SENTENZA DI ASSOLUZIONE PER OMICIDIO E PARTECIPAZIONE AD ASSOCIAZIONE MAFIOSA.
Erano stati destinatari di ordinanza custodia cautelare in carcere Vitantonio D’Errico e Giuseppe D’Errico per omicidio aggravato da modalità mafiose, Cosimo DI Tommaso e Damiano Danilo Chirico e Pasquale D’Errico per partecipazione ad associazione mafiosa richiesta dalla Procura Antimafia di Lecce ed emessa dalla GIP presso il Tribunale di Lecce.
Accuse gravissime che erano,secondo il P.M.,sostenute da dichiarazioni di collaboratori di giustizia e da un accertamento tecnico che aveva accertato la presenza a carico di D’Errico Vito di una traccia ,sempre secondo gli investigatori, di uso di armi da sparo.
La vicenda aveva avuto origine la sera di giovedì santo del 2004 quando al centro di Latiano ebbe ad essere ucciso con diversi colpi da arma da fuoco Francesco di Coste.
All’epoca nessun elemento per procedere contro alcuno per il fatto di sangue ,poi dopo anni la svolta.A seguito di propalazioni di un pentito viene emesso il provvedimento cautelare ed inizia il processo conclusosi nel pomeriggio del 17 luglio con la assoluzione di tutti gli imputati per tutti i reati a loro contestati.Alla assoluzione è seguita la scarcerazione.
Una sentenza coraggiosa emessa dal Gup presso il Tribunale di Lecce in un processo in rito abbreviato.
Gli avvocati difensori sono stati :Giancarlo Camassa , Donata Perrone e Massimo Chiusolo coadiuvato dallo avvocato Michele Iaia.
La Difesa si è avvalsa di consulenza tecnica .I consulenti della difesa,di, altissimo profilo professionale: il Generale Luciano Garofano già comandante dei Ris di Parma e il prof.Martino Farneti che si sono avvalsi della collaborazione dell’investigatore privato Maico Turso. La consulenza ,unita allo impegno dei difensori ,ha contribuito a smontare le “certezze” dell’Accusa .I Perito infatti hanno scientificamente affermato che la particella di residui di polvere da sparo non era utile e sufficiente a dimostrare in termini di certezza che il D’Errico Vito avesse potuto usare armi da sparo la sera di quel giovedì Santo.I Periti hanno sottolineato come si poteva essersi verificato un inquinamento visto che nelle ore successive al fatto di sangue il D’Errico era stato fatto salire in un’auto di servizio della Polizia di Stato, usualmente usata da persone armate ,che poteva contenere residui di metalli provenienti da uso di armi e quindi potenzialmente inquinare chi in quell’auto fosse stato trasportato.Anche gli ambienti dei Commissariati possono produrre inquinamenti di tal fatta.
Una testimone indicata dalla difesa,fidanzata ai tempi del fatto ,con il pentito ha smentito lo stesso che aveva affermato essere stato presente sulla scena del crimine,affermando che quando udirono il colpi di pistola erano lontani dal luogo in cui fu ucciso il Di Coste.
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Gli Avvocati Camassa e Perrone si sono detti soddisfatti del risultato” che è sentenza che fa Giustizia e ridà libertà a persone che sin da sempre si erano detti estranei ai fatti loro contestati”.
la redazione