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Verso la Giornata della Memoria del 27 gennaio…..“dove anche a Torre si vuol ricordare”.

Grazie alla sensibilità umana e professionale del ns concittadino Pompeo Morleo, Regista di lavori sacri teatrali, anche a Torre nella giornata del 27 gennaio prossimo si vivranno alcuni momenti di ricordi e riflessioni su un evento tanto tragico, quanto assurdo, che il genere umano dovrà perennemente vergognarsi di esserne stato causa. Sarà un incontro di Persone dalla diversa umana sensibilità, ma che senz’altro desiderano condividere con la propria comunità la speranza di un mondo migliore, dove finalmente possano affermarsi valori di pace e d’amore universale.

L’evento si svolgerà nella Chiesa “Maria Immacolata” dei P. Carmelitani a partire dalle 18.30 ed ha trovato così concorde il Responsabile della Comunità, Mons. Lucio Renna, che Lui stesso condurrà con propri e altrui pensieri elaborati la particolare serata. Una dolcissima musica preparata per l’occasione da artisti locali farà da cornice sonora alla recitazione di componimenti letterali scritti, a volte anche col sangue”, da chi sulla propria pelle ha sperimentato la crudeltà della follia umana.

Lo scrittore Arrigo Levi con “se questo è un uomo” non poteva dare titolo più significativo ad una sua commovente testimonianza poetica, dopo che anche Lui aveva dovuto subire come Ebreo tutto l’orrore e la follia assurda perpetrata con l’Olocausto. La ricorrenza del 27 Gennaio non esiste solo perché lo ha istituito una Legge dello Stato, ma perché deve restare scolpito nella “memoria” di ogni uomo/donna a qualunque parte di mondo appartengano e con qualunque condizione umana e sociale. Il 27 Gennaio è la data in cui le Truppe sovietiche, verso la fine dell’ultima guerra mondiale, hanno liberato il lager di Auschwitz, il più famoso nella sua assurda tragicità. D’allora è stato considerato, e sempre dovrebbe esserlo, il giorno in cui ci si deve “inginocchiare” al ricordo di chi non ce la fece a rimanere in vita e dedicare almeno un attimo per fermarsi a farne “memoria”. E molto modestamente credo che farne “memoria” non significa solo avere un atteggiamento mentale improntato a sentimentalismo di facciata o vagamente conservativo, che non servirebbe a nulla. Dovrebbe invece guardare verso il futuro e facendo tesoro di quel passato orrendo, adoperarsi concretamente, pur nel piccolo, per la costruzione di un mondo dove regni la pace universale. Sarà pure un’utopia, ma è giusto ricordare, come è giusto continuare a spiegare a tutte le generazioni, che via via si susseguono, che cosa sia successo, che cosa ha significato “l’olocausto”, magari anche perché non è stato fermato in tempo. La mia generazione per fortuna non ho vissuto il tempo di guerra, però data l’età ormai considerevole certamente l’ha vista attraverso i racconti dolorosi dei genitori, che in piena gioventù hanno dovuto lasciare il loro Paese e le famiglie per obbedire ad ordini scellerati. Per circostanze fortuite il mio Papà torno dopo sette lunghissimi anni da quella terribile esperienza di guerra, anche se per tutta la vita ne portò i segni dentro di sé. Però voleva raccontare per una sorta di liberazione mentale e per dare a noi figli la possibilità di sapere ed anche di capire e, soprattutto, di impegnarci concretamente a saper vivere in pace con tutti. Poi anche Lui, e tutti quelli che avevano avuto la fortuna di “sopravvivere” hanno saputo di un’altra immane tragedia umana costellata “di campi di concentramento e di sterminio, di forni crematori e dei tanti esperimenti brutali su bambini e gente inerme”. Ad una età ancora più matura ho voluto approfondire su quegli accadimenti, anche perché mi riportavano al ricordo del genitore, con documenti e libri, con quest’ultimi tanto forti e crudi nella esposizione della realtà, che non riuscivo a leggerli fino alla fine. Purtroppo a distanza di tantissimo tempo nel mondo intero (forse) ancora molto dovrà essere fatto per far comprendere cosa è stata quella “volontà umana distruttrice e l’orribile Shoah”.

D’altronde come non pensare a questo dal momento che oggigiorno stiamo assistendo impotenti alla guerra insensata che lambisce casa nostra ed a tutte le altre guerre, anche dimenticate, che Papa Francesco ripetutamente afferma essere come una “terza guerra mondiale a pezzi”. In questi nostri tempi, c.d. moderni, cosa ci rimane di tanto orrore? E cosa rimane di quell’immane sacrificio umano? La MEMORIA…..anche per ricordare, sempre e per sempre, che un mondo migliore può e deve essere possibile.

Nicola Muscogiuri