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Il depuratore è pronto ma manca ancora lo scarico e non solo

Fonte: lavocedimanduria.it

Il megadepuratore consortile che dovrà raccogliere i reflui fognari di Manduria e Sava è praticamente pronto ma non ancora utilizzabile perché mancano ancora le opere a monte e a valle dell’impianto. E non si tratta di lavori di poco conto. Anzi. Deve essere ancora realizzato il collegamento con il vecchio depuratore di Manduria da anni non più a norma e su cui incombe il rischio di una costosa infrazione comunitaria. I due impianti devono essere collegati tra loro attraverso una impegnativa opera idraulica che consiste in una rete di condotte interrate lunghe una quindicina di chilometri che attraverseranno strade comunali e terreni privati. Per quanto riguarda questi ultimi esiste un ricorso ancora pendente davanti al Tribunale amministrativo regionale di Bari. A presentarlo sono stati proprietari e ambientalisti di Avetrana.

Ancora più complesse e ambientalmente impattanti sono le opere mancanti a valle del depuratore situato in zona Urmo-Belsito: praticamente tutta la parte della raccolta e trasformazione dei reflui che dovranno essere affinati per il riuso in agricoltura e – elemento di ancora maggiori divisioni tra popolazione e enti -, lo scarico emergenziale previsto in mare. Per l’affinamento dei liquami di fogna, è previsto su un’area di proprietà del comune di Manduria che confina con la Masseria La Marina a San Pietro in Bevagna (più o meno di fronte all’isola ecologica comunale, anche questa osteggiata da privati), un primo sistema misto composto da trincee drenanti e vasche di decantazione o di raccolta. Una palude artificiale (biolaghi), grande quanto dieci campi di calcio, con bacini profondi da uno a due metri che raccoglieranno i reflui depurati (o grezzi in caso di malfunzionamento del depuratore).

È ancora senza progetto, infine, il previsto scarico del cosiddetto troppo pieno che entra in funzione in caso di eccessiva pioggia o di guasti nel depuratore. L’unico autorizzato e progettato sinora è quello della condotta sottomarina che affonda sino ad un chilometro nel mare di Specchiarica. Come alternativa, non ancora approvata, c’è poi lo scarico nel bacino artificiale di Arneo che si trova nella località balneare manduriana di Torre Colimena ed è collegato con il mare. Anche su quest’ultima opera, mal vista dagli ambientalisti, è in itinere un percorso giudiziario davanti al Tar di Bari. È quello avanzato dalla Regione Puglia e dal Comune di Manduria che si oppone all’ordinanza del Ministero dell’ambienta che si oppone alla richiesta di scaricare al suolo ipotizzata dalla Regione e dall’Acquedotto pugliese proprietario dell’infrastruttura. La controversia nasce da una legge nazionale che prevede lo scarico su corpo idrico (mare in questo caso) quando l’impianto si trova a meno di cinque chilometri dalla costa. Quello di Urmo dista circa 1700 metri dal mare quindi ad una distanza inferiore da quella consentita. Contrario allo scarico nel bacino di Arneo a Torre Colimena, infine, è anche il comune di Manduria che attraverso il geologo Giuseppe Masilla ha presentato una perizia di parte che mette allo scoperto presunte irregolarità nei progetti di fattibilità dell’opera partorita dagli uffici dell’ente idrico e della Regione Puglia.

Nazareno Dinoi

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