La carità perduta.

Chiedere l’elemosina non è di certo un reato, considerate anche le condizioni di vita in cui spesso queste famiglie versano, che in preda alla disperazione, come ultima spiaggia decidono di fare affidamento al buon cuore dei passanti. Il cimitero è un luogo che fa rima con decoro, rispetto e con gesti molto formali e dosati. Ma c’è chi arriva a pensare e fare le cose più disperate (segno probabilmente di una consapevolezza della morte del proprio caro che non è mai arrivata). Si è arrivati, come vi dicevo, anche a seguire rituali insoliti come portare un espressino e sigarette vicino alla lapide. Il dolore di questa persona merita tutto il rispetto e un modo di suffragare l’anima del suo caro parente passato a miglior vita.
Di certo tra chi vuol continuare a tener in vita il proprio caro e chi elemosina, la mente va subito a quell’uomo della Provvidenza che dice “Aprite il vostro cuore alla carità”. Una frase che molti avranno sentito tramite i tg, oppure leggendola sui giornali, è papa Francesco.
Ricordo sempre una cara amica di famgilia, che ormai non c’è più, quando la sera del 2 Novembre di alcuni anni fa, prima di recarsi al cimitero con la sua bicicletta faceva la spesa e la portava a casa di una famiglia bisognosa. Mi diceva che era un modo per ricordare nel migliore dei modi i suoi cari defunti. Una “preghiera” strana, ma sicuramente molto solidale. Un esempio per tutti. Io dico sempre a mia sorella compra meno fiori e lascia uno spicciolo per la carità.
“Carità”: questa parola dovrebbe essere una guida nelle vite di ricchi e poveri. Forse l’anello mancante, il collante per unire questi due mondi apparentemente così diversi.