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AI CARI TORRESI a cura di mons. Lucio Renna

La vita è un cammino nel tempo, sempre, da quando concepita, poi partorita, accudita, educata, ecc. ecc. fino all’arrivo del giorno tremendo e glorioso del passaggio dai sentieri della terra a quelli del cielo. L’uomo, un inguaribile camminatore… sempre in viaggio… sempre in divenire: la sosta, se c’è, dura un battito d’ali e solo un guizzo di tempo.

Il viaggio, chiara e sfumata metafora della vita… a volte rimedio del male che rode dentro… e cammina… cammina… il ritmo dei passi sottolinea la riflessione itinerante dell’uomo. E cammina… cammina, verso orizzonti sempre più ampi, verso luoghi reali o immaginari, l’uomo è un pellegrino. Anche seduto, corre sempre… Col pensiero, coi ricordi… con le delusioni, con le attese, con le sorprese, col dolore di inganni e affanni vari. E cammina, cammina nello spazio e nel tempo, spesso teme che il viaggio sia un insulso vagare senza meta, un enigma irrisolto e irrisolvibile. Ma nella profondità del mondo interiore, è consapevole che, il suo, è un andare verso la luce. La meta del suo camminare è Dio. Il cuore dell’uomo corre incontro, verso il Signore… verso l’epifania dell’eterno che, solo, risponde al perché della vita. E intanto, anche se inconsapevolmente egli dice a sé stesso: “Parti cuore mio, e cammina! Brilla la stella! Non puoi recare con te molto per la strada, cammin facendo, va smarrito. Avanziamo. L’oro dell’amore, l’incenso dell’anelito, la mirra della sofferenza li hai con te. Dio ti accoglierà e noi lo troveremo”. (K. Ranher).

In questo contesto si colloca anche il mio duplice passaggio per Torre: di giovane sacerdote, Priore, Rettore dei seminaristi, Preside della Scuola parificata e fondatore del Liceo Linguistico e poi di Vescovo emerito. Il secondo è durato diversi mesi in più del primo. Circa 7 anni fa, avevo fatto altra scelta per il mio emeritato, ma fui invitato e sollecitato più volte dal Provinciale dell’epoca a venire qui a Torre. Venni ed, essendo cambiati i tempi, ho fatto e faccio il mio possibile. Mi rendo conto però, a mia colpa, che qui sciupo tempo e, sia pur con dispiacere, ho scelto di trasferirmi altrove (sicuramente non dove dice il “ben informato” di turno). Ho comunicato per tempo al Padre Provinciale, Padre Cosimo Pagliara, la mia decisione. Mi ha compreso perché, anche se Vescovo emerito, finché Dio vuole, ho il dovere di consumare le mie forze di mente, di cuore nel ministero pastorale. “C’è sempre la possibilità di vivere in modo diverso. È la paura del giudizio degli altri che impedisce di decidere con la propria testa”. (Sergio Bambarèn, scrittore peruviano naturalizzato australiano).

Col Padre Provinciale, Padre Cosimo, abbiamo parlato del seguito: Torre non resterà sguarnita. Con chi e come continuerà, non sta a me dirlo… ve lo dirà il Padre Provinciale, Padre Cosimo stesso. Cosa aggiungere se non che, al di là di ogni altra cosa, Torre, che ho servito in due tornate per 12 anni (quasi tredici), resta nel mio ricordo per i momenti ed eventi belli e meno che, come in ogni storia umana, si intrecciano coi volti di persone (uomini e donne) che hanno collaborato o guardato soltanto e criticato l’altrui lavoro. Dico questo ad onor di verità e non faccio nomi e cognomi, neppure riferimenti a chi ricopre incarichi ufficiali, per non dimenticare o offendere nessuno. Ai collaboratori e collaboratrici, grazie! Non sempre sono state colte rose, spesso anche spine.

“Non provo mai rancore per nessuno… Solo, ad alcune, auguro una totale amnesia del mio passaggio nella loro vita. Non mi interessa abbiano rimorsi, rimpianti o pentimenti. È solo che alcune persone non dovrebbero avere il diritto di conservarmi nei loro ricordi”. (Alda Merini).

Il mio amato professore del seminario, Pietro Putignano, asseriva che “il seminarista Renna ama la verità e al pane dà il nome di pane, al vino il nome di vino. Per questo non potrà far carriera:cioè diventare Priore, Provinciale. Consigliere Generale e, tanto meno, Vescovo”. Egli è qui a Torre – che Dio lo conservi a lungo – e potete chiedergli su quanto vi riferisco. Ma non si rivelò profeta: nelle sue parole l’esatto contrario di quanto mi è accaduto, non per i miei meriti, ma per la misteriosa volontà di Dio: Priore per 6 anni, Provinciale per 18, Vicario Episcopale a Bari per 12 anni, Consigliere Generale per 4 anni e Vescovo per 25. In conclusione, ho scelto di camminare altrove per quei giorni che Dio vorrà concedermi, non pretendo nulla; sarei però grato per le vostre preghiere, come mi sento impegnato a pregare per voi. Il 12 settembre ricorrono i 25 anni dalla mia Ordinazione Episcopale, se Dio lo permetterà. Già da ora vi invito tutti e ciascuno nel luogo che sarà comunicato a tempo debito. Conto davvero sulle vostre preghiere; siate sicuri/e delle mie. Grazie per avermi ascoltato. Vi auguro di cuore ogni bene nel Signore e nell’amata Madre del Carmelo. “Deo Summo Carmelique Matri honor et gloria!” (architrave della nostra amata Chiesa Maria Immacolata).

Termino con un invito di Sant’Agostino: “Affida il passato alla misericordia di Dio; il presente al Suo amore; il futuro alla Sua Provvidenza”.

Un abbraccio a tutti e tutte, fraternamente.

+ Lucio Renna

Vescovo Carmelitano

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