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cronaca

Erchie – Appalti corruzione mafia – l’inchiesta passa a Brindisi

Clamoroso, il fascicolo su “Appalti e corruzione” riguardante il sindaco di Erchie Giuseppe Margheriti ed l’ex vice sindaco Domenico Margheriti, passa da Lecce a Brindisi. Tutti gli atti dell’inchiesta riguardante i due amministratori ercolani, che furono arrestati nel Luglio scorso, e poi tornati in libertà, sono stati dichiarati nulli dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Lecce Giovanni Gallo, che ha accolto in pieno, contrario il p.m. Milto De Nozza, l’eccezione di competenza territoriale sollevata dall’avv. Raffaele Missere che difende i due imputati, secondo il quale le ipotesi di reato non appartengono alla competenza dell’Antimafia di Lecce, bensi al Tribunale di Brindisi. La pronuncia del giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Lecce, attiene a tutto il materiale d’indagine raccolto in questi mesi nel fascicolo aperto nei confronti dei due amministratori locali, compresa l’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari, che venne eseguita la mattina del 4 luglio 2017 dagli agenti della Mobile di Brindisi, nell’ambito dell’inchiesta coordinata dal pm dell’Antimafia di Lecce, originata nel Tarantino dove, secondo l’accusa, protagonista, sarebbe stata una frangia della Sacra Corona Unita.
I due Margheriti, secondo l’ipotesi accusatoria, rispondono del reato di corruzione, il sindaco in relazione alla realizzazione di un parco eolico, in quanto, da primo cittadino di Erchie, avrebbe “effettuato continui controlli nel cantiere in cui si stava realizzando un parco eolico in zona Tre Torri” e avrebbe fatto in modo di “far pervenire alla Regione Puglia una segnalazione”. In questa comunicazione “esponeva una serie di irregolarità, contrariamente al vero” sostenendo che ci fosse stato “l’interramento del cavidotto in maniera difforme rispetto all’autorizzazione del progetto”.
Sempre per l’eolico, veniva contestato anche un provvedimento di blocco parziale dei lavori con “emissione di un’ordinanza contingibile e urgente in danno della società, proprietaria dell’impianto dietro la promessa di consegna di una percentuale di denaro pari al 10-12 per cento da applicare sull’importo del contratto di subappalto che l’impresa avrebbe ottenuto per l’esecuzione dei lavori di movimento terra” dopo l’attività di “ostruzionismo posta in essere dal sindaco Margheriti”. Per l’appalto in zona Pip, lavori per manti bituminosi, reti fognarie, pluviali e pubblica illuminazione delle strade, erano indagati entrambi i Margheriti, i quali, sempre secondo il castello accusatorio, avrebbero ottenuto “il pagamento di 80mila euro, a titolo di tangente, con la promessa di ulteriori dazioni di denaro per una cifra complessiva di 110mila”. C’è da dire che entrambi si sono difesi respingendo le accuse di corruzione e di contiguità con ambienti di mafia, il sindaco sul piano politico dalle accuse mosse da alcune forze dell’opposizione che contestavano alla maggioranza la mancata costituzione di parte civile del comune nell’istaurando processo. Ora, come si diceva, i due incassano un positivo risultato sul piano processuale, per cui tutti gli atti d’indagine sugli appalti gestiti dal comune di Erchie, tra i quali i pubblici ministeri dell’Antimafia, avevano intravisto gli estremi della corruzione per sindaco e vice, passano da Lecce alla Procura di Brindisi.

 

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