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Nuova manifestazione contro le associazioni antiabortiste nei consultori

Un sit in contro il rafforzamento dell’accesso delle associazioni antiabortiste nei consultori si svolgerà mercoledì 22 maggio, dalle ore 9 alle 12, in piazza Di Summa. L’iniziativa è dell’associazione “Non una di meno”. Vi aderiscono Associazione Io Donna, Anpi, Auser, Coordinamento Politiche di Genere Cgil, Coordinamento Donne Spi Cgil, Associazione fr/Azione Tuturano, Arci Brindisi. Di seguito un comunicato di “Non una di meno”. 

Il 23 aprile scorso in Senato è passato l’emendamento, proposto dal deputato Malagola di Fratelli d’Italia, al DL 19/2024 che rafforza a livello nazionale l’accesso delle associazioni antiabortiste nei consultori inserendoli nella ripartizione dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resistenza (Pnrr),  che riguarda il finanziamento della sanità territoriale. Le Regioni, a cui spetta l’organizzazione dei servizi consultoriali, “possono avvalersi” senza oneri a carico della finanza pubblica, “del coinvolgimento di soggetti del terzo settore” con “qualificata esperienza nel sostegno alla maternità”.

La legittimazione nazionale delle associazioni antiabortiste per operare nei consultori si colloca in una realtà già tragica: i finanziamenti pubblici ai consultori privati gestiti da associazioni cattoliche e antiabortiste esistono da tempo in Piemonte, Lombardia, Veneto, Umbria, Marche, Friuli Venezia Giulia, mentre quelli pubblici vengono chiusi, svuotati di personale, inglobati nelle case della salute, privandoci di strutture socio-sanitarie gratuite, laiche, aperte e accessibili a tutte/i.  Per questo chiediamo alla Regione Puglia di non avvalersi di questo emendamento.

La legge n. 34/1996 e anche il recente DM n. 77/2022 prevedono 1 consultorio ogni 20.000 abitanti, mentre ormai a livello nazionale siamo arrivati a 1 consultorio ogni 45.000/75.000 abitanti e molte delle offerte plurispecialistiche (accompagnamento alla gravidanza, al postparto e alla menopausa, l’aborto farmacologico, la contraccezione, la prevenzione, lo spazio giovani) vengono disattese ovunque. Oggi non solo i consultori sono insufficienti, ma non svolgono più molte delle funzioni per le quali sono nati, svuotati dalla loro finalità politica per diventare in molti casi poco più che ambulatori. Anche a Brindisi è stato chiuso il Consultorio del Quartiere Paradiso e l’offerta dei servizi specialistici è ridotta. Non esiste coordinamento tra l’attività del Consultorio e quella dell’Ospedale Perrino in merito all’IVG, ospedale che da poco tempo è in grado di assicurare l’aborto volontario perché finalmente vi è personale sanitario non obiettore. 

Questo emendamento, oltre a rappresentare un uso improprio dei fondi del Pnrr – come sottolineato anche dalla Commissione europea per gli Affari economici e finanziari – non apporta alcun miglioramento alla sanità pubblica. Lottare per i consultori significa anche lottare per un trattamento dignitoso delle persone che lavorano nella sanità.

Il 22 maggio, anniversario della legge 194/78,  è una giornata in cui portiamo  in piazza il grido “molto più di 194”: assistiamo alla grande contraddizione di una legge che dovrebbe tutelare il diritto all’aborto, ma invece tutela la possibilità che le associazioni antiabortiste entrino nei consultori (art. 2) , dà spazio all’obiezione di coscienza (art. 9) e obbliga la donna  alla “settimana di riflessione” (art. 5) nel momento  in cui  decide di interrompere la gravidanza.
Vogliamo di più: allineandoci alle linee guida dell’Oms, l’aborto farmacologico dovrebbe essere possibile fino alla 12esima settimana di gravidanza nei consultori e a casa. Scendiamo in piazza per difendere i diritti acquisiti che vengono messi in discussione e per conquistarne di nuovi.

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