la voce a Sud

blog d'informazione online – attualità, cronaca, notizie, cultura, storia, gastronomia, spettacoli, informazioni, aggiornamenti ed eventi dal territorio

notizie

Sentenza storica per i giudici di pace: “Hanno gli stessi diritti di quelli ordinari, lo Stato li risarcisca subito”

Fonte: msn.com

ROMA – Sono solo poco più di dieci righe. Quelle di una sentenza scritta a Napoli. Da una giudice del lavoro. Ma dentro c’è una decisione storica che potrebbe cambiare la vita di 5mila e 500 persone. Sono i “fantasmi” della giustizia. Gli “schiavi”. Giudici onorari di pace, vice procuratori onorari, giudici onorari del tribunale. Quelli pagati solo a sentenza, 50 euro lordi che con il 40% di trattenute calano di quasi la metà. Hanno solo doveri. Nessun diritto. Non sono assicurati. Se un mattone gli cade in testa, tanti saluti. Non hanno ferie. Non possono godere di giorni di malattia. Se lasciano l’incarico per sei mesi vengono cancellati. Non hanno la pensione. Ma lavorano. E come ha riconosciuto più volte il Guardasigilli Alfonso Bonafede, senza di loro la giustizia andrebbe a capofitto. 

Ma dal 26 novembre la sorte dei “fantasmi” potrebbe radicalmente cambiare. Ed è una notizia bomba proprio in queste ore in cui i giudici onorari hanno deciso di lanciarsi in uno sciopero della fame perché il Covid ha reso tremendo il loro lavoro senza tutele né garanzie. 

Ma che dice la sentenza della giudice Giovanna Picciotti? Innanzitutto stabilisce che i giudici di pace hanno diritto a essere considerati dei “lavoratori”. Ne consegue che hanno dei diritti. Scrive che va loro riconosciuto “un trattamento economico e normativo equivalente a quello assicurato ai lavoratori comparabili che svolgono funzioni analoghe alle dipendenze del Ministero della giustizia”.  

E qui la sentenza non ha bisogno di particolari delucidazioni, né interpretazioni. Dice che i giudici onorari sono dei lavoratori identici ai loro “colleghi” magistrati ordinari. Non sono dei fantasmi di serie b o degli spicciafaccende. Quelli della giustizia da due soldi. Per questo lo Stato e il ministero di via Arenula  vengono condannati “al pagamento delle conseguenti differenze retributive” e “al risarcimento del danno in favore di ciascun ricorrente, nella misura pari a cinque mensilità”. 

Una sentenza “storica” e che farà storia non solo per i 1.250 giudici di pace protagonisti del ricorso, ma anche per gli altri 4.250 giudici onorari. Una grande famiglia di lavoratori precari della giustizia. Una sentenza peraltro in perfetta sintonia con la decisione della Corte di giustizia del Lussemburgo del 16 luglio. Una decisione che fa dire a Olga Rossella Barone, giudice di pace a Napoli e presidente del Coordinamento magistratura giustizia di pace: “È la prima sentenza di tribunale che riconosce i diritti della nostra categoria che il ministro Bonafede ha definito ‘un pilastro della giustizia’ e che in nome del popolo italiano amministra circa il 60% di tutto il contenzioso nazionale e nei cui confronti lo Stato ha violato non solo i principi costituzionali, ma le stesse direttive europee in tema di lavoro”.

Perché, come racconta a Repubblica Olga Rossella Barone, “io ho lavorato in tutto 25 anni per la giustizia, per sei anni come vice procuratore onorario e per 18 anni come giudice onorario di pace, e sono stata retribuita per ogni sentenza che ho scritto. Quando sono rimasta incinta di due gemelli sono dovuta tornare in fretta in tribunale perché chi non torna entro sei mesi decade automaticamente. Ho 52 anni, metà dei quali dedicati allo Stato, che però non mi verserà un solo euro di pensione”. 

Scioperi, come quello della fame in atto, e proteste, non sono serviti. I giudici onorari sono convinti che qualsiasi governo ha “voltato loro le spalle”. Considerano una sconfitta la riforma Orlando del 2016 che, dicono, “quando entrerà in vigore nel 2021 di fatto ci cancellerà sostituendoci con la figura del giudice occasionale, e chi riuscirà a sopravvivere guadagnerà 6-700 euro, ma dovrà anche pagarsi l’assistenza”. Ce l’hanno con tutti perché “nessuno ha avuto il coraggio di riconoscere che la Costituzione vale anche per noi”.

Eppure fanno un lavoro enorme. Ecco come lo descrive la stessa Barone: “I codici di procedura penale e civile fissano i nostri ambiti di azione. Abbiamo competenza per le cause ordinarie fino a 5mila euro e per gli incidenti stradali fino a 20mila. Ci occupiamo delle multe e delle cartelle esattoriali, e di tutti i procedimenti di convalida per l’espulsione degli extracomunitari. Siamo anche dei conciliatori. Accertiamo se è legittima o meno la pretesa di una banca, di un’assicurazione, delle grandi multinazionali. Abbiamo emesso sentenze che hanno verificato la violazione dei diritti dei cittadini e, dopo la conferma della Cassazione, hanno indotto il legislatore a importanti modifiche in materia di diritti del consumatore. Basta citare l’illegittimità dell’iscrizione ipotecaria sugli immobili per cartelle esattoriali con pretese inferiori agli 800mila euro, gli abusi da parte di società con posizione dominante in materia di viaggiatori e consumatori. Noi siamo quelli che in un anno hanno definito 2 milioni di procedimenti e hanno amministrato la giustizia, a legge Pinto zero (cioè senza ritardo poi puniti dall’Europa, ndr.), nel rispetto del principio costituzionale della ragionevole durata del processo”. 

Adesso tutto questo lavoro si trasforma in un’enorme piattaforma rivendicativa. Perché, come spiega Barone, “noi cottimisti della giustizia abbiamo deciso di rivolgersi alla stessa giustizia per tutelare i nostri diritti”. La prima mossa – studiata a tavolino dagli avvocati Giorgio Fontana e Vincenzo De Michele – è stata quella di rivolgersi direttamente alla Corte di giustizia del Lussemburgo. Che, lette le carte, ha dato ragione ai giudici onorari. Poi l’offensiva si è trasferita in Italia dove sono stati presentati decine e decine di ricorsi che potrebbero sortire lo stesso esito di quello di Napoli. Cosa si aspettano Olga Rossella Barone e i suoi colleghi? “Che lo Stato, per cui abbiamo lavorato con onestà e dedizione, e in questo lungo anno anche nonostante il Covid e senza tutele neppure per questo, ci dia i soldi arretrati che ci deve, e ci faccia andare avanti come meritiamo di andare. Come giudici grazie ai quali la giustizia non finisce nel baratro”.