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I nuovi piani di Arneo e Aqp: i reflui del depuratore nel fiume Chidro

fonte lavocedimanduria.it

Ci sarebbe una nuova ipotesi di riutilizzo delle acque reflue che produrrà il depuratore consortile Manduria-Sava in costruzione in zona Urmo-Belsito, poco distante dalla costa di Specchiarica, marina di Manduria: il fiume Chidro. Non più, quindi, nella vasca di raccolta, ma direttamente nel letto del fiiume.

La nuova possibilità spunta in un documento datato 14 maggio 2020 che il Consorzio per la bonifica di Arneo ha indirizzato alla sezione Autorizzazione ambientale della Regione Puglia. La lettera, firmata dal direttore dell’Area tecnica del Consorzio, Marta Barile, ha per oggetto il «progetto di fattibilità tecnica ed economica per il riutilizzo dei reflui trattati dal nuovo depuratore consortile di Sava e Manduria e relativi scarichi complementari». L’atto richiama una riunione avvenuta il 16 gennaio scorso nella sede della Regione tra tecnici di Arneo e rappresentanti degli uffici regionali dell’Acquedotto pugliese che aveva come oggetto l’accelerazione per «la definizione del procedimento amministrativo inerente alle opere dello scarico del costruendo depuratore di Sava-Manduria». Sempre il solito punto irrisolto, insomma, quello dello scarico. A seguito di quell’incontro, si apprende ora, il Consorzio ha avviato le procedure per l’integrazione della documentazione tecnica inerente l’impianto irriguo esistente a servizio del comprensorio Chidro B1, «potenziale ricettore – si legge – per il riutilizzo delle acque reflue rinvenienti dall’impianto di depurazione di Sava e Manduria».

Da quanto è possibile capire dai documenti di cui La Voce di Manduria è venuta in possesso, l’Arneo intenderebbe riattivare le vasche di miscelazione del vecchio impianto realizzato sul Fiume Chidro una quarantina di anni fa e mai entrato in funzione. L’opera, ridotta ad un rudere, tanto da meritarsi il dispregiativo di “ecomostro”, doveva estrarre acqua dal fiume e incanalarla in un circuito irriguo anche quello realizzato e mai utilizzato composto da una ventina di pozzi artesiani che avevano lo scopo di desalinizzare l’acqua del fiume e renderla così utilizzabile in agricoltura. «Stante le condizioni di abbandono delle opere non in esercizio da anni e oggetto di atti vandalici per scarso presidio delle aree rurali – si legge nella lettera – questo Consorzio ha avviato la predisposizione di un progetto definitivo, da candidare per i finanziamenti regionali, finalizzato alla rifunzionalizzazione dello schema irriguo esistente descritto». L’Arneo, avrebbe già avviato le pratiche per chiedere un finanziamento per un progetto già in fase di stesura e studio. Tale progetto prevedrebbe il ripristino strutturale della vasca di miscelazione esistente, la sistemazione dei locali di servizio annessi alle vasche e il ripristino della funzionalità idraulica delle apparecchiature e delle condotte adduttrici con un risanamento delle stesse mediante tecniche “no dig” (senza scavo), nonché la manutenzione straordinaria delle condotte comiziali e degli allacci all’utenza».

Le vasche sul fiume, così riattivate, sempre secondo i piani di Arneo e probabilmente di Aqp e Regione Puglia che dovrebbe finanziare la nuova opera, diventerebbero, si legge, «potenziale ricettore per il riutilizzo delle acque reflue del nuovo depuratore». In questo modo (solo ipotesi, questa, non trovando riferimenti nelle carte in nostro possesso), il fiume Chidro potrebbe diventare anche recapito emergenziale del depuratore, sollevando così da tale incombenza il canale di Torre Colimena sempre di proprietà Arneo.

Nazareno Dinoi

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