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Bradanico-Salentina, promesse e silenzi

fonte lavocedimanduria.it

E’ trascorso un anno esatto da quando, accompagnato dai rappresentanti di alcune associazioni studentesche delle Università di Taranto e Lecce, incontrai in Regione, l’Assessore ai Lavori Pubblici, dott. Giannini, che, con innegabile garbo accolse la nostra lettera unitaria, in cui chiedevamo a gran voce il completamento della Bradanico-Salentina. In quell’occasione ci fu illustrato un crono-programma, che l’Anas, ente esecutore dell’opera, aveva pubblicato pochi giorni prima.

E così, trascorso un anno esatto, a che punto siamo?

Sono consapevole che stiamo vivendo un momento storico molto delicato, dove anche il più banale atto di quotidianità è stata stravolto, dove molta gente si ritrova a galleggiare in uno stato economico di incertezza e disagio, dove quindi qualunque altro dibattito può sembrare fuori luogo. Ma il tempo non aspetta. Le occasioni da cogliere al termine di questa emergenza saranno immense e bisognerà farsi trovare pronti, sotto ogni aspetto. E così, in premessa, la prima analisi che mi viene da fare, è osservare come questa emergenza, stia influenzando in maniera così inspiegabilmente differente ciascuna delle singole vertenze che riguardano da vicino il nostro territorio. Per il depuratore, ad esempio, l’emergenza sanitaria, ha avuto quasi un effetto accelerante, sollecitante, se si pensa che Aqp ha chiesto di derogare il Piano Paesaggistico e di andare contro le osservazioni del Comitato di Impatto Ambientale, pur di reintrodurre lo scarico emergenziale nel Bacino di Torre Colimena. L’emergenza Covid19 sta avendo, invece, un effetto del tutto opposto, riguardo la Regionale 8 Talsano-Avetrana. Ancora nessun esponente dell’amministrazione ha avuto l’audacia di comunicare ufficialmente la decisione presa alla Provincia, ai Sindaci e le parti sociali interessate ed ai cittadini che attendono questa strada da oltre 30 anni, trincerandosi invece dietro una lettera della dott.ssa Valenzano. Su questo tema, ancora non si è sentita alcuna rassicurazione riguardo il fatto che almeno la procedura Via sarà conclusa entro i tempi previsti, ovvero 240 giorni, già da loro ben oltre il minimo previsto dalla legge che è di 150 giorni. E neppure è arrivata alcuna rassicurazione da quale capitolo del prossimo ciclo di programmazione 2021-27 si attingeranno le risorse promesse per i due lotti sacrificati, oggi.

L’emergenza Covid ha avuto un effetto buco nero, invece, per il più volte annunciato Piano dei Rifiuti, che da avanguardistico e sostenibile sta sempre più diventando una leggenda mitologica. Ed intanto, la nostra Provincia e in particolare la città di Manduria, si ritrova palcoscenico di querelle improduttive fra esponenti di maggioranza e opposizione, che rievocano personaggi del passato, come se si fosse in un romanzo giallo. Tutto molto avvincente se non fosse che nella realtà, Manduria è ancora sede di due discariche e i rifiuti dei nostri Comuni vanno a passeggio da una parte all’altra, con inevitabile rincaro per i cittadini. E in questo contesto come si inserisce la Bradanico-Salentina?

Andiamo punto per punto in modo tale da non poterci confondere. Se escludiamo il terzo intervento dell’opera, quelle delle varianti agli abitati di Guagnano e Salice Salentino che aveva dei tempi annunciati molto più lunghi, ci soffermeremo invece sui primi due, quelli tra l’altro che toccano più da vicino i nostri interessi territoriali.

