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FRANCA VIOLA E’ LA ”PRIMA DONNA” MA ANCHE NOI, AD ERCHIE, ABBIAMO AVUTO UNA ”PRIMA DONNA”

Ho visto l’altro giorno un film il cui titolo è ”Prima Donna”.

Non sapevo di cosa trattasse, poi mi sono reso conto che è un film sulla vita di una donna che, con il suo coraggioso agire fu capace di svegliare le coscienze anche dei politici (il che non è facile anche oggi), per far sì che venisse cancellato dal Codice Penale un articolo che consentiva a stupratori e rapitori di farla franca quando e sè, la donna vittima dei loro misfatti, decidesse di sposare il criminale autore.

A dirla così sembra una cosa facile, una cosa di poca importanza, in realtà si è trattato dell’inizio del capovolgimento del ”peso” della libertà delle donne sino a quel momento violentate due volte, prima dall’autore del misfatto, poi da un Codice Penale, che considerava la donna ”essere” inferiore.

Si pensava all’epoca che la donna vittima di violenza fosse ”essere inferiore” rispetto all’uomo dominante.

Anche la violenza subita diveniva una colpa a carico della donna che, per riacquistare il suo essere nella società, doveva acconsentire a che tutto fosse coperto da un velo nero (e non bianco) di sottomissioni e degrado, quale era il matrimonio imposto.

Mi sono ricordato che anche ad Erchie accadde qualcosa del genere. Ero ragazzo, avrò avuto non più di 8-9 anni, quando una ragazza di Erchie ebbe a subire la sorte di Franca Viola.

Ricordo questo episodio perchè quella ragazza era figlia di persone molto vicine alla mia famiglia.

Ricordo che mio padre insieme ai familiari partecipò alle ricerche di questa donna, che ancora oggi vive.

Un giorno questa donna ebbe a fare, insieme ad un uomo, da madrina ad un bambino. Era d’uso in quel tempo, quando di auto in Erchie credo ve ne fossero meno delle dita di una mano, che i genitori del bambino facessero prelevare la madrina e il padrino da una auto, sia prima della cerimonia, sia finiti i festeggiamenti.

Accadde che, evidentemente complice anche il proprietario dell’auto, con uno stratagemma fu ”rapita” la ragazza. Ben presto tutto il paese si mobilitò, poi si seppe che la povera donna era stata portata in giro per masserie dai suoi rapitori, fino a quando una donna, moglie di un massaro, violentemente cacciò via gli autori del rapimento e aiutò la ragazza a tornare in paese.

I giorni successivi furono giorni concitati, c’è chi suggeriva o meglio imponeva il matrimonio riparatore, pochi invece erano perchè la ragazza rifiutasse di svendere la propria dignità.

La ragazza decise di dire no a quella forma barbarica che voleva essere usata anche contro di lei.

Poi lei si sposò con l’uomo che amava e anche ad Erchie ci fu chi andò contro quella norma e quella società che voleva la donna oggetto e colpevole di essere stata rapita o violentata.

Non so come finì dal punto di vista giudiziario la vicenda, sto cercando di trovare, ove ne sia traccia, atti giudiziari che naturalmente con anonimato e rispetto della vita di tutti, completi questo mio ritorno ai ricordi di un passato non prossimo.

Raffale Missere

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