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cronaca

Abusò di cinque ragazzini in cambio di pizze e patatine: 70enne “incompatibile con il carcere”, va ai domiciliari

Fonte: corrieresalentino.it

TAVIANO (Lecce) –  Ottiene i domiciliari (da scontare in una Rsa) per problemi di salute Antonio Scala, il 70enne di Taviano, condannato a marzo a 10 anni di reclusione per aver abusato di cinque ragazzini di neppure 14 anni in un casolare di campagna. Il gip ha accolto l’istanza dell’avvocato Carlo Portaccio sulla scorta degli esiti di una perizia effettuata dal medico legale Roberto Vaglio disposta dallo stesso giudice che ha accertato l’incompatibilità dell’anziano con il regime carcerario per via dei problemi di salute che non consentono a Scala di essere adeguatamente curato dietro le sbarre. Scala stava male già da tempo.

Più volte il processo era stato rinviato proprio perché l’imputato non era nelle condizioni di essere presente in aula e anche il giorno della sentenza si trovava in ospedale nonostante avesse voluto chiedere personalmente scusa ai genitori dei ragazzini e ammettere le proprie responsabilità. Magari lo potrà fare nel giudizio d’appello. Depositate le motivazioni della sentenza, infatti, la difesa nei prossimi giorni presenterà ricorso non per contestare le responsabilità ma per la congruità della pena. Peraltro Scala ha collaborato nelle indagini evitando che i ragazzi venissero sentiti nel corso dell’incidente probatorio e di subire cdosì in un ulteriore vulnus.

L’anziano adescava i minori ricorrendo ad abili espedienti come offrire uno spazio in comune in cui giocare a carte, mangiare pizze e patatine e fumare sigarette. Non è stato semplice per gli investigatori abbattere le resistenze dei minori quando sono stati chiamati a deporre e a confermare quanto accadeva in quel casolare. Con il supporto di una psicologa sono stati ascoltati in modalità protetta e le loro testimonianze hanno lasciato poco spazio all’immaginazione. Come prevedono simili indagini il lavoro dei carabinieri e degli inquirenti è stato supportato da accertamenti informatici che, di fatto, si sono rivelati la prova madre degli incontri tra l’anziano e i ragazzini e del fitto scambio di materiale pedopornografico. Nel febbraio del 2020 era così finito in carcere.

Il nome di Scala era già noto agli archivi giudiziari. Anni fa e di recente è stato coinvolto in varie inchieste più volte aperte e chiuse sulla scomparsa di Mauro Romano, il bimbo di 6 anni di Racale, del  quale si sono perse le tracce da ormai 44 anni. All’epoca Scala contattò i genitori del piccolo per estorcere 30 milioni di vecchie lire in cambio di informazioni su dove si trovasse il figlio ma venne identificato, denunciato e infine condannato a 4 anni e 6 mesi di reclusione

Proprio dopo l’arresto per i presunti abusi su alcuni minori il nome di Scala è tornato alla ribalta nell’inchiesta sulla scomparsa del bimbo: il suo nome era stato anche iscritto nel registro degli indagati con le accuse di omicidio volontario e occultamento di cadavere. Dopo una lunga serie accertamenti con le tecniche tradizionali e moderne il procedimento è stato archiviato perché gli inquirenti non hanno raccolto prove a suo carico. E il giallo sulla scomparsa del piccolo Mauro rimane ancora un caso insoluto.