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cronaca

Evasione da film dal carcere di Foggia in piena pandemia: condannati due salentini

Fonte: corrieresalentino

FOGGIA/COPERTINO (Lecce) – Hanno chiuso i propri conti con la giustizia i due salentini coinvolti nel’evasione da film dopo i tumulti scoppiati nel carcere di Foggia il 9 marzo 2020 a seguito delle varie proteste scoppiate in alcuni penitenziari italiani per l’allarme contagi da Covid-19. Il gup Stefania Erione, in servizio presso il Tribunale del capoluogo dauno, ha condannato con sentenza di pattegiamento ad 1 anno di reclusione ciascuno Costica Brinzoi, 26 anni, di origini rumene e Giovanni Savina, di un anno più piccolo, entrambi residenti a Copertino. I due giovani, difesi dall’avvocato Daniele Scala, sono accusati di evasione aggravata dall’aver approfittato di circostanze di tempo e di luogo tali da ostacolare la pubblica e privata difesa.

Brinzoi e Savina sono accomunati non solo dall’evasione da film ma anche da alcune vicende penali compiute insieme. Il 3 giugno del 2016 insieme ad un terzo complice vennero arrestati per una presunta estorsione ai danni di alcuni ambulanti, originari del Bangladesh, durante i festeggiamenti in onore del “Sacro Cuore di Gesù”. Sia in primo che in secondo grado sono stati entrambi condannatia 6 anni di reclusione. Di recente, invece, è diventata definitiva la sentenza sempre a 6 anni di reclusione a carico di Savina una serie di rapine ai danni di alcune attività commerciali.

Tornando all’evasione il carcere di Foggia divenne in breve un focolaio di tensioni e violenze. in decine riuscirono a evadere approfittando del caos creatoosi all’interno del penitenziario. Tra i fuggitivi c’era anche un omicida accusato di aver ammazzato mesi prima la madre della sua ex fidanzata,. Alla spicciolata tutti i detenuti fecero rientrare nelle celle al termine di una vera e propria caccia all’uomo che interessò le forze dell’ordine dislocate su tutto il territorio nazionale.

Una protesta generalizzata e dettata dal timore dei detenuti di poter contrarre il Coronavirus in carcere. E forti di una campagna avviata anche dai familiari le tensioni hanno animato vari tumulti sfociati persino nel sangue come accaduto a Modena dove sono morti alcuni reclusi. A Lecce la polvere che cova sotto la cenere non è esplosa. Da quel che si sa in assenza di numeri ufficiali la diffusione del virus è stata contenuta. Sono stati sospesi i colloqui in carcere con i propri avvocati e le comunicazioni avvengono solo per telefono o via skype.