuno escluso. Mi chiedo, infatti: senza ricchezza, chi pagherà lo stipendio di tutta la struttura burocratica ed amministrativa dell’Italia, compreso quello del minaccioso direttore dell’AGE?
Avv. Amilcare Tana

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