la voce a Sud

blog d'informazione online – attualità, cronaca, notizie, cultura, storia, gastronomia, spettacoli, informazioni, aggiornamenti ed eventi dal territorio

cronaca

Carcere a vita per il gruppo di fuoco

Carcere a vita per il gruppo di fuoco, undici anni di reclusione per il pentito e l’assoluzione piena per il presunto “braccio destro” del boss che è stato quindi subito scarcerato.

Dopo nove ore di camera di consiglio si è concluso in primo grado il processo con rito ordinario sorto dall’inchiesta denominata Zero su dieci misfatti, tra omicidi e ferimenti, compiuti in chiave Scu dalla fine degli anni Novanta fino ai giorni nostri.

La Corte d’Assise di Brindisi, aderendo in parte alle richieste dei pm Alberto Santacatterina e Valeria Farina Valaori, ha condannato all’ergastolo e all’isolamento diurno per un anno Francesco Campana, Carlo Gagliardi e Carlo Cantanna, difesi dagli avvocati Cosimo Lodeserto, Massimo Murra e Raffaele Missere. Undici anni per Ercole Penna, collaboratore di giustizia assistito dall’avvocato Sergio Luceri, che ha ottenuto il maxi sconto dovuto proprio alla scelta di mettere a disposizione degli inquirenti il suo patrimonio di conoscenze. Assolto con formula dubitativa dall’accusa di aver tentato di uccidere il mesagnese Vincenzo Greco, Ronzino De Nitto, difeso dall’avvocato Pasquale Annicchiarico, ritenuto persona di estrema fiducia di Campana che pure è stato assolto per lo stesso episodio contestato a entrambi in concorso. Per De Nitto l’accusa aveva chiesto la condanna a 16 anni di reclusione. Alle parti civili è stato riconosciuto il risarcimento del danno: 1 euro per il pentito Massimo D’Amico, detto Uomo Tigre, ristoro simbolico richiesto esattamente in questi termini in qualità di parte civile. Trentamila euro di provvisionale a testa da versare al Comune di Mesagne che dovrà rivendicare il resto davanti al giudice civile.

Altri 13 imputati stanno affrontando il secondo grado del giudizio che si è svolto con rito abbreviato.

Ecco i singoli addebiti di cui si è trattato dinanzi alla Corte d’Assise di Brindisi, sulla base di indagini compiute dalla squadra mobile e dai carabinieri. Gagliardi e Francesco Campana rispondevano dell’omicidio di Antonio D’Amico, il fratello del collaboratore di giustizia Massimo. Il 9 settembre 2001 lo condussero sulla diga, a Brindisi, nel feudo di Campana. Spararono al capo e al torace più colpi di fucile a pallettoni calibro 12. Antonio D’Amico era il fratello di Massimo, collaboratore di giustizia, detto Uomo Tigre. Entrambi, sia Campana che Gagliardi erano evasi. La vittima aveva addosso attrezzatura da pesca, giubbotto, lampadina e altro. In quei momenti era in corso la festa del Casale e gli spari si confusero con i botti. Campana, con Ronzino De Nitto era accusato anche del ferimento di Vincenzo Greco: risale al primo luglio del 2010.

Lo scopo? Punire il fratello di Vincenzo Greco, Leonardo Greco, per vendicare l’aggressione subita nel carcere di Lecce da Antonio Campana che a quanto pare era stato picchiato. Quindi c’è l’uccisione di Tommaso Marseglia: fu ucciso da più colpi di una calibro 12 a pallettoni perché aveva picchiato Carlo Cantanna, vecchia gloria della Scu, il quale era stato schiaffeggiato da Marseglia in presenza di altre persone e quindi umiliato. Penna rispondeva invece del ferimento di Claudio Facecchia, che non aveva pagato abbastanza come “punto” sul contrabbando; dell’omicidio di Toni Cammello, al secolo Antonio Molfetta, che risale all’8 ottobre 1998 e fu ucciso nelle campagne di Ostuni perché ritenuto un confidente delle forze di polizia; del tentato omicidio di Francesco Palermo, che occupava indebitamente, secondo la Scu, una abitazione.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.