la voce a Sud

blog d'informazione online – attualità, cronaca, notizie, cultura, storia, gastronomia, spettacoli, informazioni, aggiornamenti ed eventi dal territorio

notizie

Eugenio Bennato in concerto per gli ultimi della terra: “W chi non conta niente”

Fonte: repubblica.it

“E il ministero della speranza, che pensa solo al nostro bene e il nuovo ordine mondiale che vieta al mondo di stare male. E gli scienziati dell’incoscienza e i professori dell’ignoranza ed il tamburo in opposizione ad ogni santa inquisizione”. Ecco in anteprima i versi di “Notte del giorno dopo”, nuova canzone di Eugenio Bennato ispirata dalla pandemia mondiale presentata per la prima volta in concerto dal cantautore 72enne oggi alle 18 dall’Auditorium Parco della Musica di Roma (in streaming su repubblica.it).

Lo show “W chi non conta niente” con il coro de “Le Voci del Sud”, nell’ambito dell’edizione digitale “Natale Auditorium 2020” organizzato dalla Fondazione Musica per Roma, amministrata dal napoletano Daniele Pitteri, che vede fino al 6 gennaio tra i protagonisti anche Paolo Fresu, Nicola Piovani, Ascanio Celestini, Ambrogio Sparagna e Peppe Servillo (regia Elio Di Pace), sarà replicato il 31 dicembre alle 11, il primo gennaio alle 22, il 2 alle 15, il 4 alle 22 e il 10 alle 15.

Eugenio Bennato aumentano quelli che “non contano niente”?

“Mai come in questo momento di emergenza sanitaria mondiale dobbiamo dare ascolto agli ultimi della terra, non è possibile apparire in pubblico senza lanciare un segnale della situazione drammatica che stiamo vivendo. “W chi non conta niente” è un brano che ho scritto prima del lockdown e racchiude un po’ quello che stiamo vedendo in questi mesi di pandemia. Un Sud in difficoltà rispetto al Nord della Terra che muove i fili del pianeta. Questo equilibrio orienta la nostra Storia, da una parte le multinazionali che condizionano la nostra vita e dall’altra un’umanità che non ha possibilità di parlare e di rivendicare i propri diritti. La pandemia mette ancora più in risalto chi comanda e chi subisce. Il concerto è dedicato a chi non conta niente, a chi non sale sul carrozzone dei vincitori, del business dell’universo nord-occidentale, a chi sta dall’altra parte”. 

Nasce così l’inedito “Notte del giorno dopo” che canta per la prima volta in questo concerto di fine 2020?

“Nel brano immagino un tamburo popolare che fa irruzione in una grande festa del Day After. Riguarda la situazione che stiamo attraversando. Racconto la rinascita dell’arte e della vita, dopo il bombardamento mediatico di questi mesi, il tamburo torna a suonare. Un altro pezzo inedito è “Torre Melissa” su un episodio avvenuto nel gennaio 2019 in mare a largo di Torre Melissa, paese della Calabria che si mobilitò durante la notte per soccorrere 51 migranti naufraghi. Ho pensato di ricordarlo proprio in questo momento in cui la Calabria è al centro dell’attenzione per la malapolitica. Come Riace, la reazione di Torre Melissa è un segnale di civiltà e umanità”. 

In concerto è accompagnato dal coro de Le Voci del Sud, che sensazioni prova  a tornare a suonare senza pubblico per ora?

“Sono molto felice di questo concerto particolare realizzato come se fossimo in un set tv o cinematografico, per la prima volta senza pubblico, è stato molto diverso dal concerto con gli spettatori dal vivo: non so quale sarà la reazione del pubblico che lo vedrà da casa, intanto mi porto dentro una bellissima sensazione personale. E’ un concerto intimo in una cornice meravigliosa. Con l’ensemble Voci del Sud, ci sono la chitarra e basso di Mujura, la chitarra di Ezio Lambiase che mi accompagna da anni e la voce di Sonia Totaro, che balla come sempre la taranta in una platea vuota. Insieme con gli inediti canto quelli che sono considerati ormai dei classici “Ninco Nanco”, “Bigrante se more”, “Che il mediterraneo sia” e una mia versione particolare del brano scritto con mio fratello Edoardo durante il lockdown “La realtà non può essere questa”.

Cinema e teatri probabilmente non riapriranno neanche dopo il 15 gennaio, il comparto dello spettacolo sta soffrendo sempre di più…

“Il rischio è che in questa tempesta che ci sta sommergendo i primi a perdere siano i settori che hanno beni immateriali al centro come l’arte e il teatro. E’ un rischio molto grande, la tempesta non deve far dimenticare il ruolo importante dell’arte sin dall’antica Grecia che è servita e serve a far progredire l’umanità”.