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Non solo xylella, in Salento gli oliveti di nuova generazione fanno ben sperare

Fonte: leccenews24.it

Non solo xylella fastidiosa. Tra il prima e il dopo xylella, il batterio che nel 2013 ha fatto la sua comparsa nel Salento provocando il disseccamento e la morte di milioni di piante di ulivo, c’è la fase delle sperimentazioni, alcune delle quali sembrano prospettare anche una fase post-epidemica e di ripresa per il settore olivicolo-oleario. È presto per tirare le somme, ma i risultati dicono questo: gli oliveti di nuova generazione continuano a produrre e qualcuno sta iniziando a farlo proprio ora a soli 24 mesi dallo start, facendo ben sperare gli addetti ai lavori.

È il caso di un campo in località Acaya, Vernole, gestito dalla ditta Pascali Paolo. L’impianto realizzato nel marzo 2019 a due anni di distanza ha dato buoni risultati. “È un campo dimostrativo – spiega il tecnico Fabio Ingrosso, coadiuvato dall’agronomo Giuseppe Vergari – e la resa dell’olio è stata del 20 per cento sulla favolosa e del 15 sul leccino”. L’uliveto è infatti composto dalle varietà di Favolosa e Leccino, che anche se non immuni alla xylella si starebbero dimostrando certamente più resistenti.

Le alte temperatute estive hanno anticipato i tempi della raccolta e del conferimento in frantoio ma la soddisfazione per la qualità della bacca sull’albero e per il prodotto finale non mancano e danno prospettiva agli anni a venire.

I primi risultati favorevoli sono arrivati già nell’ottobre dello scorso anno e proprio dal Salento: a Casarano, alla presenza dei rappresentanti di Cia-Agricoltori Italiani, Italia Olivicola e del Consorzio Oliveti d’Italia, è avvenuta la prima vera raccolta dai nuovi giovani uliveti impiantati due anni prima al posto dei campi completamente distrutti dal batterio.

È presto per dire se si tratti della luce in fondo al tunnel, ma i primi risultati fanno sperare in una rigenerazione dell’olivicoltura salentina e italiana, colpita da un’epidemia dai drammatici risvolti economici e sociali: secondo Coldiretti Puglia dal 2013 a oggi la xylella – che si pensa importata in Salento dal centroamerica con un carico di piante ornamentali – ha interessato 8mila chilometri quadrati di territorio, con una perdita di 1 miliardo e 600milioni di euro e di 5mila posti di lavoro nella filiera dell’olio extravergine di oliva.