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Omicidio Angela Petrachi: giudici dispongono nuovi accertamenti, caso potrebbe riaprirsi

Fonte: corrieresalentino.it

MELENDUGNO (Lecce) – Un caso ancora lontano dalla sua definitiva conclusione a distanza di 19 anni dal delitto. Per l’omicidio di Angela Petrachi, la mamma di 31 anni, originaria di Melendugno, seviziata a e ammazzata nell’ottobre del 2002, potrebbe a breve esserci una revisione del processo a carico dell’unico indagato: Giovanni Camassa, il trattorista di 52 anni, originario di Malendugno, condannato all’ergastolo. I giudici della Corte d’Assise d’Appello di Lecce (Presidente Vincenzo Scardia) hanno infatti dato il consenso all’avvocato dell’imputato per fari esaminare dal consulente Eugenio D’Orio i vestiti sequestrati per nuovi accertamenti-tecnico scientifici sul materiale biologico da effettuare con le più moderne e attuali tecnologie. L’obiettivo è di poter ritrovare nuove prove ed elementi per poi avanzare una nuova richiesta di revisione del processo. i dubbi sono tutti lì. Dubbi che in primo grado si erano concretizzati in un’assoluzione a carico dell’agricoltore, verdetto poi ribaltato nei due successivi gradi di giudizio. Sul corpo e sui vestiti della ragazza furono trovati due dna diversi. Entrambi non appartenevano a Camassa.  I nuovi accertamenti permetteranno, secondo l’avvocato Ladislao Massari, di acquisire ancora maggiori informazioni sul dna e sulla sostanza rilevata.

Il processo sull’omicidio di Angela Petrachi non è un processo qualsiasi. Si parla di omicidio, di un femminicidio, uno dei più cruenti e spietati. Ma anche uno dei casi più controversi, con una sentenza di assoluzione in primo grado e una condanna all’ergastolo inflitta dalla Corte d’Assise d’Appello e poi confermata dalla Cassazione per l’unico imputato. La giovane mamma aveva 31 anni quando venne ammazzata. Viveva con i figli di 5 e 7 anni. Il 6 ottobre del 2002, dopo aver pranzato con i figli dai genitori, uscì dicendo che sarebbe andata per un’ora a casa e che sarebbe tornata per accompagnare il figlio più grande al catechismo. Da quel momento della donna si sarebbero perse le tracce.

Dopo alcuni giorni, fu trovata la sua auto nei pressi dello spiazzo adiacente il campo sportivo, con la ruota posteriore destra a terra per un chiodo conficcato nel copertone. All’interno i documenti dell’auto e il giubbino. I documenti di Angela, invece, furono ritrovati un paio di giorni dopo da un passante, sulla provinciale che da Melendugno conduce a Borgagne. E lì vicino, nel bosco Li Poppi-Giammarrei, un cercatore di funghi di Calimera scoprì il suo corpo ormai privo di vita. A distanza di alcuni mesi venne arrestato Giovanni Camassa.

Di recente poteva esserci la svolta dopo la richiesta di revisione del processo ma la Corte d’assise d’appello di Potenza, presieduta dal giudice Pasquale Materi, aveva ritenuto inammissibile il ricorso valutando le nuove prove non decisive e sufficienti per disporre la riapertura del processo o l’assoluzione dell’imputato. Secondo i giudici, l’analisi proposta dalla difesa non avrebbe aggiunto nulla e non sarebbe risultata decisiva per ribaltare il giudizio di colpevolezza di Camassa. Per quanto riguarda la localizzazione tramite le celle telefoniche, i giudici avevano valutato la relazione dell’ingegnere Civino una semplice critica all’analisi effettuata sui dati del traffico telefonico riscontrati durante i giorni della scomparsa della vittima. Anche tale elemento, a detta dei giudici, non sarebbe stato comunque sufficiente per considerare Camassa innocente perché la sua presenza nei pressi della Fiat Panda della vittima e nel bosco in cui fu trovato il cadavere di Angela Petrachi, fu riscontrata in fase processuale anche da documenti e dichiarazioni di testimoni.

Da qui il ricorso in Cassazione della difesa che aveva ritenuto il provvedimento dei giudici potentini illegittimo in quanto le nuove prove avrebbero potuto determinare una totale revisione del processo, fornendo lo spunto per avviare approfondimenti su fronti investigativi mai esplorati. La Cassazione, però, emise il verdetto: ricorso rigettato ed ergastolo confermato per il trattorista per uno dei delitti più cruenti che il Salento ricordi. Ora, però, la vicenda potrebbe nuovamente riaprirsi. Tutto si gioca sugli esiti degli esami di laboratorio. Lì, forse, si nasconde la verità che potrebbe riaffiorare dagli abissi del passato.