Per il primo intervento, ovvero il completamento funzionale della variante di S.Pancrazio Salentino e che riguardava, per inciso, solo il secondo stralcio, nel crono-programma di Aprile 2019, erano previsti entro maggio 2019 il perfezionamento dell’intesa Stato-Regione, mentre entro Dicembre 2019 l’ultimazione del progetto esecutivo, con il conseguente avvio della procedura di gara entro la prima metà di questo 2020. E invece? Lo scorso Gennaio 2020, in V Commissione regionale il capo compartimento dell’Anas, riguardo questo primo intervento, ha confermato l’ultimazione del progetto definitivo ed ha annunciato il successivo avvio della fase di progettazione esecutiva, ipotizzando una messa a bando entro l’anno. Dal confronto dei dati emerge come la progettazione esecutiva, che nel crono-programma era stata garantita entro il Dicembre 2019 non sia affatto neanche cominciata e quindi, essendo ormai a fine Aprile, ritengo difficile attenderci una messa a bando entro l’anno. Naturalmente, spero sempre di essere smentito.

Per il secondo intervento, ovvero il tratto Grottaglie-Manduria, che riguardava il secondo e terzo stralcio, nel crono-programma di Aprile 2019, erano previsti per lo stesso mese di Aprile l’attivazione della Conferenza dei Servizi per il perfezionamento dell’intesa Stato-Regione, mentre la conclusione della progettazione esecutiva entro Ottobre 2019, con il conseguente avvio della procedura di gara entro il primo trimestre 2020. Ora, verrebbe facile dire che il primo trimestre del 2020 è ben archiviato e della procedura di gara neanche l’ombra. Ma andiamo nel dettaglio. Nell’audizione di tre mesi fa, su questo intervento è stata annunciata la conclusione della progettazione definitiva e lo stato di attesa per la conferenza dei servizi, spostando la previsione della pubblicazione del bando di gara entro l’anno.

Insomma, anche su questo punto, il crono-programma dello scorso anno è stato disatteso.

Non sono nella posizione di poter accusare nessuno in particolare, ma mi sono soltanto limitato a riportare i fatti, a completamento di un impegno avviato dodici mesi fa e a questo punto, non ci resterà che a fine 2020 osservare se almeno i tempi annunciati adesso saranno stati rispettati. Un’altra richiesta più immediata, invece, è quella di conoscere a che punto siano le fasi di progettazione esecutiva dei due lotti, sempre se avviate.

Comprendo tutte le difficoltà connesse a completare iter burocratici così avvitati e contorti, sui quali è opportuna un’azione risolutiva del legislatore a livello nazionale. Ma noi non possiamo più attendere. Serve una scossa. Il disincanto ormai ha preso il posto della fiducia. Perché qualcuno, prima o poi, dovrà dare una risposta alla domanda: “Cosa vogliamo che sia effettivamente l’area tarantina?” (quella che a me e qualche caro amico piace chiamare Terra Jonica) Perché se le vertenze nostrane sono incentrate esclusivamente su discariche, nomine e revoche di amministratori delle partecipate, ciminiere e inceneritori, allora a pensar male ci vuole ben poco. È necessario che qualcuno, più in alto, dia una risposta a questa banale domanda. Altrimenti continueremo a galleggiare in questo nostro inesorabile “sviluppo senza progresso” (Pasolini mi perdonerà per la citazione), appaltando la crescita del nostro territorio a operazioni svincolate da scelte strategiche e di visione. Superiamo il disfattismo che ci contraddistingue, iniziamo a sviluppare un proficuo senso di appartenenza, altrimenti Taranto ed i suoi dintorni, continueranno ad essere percepiti sempre e solo come un agglomerato urbano e mai come una comunità, continuando a contare come il due di picche, sempre e dovunque. Il Sud Italia ha le caratteristiche geo-morfologiche per diventare il più importante hub intermodale d’Europa, il Sud può diventare un unico grande terminal retro-portuale, intorno a cui far sorgere start-up innovative e poli di ricerca. Il Mezzogiorno d’Italia può rovesciare la cartina geografica e diventare il centro dell’Europa. E noi, la nostra Provincia, lì saremo protagonisti, per davvero.

Il destino, però, ci sta offrendo tante possibilità. A partire dal completamento di quelle infrastrutture di cui abbiamo parlato qualche rigo fa, sin alle Zes (Zone Economiche Speciali) e al Cis (Contratto Istituzionale di Sviluppo). Non possiamo permetterci di trasformare queste opportunità nell’ennesimo “elenco della spesa”. Insomma…come dico io…e quannu?

Salvatore Luigi Baldari