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cronaca

Omicidio Sonia Di Maggio, l’assassino confessa e chiede scusa ai familiari

Fonte: corrieresalentino.it

MINERVINO (Lecce) – Confessa l’omicidio e chiede scusa ai familiari della sua ex fidanzata assassinata il’1° febbraio del 2021 alla periferia di Specchia Gallone, frazione di Minervino. Nell’aula bunker del carcere di Lecce, Salvatore Carfora, 39enne di Torre Annunziata, ha ammesso di aver ucciso Sonia Di Maggio, una ragazza di 29 anni, originaria di Rimini, trasferitasi da mesi in Salento per potersi rifare una vita con un nuovo compagno. L’omicida, sempre detenuto, è comparso in aula davanti ai giudici della Corte d’assise (Presidente Pietro Baffa), al pubblico ministero Alberto Santacatterina e alla madre della ragazza e ha cercato di alleggerire la propria posizione toccando le corde dell’animo umano.

“Volevo solo riallacciare la relazione ma non volevo farle del male – ha dichiarato in aula – l’ho raggiunta per strada supplicandole di seguirmi a Napoli ma quando lei mi ha risposto che era troppo tardi ho afferrato l’arma e l’ho accoltellata”. Più e più volte come ha poi stabilito l’autopsia (i cui risultati sono stati illustrati in giornata dal medico legale Alberto Tortorella) nonostante il compagno di Sonia abbia cercato in tutti i modi in quei frangenti di frapporsi tra la sua fidanzata e l’assassino. Non voleva ucciderla, dunque, ha spiegato Carfora, un soggetto dal passato oscuro e già in cura per problemi psichiatrici. E il coltello portato con sé prima in treno e poi in pullman?.

“Mi sarebbe servito per difendermi e come utensile per tagliare gli alimenti non avendo un posto dove dormire” si è giustificato. Carfora ha così cercato di scacciare l’aggravante della premeditazione dall’accusa di omicidio che pende sul suo capo nonostante, pochi minuti dopo, il compagno di Sonia abbia smentito che quella sera i fatti siano andati come raccontati dall’assassino. Il giovane era a due passi dal corpo della fidanzata. Non ha sentito alcun dialogo. Era girato di spalle e l’azione, a suo dire, è stata fulminea. Carfora avrebbe così chiuso nel peggiore dei modi una relazione precipitata per una forte gelosia che aveva reso l’esistenza della 29enne un autentico inferno nei suoi ultimi mesi di vita. E che i rapporti tra i due fossero burrascosi da tempo lo hanno confermato in aula anche altri due testimoni: la madre di Sonia e quella del suo compagno.

D’altronde l’indole violenta dell’assassino era stata già abbondantemente tratteggiata dalla gip Giulia Proto nell’ordinanza con cui convalidava il fermo quando scriveva che Sonia “se l’era cercata”: era inaccettabile che fino al 27 dicembre erano stati insieme e che già due giorni dopo avesse un nuovo compagno, conosciuto a sua insaputa sui social; era inaccettabile che la donna non volesse stare più con lui, nonostante negli ultimi due mesi non l’avesse più percossa. Ed era normale per lui pretendere che la sua compagna non lavorasse perché, essendo una bella ragazza, gli uomini la guardavano. Sonia non doveva lavorare e non doveva uscire senza di lui, ma soprattutto non doveva permettersi di rifarsi una vita con un altro uomo”.

L’istruttoria è ormai arrivata alle battute finali. Il processo è stato aggiornato al 15 febbraio giorno in cui è prevista la requisitoria del pm, della difesa (avvocato Cristiano Solinas) e degli avvocati delle parti civili (Vincenzo Blandolino per i familiari e Antonio La Scala per l’associazione Gens Nova). Subito dopo è atteso il verdetto della Corte.

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