la voce a Sud

blog d'informazione online – attualità, cronaca, notizie, cultura, storia, gastronomia, spettacoli, informazioni, aggiornamenti ed eventi dal territorio

notizie

Riflessioni ad alta voce

Ho pensato e ripensato se scrivere qualcosa, ma chi mi conosce sa che difficilmente mi riesce di stare in silenzio in determinate situazioni, con il rischio di apparire avventata. Corro altresì il rischio che queste mie parole possano essere fraintese da alcuni, ma sinceramente questa possibilità non mi ha frenato dall’esternare le mie idee. Quindi cosa penso? Da che parte sto? Bene dalla parte della gente con una dignità. Dalla parte della gente che vuole lavorare. Stiamo assistendo in queste ultime ore ad una serie di manifestazioni che purtroppo io non riesco a condannare sino in fondo. Dico purtroppo perché ho sempre pensato che l’uomo libero possa e debba gridare le proprie idee non aggredire. Ma di fronte a queste miei imprescindibili convincimenti in questa situazione non riesco ad essere da una parte sola. Comprendo, stimo e rispetto le forze dell’ordine uomini e donne che si ritrovano a dovere fronteggiare questa situazione con un coraggio non da poco. Anche loro padri, figli, nipoti, parenti di commercianti, partite Iva colpite ecc. da questa nuova serrata. Ma comprendo la rabbia di chi in queste ore non dorme, si mangia la testa per immaginare una soluzione per reperire i soldi e pagare le prossime scadenze, magari anche quelle derivanti dagli adeguamenti covid fatti negli ultimi mesi. Non riesco neppure a trovare una giustificazione a delle scelte scellerate e dettate dall’improvvisazione. Una scelta deliberata quella,poi, di infondere terrore confidando che sia la paura del contagio a risolvere i problemi, programmare e decidere compiti questi che lo Stato ha deciso di non assolvere. Paura? Si, io ne ho tanta e solo dopo aver visto le immagini della nostra Lecce questa sera, solo dopo aver sentito la voce del nostro dialetto mi sono decisa. Io ho paura non di morire di Covid, lo dico senza alcuna retorica, ma di morire di fame e privata della mia dignità. Per tanti credetemi c’è una linea sottile, quasi impercettibile, tra la salute ed il lavoro. Perché spiegatemelo voi come può un qualsiasi uomo comunque sopravvivere se non riesce a procurarsi il necessario?
Io da persona malata devo, già da diverso tempo adottare cautele ed affrontare momenti in cui, credetemi, solo il lavoro mi da la forza per uscire da casa. Il lavoro fa muovere l’economia e ci dà la possibilità di avere anche una sanità, concetto questo talmente tanto banale che non dovrebbe essere neppure oggetto di discussione. Quindi toglieteci tutto, ma non il lavoro. Insegnante ai cittadini a convivere con questa malattia, così come fanno tanti altri malati. Allo Stato chiedo sicurezza, certezza e programmazione per tutti i diritti perché non c’è salute, ed un servizio sanitario pubblico, se non c’è un’economia che si muove.
Ed in ultimo permettetemi di chiudere con una frase non mia ma che rivolgo a tutti coloro i quali in questi giorni hanno protestato e quanti lo faranno nei prossimi giorni: “Se un uomo non è disposto a lottare per le sue idee, o le sue idee non valgono nulla, o non vale nulla lui”.
Meglio uno slogan gridato con forza e perseveranza che un bastone lanciato.
PS: permettetemi un’altra considerazione. A chi critica le manifestazioni, a chi etichetta chi vi partecipa, a chi ritiene che la disperazione mostrata da alcuni sia una scusa per arrendersi alle manifestazioni violente, a quanti nel lockdawon dicevano che ne saremmo usciti migliori, a quanti non stanno risentendo poi tanto di queste misure perché il loro settore non è fermo oppure perché comunque ricevano, a fronte di un lecito lavoro, lo stipendio a fine mese, che è facile parlare e valutare con la testa libera dai pensieri, la pancia e le tasche piene.
Caliamoci un po’ di più nella vita degli altri, magari senza andare troppo lontano, in quella del vicino di casa e magari scopriremo che può esserci un’altra “vita” oltre alla nostra.
Forza Italia.