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Depuratore, “lavori e progetto illegittimi”. Parte la diffida alla Regione Puglia

A presentarla e firmarla è stato il presidente dell’associazione «Azzurro Jonio», Francesco Di Lauro, ambientalista di lungo corso nonché avvocato di parte civile per conto del Wwf Italia nel processo «Ambiente svenduto»

fonte lavocedimanduria.it

Ancora una censura, con preoccupanti e gravi sospetti di illegittimità, si è abbattuta sul costruendo depuratore consortile di Manduria e Sava previsto in località «Urmo-Specchiarica» marina di Manduria. E questa volta non si tratta del solito generico esposto o «invito a verificare», ma una argomentatissima diffida indirizzata al presidente Michele Emiliano e ai responsabili delle sezioni «Autorizzazioni ambientali», «Risorse idriche» e «Lavori pubblici» della Regione Puglia.closevolume_off

A presentarla e firmarla è stato il presidente dell’associazione «Azzurro Jonio», Francesco Di Lauro, ambientalista di lungo corso nonché avvocato di parte civile per conto del Wwf Italia nel processo «Ambiente svenduto» contro l’inquinamento dell’ex Ilva di Taranto.

In undici pagine, l’autore della diffida che ha goduto della consulenza dell’avvocato amministrativista del foro di Milano Claudio Linzola, mette a nudo una decina di punti critici dell’opera in fase di realizzazione. Si tratta di presunte inadempienze, errate interpretazione delle leggi e omissioni che se accertate comporterebbe non solo l’immediata sospensione dei lavori, ma anche responsabilità erariali se non penali a carico di chi ha responsabilità negli uffici interessati.

Tra gli illeciti più importanti, secondo il diffidante, si ricorda il superamento del Piano di tutela delle acque la cui durata prevista di sei anni sarebbe abbondantemente scaduta (quello in vigore è già vecchio di dieci anni); il mancato rilascio dell’autorizzazione unica e lo spacchettamento degli interventi in contrasto con il codice ambientale; la mancata «Via», valutazione dell’impatto ambientale delle varianti all’opera originaria; la scadenza del vincolo espropriativo delle arre interessate che avrebbe perso efficacia nel 2014; il mancato rispetto dei regolamenti regionali in materia di scarico su suolo e riutilizzo delle acque; la mancata previsione dei costi di gestione futura a carico delle popolazioni atteso che, si legge nelle motivazioni della diffida, «così come progettate, le opere non sono idonee a superare i problemi e i costi sono destinati a lievitare enormemente perché la maggior parte delle successive opere che devono essere ancora appaltate, ricadranno sulla cittadinanza» (Tariffa unica acqua, collettamento e depurazione con bollette alle stelle per l’utenza).

Per questo ed altro ancora contenuto nell’atto di diffida sottoscritto anche dalle associazioni «Archeo club», «Verdi di Manduria», «Manduria Lab» e «Legambiente Manduria», i promotori hanno chiesto espressamente ed a norma di legge di avviare la revisione del piano acque perché sia modificato la previsione del depuratore unico, sparso in diversi impianti, collegati con chilometri di tubature, anche in aree ambientali di pregio e vicino all’abitato (Urmo); di sospendere i lavori in corso e respingere l’ulteriore progetto dell’Acquedotto pugliese.

In caso contrario, fanno sapere i diffidanti, «non esiteremo ad impugnare gli atti, quando e se ci saranno, avanti al Tar e a segnalare alla Procura regionale della Corte dei conti anche i danni erariali derivanti da spese assunte in difformità dalle norme e dai procedimenti che disciplinano la materia».

Nazareno Dinoi

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