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cronaca

Operaio morto nel cantiere Tap; la consulenza della Procura.

PISIGNANO/VERNOLE/SQUINZANO (Lecce) – “Responsabilità su più livelli” per l’incidente in cui perse la vita il 27 maggio del 2020 l’operaio Simone Martena nel cantiere Tap nei pressi del cimitero di Pisignano (frazione di Vernole). Sono queste le conclusioni messe nero su bianco dall’ingegnere Lelly Napoli nella propria consulenza che ha stabilito cause ed eventuali responsabilità nella morte bianca di quasi un anno fa. Le responsabilità ci sarebbero a parere del consulente nominato dalla Procura affiancato negli accertamenti dal collega della famiglia della vittima, l’ingegnere Antonio Vernaleone. E sarebbero riconducibili a più soggetti e con ruoli differenti che avrebbero violato i protocolli di sicurezza.

La consulenza è ora al vaglio del procuratore aggiunto Elsa Valeria Mignone nell’ambito dell’inchiesta in cui si ipotizza l’accusa di omicidio colposo (per il momento) a carico di C.D.S., 33enne, di origini rumene ma residente a Merine, conducente del cingolato, (difeso dall’avvocato Fabio Traldi); a M.C., 56 anni, di Monchio delle Conti, (comune in provincia di Parma), capo cantiere dell’impresa “Max Streicher spa”; a F.C., 50enne, di Volta Mantovana, nelle vesti di capo squadra della stessa impresa che ha sede a Parma e a E.M., di Stafanaconi, (comune in provincia di Vibo Valentia), Coordinatore della sicurezza in fase di esecuzione dei lavori, tutti e tre difesi dall’avvocato Massimo Lucio Astore. E magari, nel frattempo. lo spettro investigativo potrebbe interessare profili e figure finora non toccate dall’inchiesta.Link Sponsorizzato

Martena aveva 34 anni e viveva a Squinzano. Assunto a tempo determinato con la qualifica di saldatore, quel giorno era impegnato nei lavori di costruzione del metanodotto Snam per collegare Tap da Melendugno alla rete nazionale del gas a Brindisi. L’operaio venne travolto dalla macchina Pipe Welder rimanendo incastrato nei cingoli in un punto in cui la strada si restringeva. Purtroppo le ferite riportate dal giovane si sono rivelate fatali. L’arrivo, seppur tempestivo dei mezzi di soccorso, non consentì di salvare la vita del giovane morto poco dopo. Sul posto giunsero i carabinieri della stazione di Vernole, il personale dello Spesal, il procuratore aggiunto Mignone insieme al medico legale Alberto Tortorella. Sotto sequestro probatorio finirono oltre all’area in cui si verificò l’incidente anche la macchina operatrice cingolata coinvolta nell’incidente e un secondo mezzo proprio in vista della consulenza tecnica. La successiva autopsia stabilì che Martena morì a causa dello schiacciamento del cingolato. Il mezzo pesante, difatti, causò una serie di lesioni al bacino ed alle gambe che si rivelarono fatali. A seguire gli sviluppi dell’indagine per conto della famiglia di Martena, l’avvocato Anna Maria Caracciolo.

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