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Giornalisti accusati di diffamazione dall’ex ministra: arriva l’assoluzione

Fonte: brindisireport.it

LECCE – Sono stati assolti in primo grado dal tribunale di Lecce i tre giornalisti (Danilo Lupo, Mary Tota e Francesca Pizzolante), querelati dall’ex ministra, Teresa Bellanova, originaria di Ceglie Messapica, e accusati di diffamazione: per il giudice, infatti, “il fatto non sussiste”. Si pone così la parola fine sull’annosa vicenda, che va avanti dal 2014 e che ha avuto prima di questo risvolto penale anche un processo civile da cui è partita la querela che ha generato questo processo.

I tre cronisti avevano raccontato sulle testate per cui collaborano della causa intentata dall’ex addetto stampa della esponente di Italia Viva all’epoca della sua militanza nel Partito Democratico, Maurizio Pascali, che l’aveva citata in giudizio per ottenere la giusta retribuzione per gli anni in cui aveva lavorato per lei (ma anche per il partito) come “finta” partita Iva.

La richiesta, dapprima respinta in primo grado, è stata accolta e ritenuta fondata dalla Corte d’Appello leccese, che a settembre ha condannato Bellanova e il Pd leccese al risarcimento di 50mila euro nei confronti dell’ex addetto stampa, riconoscendo la loro “codatorialità”. La stessa ex ministra avrebbe già provveduto a versare quanto dovuto.

Ma la vicenda aveva poi avuto un nuovo risvolto, perché l’ex ministra aveva querelato per diffamazione l’ex collaboratore e i tre cronisti che ne avevano raccontato la vicenda (anche in servizi televisivi come nel caso di Danilo Lupo). Lo scorso 19 ottobre, poi, nella sua requisitoria, il pm onorario aveva avanzato la richiesta di un anno di reclusione per l’ex collaboratore e di sei mesi per i tre giornalisti, tanto da provocare l’indignazione della Fnsi, il sindacato dei giornalisti.

Il dispositivo, che mette un primo punto alla vicenda in sede penale, è arrivato ieri con la piena assoluzione per tutti gli imputati, a tutela del diritto di cronaca e della libertà di stampa: tecnicamente potrebbe essere proposto appello alla sentenza, di cui ancora non si conoscono le motivazioni, ma gravano sulla tempistica i termini della prescrizione del reato di diffamazione che porterebbero a pensare che ieri sia stata posta la parola fine.

Gli avvocati difensori degli imputati sono gli avvocati Roberto Eustachio Sisto e Alessandro Stomeo.