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Difendere un assassino, l’avvocato di De Marco: “Non siamo dei mostri”

Fonte: lecceprima.it

LECCE – Un medico non potrebbe rifiutarsi di salvare una vita, anche quella del peggiore criminale. Ma l’avvocato che assiste un criminale, anche quando solo indiziato di essere tale, viene spesso considerato il difensore delle sue azioni, piuttosto che un garante del rispetto delle regole e dei diritti. Così le toghe finiscono alla gogna, soprattutto quando difendono assassini reo confessi, vengono considerati loro complici o individui spregiudicati che farebbero qualsiasi cosa per il dio denaro.

I commenti a notizie di stampa che riguardano reati efferati sono spesso spietati nei confronti degli avvocati: offese, minacce di morte, auguri di patire le stesse sofferenze dei clienti. E tutto questo altro non è che il frutto dell’ignoranza rispetto a una figura invece fondamentale e indispensabile nel nostro ordinamento.

Piaccia o non piaccia, tutti, ma proprio tutti, hanno il diritto di essere difesi e di ricevere un giusto processo, a stabilirlo sono gli articoli 24 e 111 della nostra Costituzione. E per difesa non deve intendersi la difesa dell’azione criminale ma quella tecnica.

Insomma, nel caso in cui l’indagato abbia confessato un omicidio e le prove siano schiaccianti, il ruolo dell’avvocato sarà per esempio quello di garantire che gli venga applicata una giusta pena. Troppo spesso, però, le sentenze sono emesse nei salotti tv e sui social, prima ancora che nelle aule di giustizia con effetti talvolta devastanti, non solo per gli avvocati, ma anche per i giudici, nei cui riguardi l’opinione pubblica ha spesso da ribattere perché “tizio meritava l’ergastolo, e invece…”, come se un verdetto fosse una questione di pancia e non di legge.

Di tutto questo abbiamo discusso con l’avvocato Andrea Starace (nella foto) che insieme al collega Giovanni Bellisario assiste Antonio De Marco, il 21enne di Casarano che la sera del 21 settembre scorso si è introdotto in casa di una coppia di fidanzati, Daniele De Santis ed Eleonora Manta, assassinandoli con quasi 80 coltellate.L'avvocato Andrea Starace-2

Qual è il compito dell’avvocato penalista?

“Garantire, da una parte, che il processo si svolga nel rispetto della legge e della dignità umana e che, quindi, la colpevolezza venga accertata all’esito di un “giusto processo”, e non nei salotti televisivi, e, dall’altra, che il proprio assistito non subisca trattamenti inumani o degradanti.

La tutela dei diritti umani e l’osservanza delle garanzie difensive dell’indagato/imputato costituiscono senza alcun dubbio le fondamenta di qualsiasi stato di diritto. Tutti hanno, dunque, diritto a essere difesi.

Ancora, se non ci fosse il difensore dell’imputato, il processo non si potrebbe celebrare e ciò finirebbe per frustrare in primis l’interesse dello Stato e delle persone offese alla punizione del colpevole.

E, in ogni caso, è fondamentale che al termine del processo al condannato sia irrogata una pena conforme alla legge e alla Costituzione.”

Cosa si prova nel difendere un assassino reo confesso? Ci vuole coraggio?

“Ogni avvocato sente il peso delle responsabilità che derivano dall’assunzione di un incarico difensivo, ma ha la consapevolezza di svolgere una funzione essenziale ed irrinunciabile per qualsiasi stato di diritto. L’avvocato costituisce un baluardo fondamentale della libertà e dei diritti dei cittadini.”

Teme il giudizio della gente?

“Non temo il giudizio della gente, anzi rispetto le idee e le opinioni di tutti e sono pronto a combattere perché chiunque possa esprimerle liberamente, anche e soprattutto quelle che non coincidono con le mie.

Ciò che invece contesto e non tollero sono le notizie false, le offese e/o le minacce, che sono frutto di ignoranza e di becero giustizialismo.”

Ha ricevuto offese in qualità di difensore di De Marco?

“Nei commenti alle notizie di stampa che trattano della vicenda spesso sono state utilizzate espressioni offensive nei confronti miei e del collega Bellisario, per l’opinione pubblica “colpevoli” di difendere De Marco.

Purtroppo è un fenomeno sempre più diffuso e, a mio modo di vedere, assai pericoloso per la libertà di ognuno di noi. Nell’opinione pubblica si assiste sempre più frequentemente all’errata equiparazione dell’avvocato con il suo assistito e ciò è evidentemente frutto della mancata comprensione del ruolo e della funzione del difensore, che opera a tutela e garanzia del proprio assistito e dell’intero sistema giustizia.”

Nel caso del duplice omicidio di via Montello, la sua nomina è stata d’ufficio, quindi è stato obbligato ad accettarla, vero?

“Il difensore d’ufficio è obbligato ad accettare l’incarico e a svolgerlo nel migliore dei modi. Così ho fatto, la notte del fermo, il 28 settembre.”

In seguito, è stato scelto come difensore di fiducia con l’avvocato Giovanni Bellisario e avrebbe potuto rifiutarsi di assisterlo, ma non l’ha fatto perché?

“Come spero di aver già chiarito in precedenza, credo fermamente nel lavoro e nella funzione che svolge il difensore dell’indagato/imputato.Pertanto, quando mi è stato richiesto di continuare ad assisterlo mi è sembrato corretto continuare a farlo. Ovviamente ciò non toglie che da parte mia e del collega Bellisario ci sia la massima solidarietà e il massimo rispetto per i familiari delle vittime e per il loro dolore.”

All’esito di indagini psichiatrico forensi effettuate dai vostri consulenti, secondo le quali sarebbero stati appurati alcuni disturbi, avete presentato una richiesta di perizia sulla capacità di intendere e di volere che, in questa fase, vi è stata negata dal gip. La rinnoverete nel processo?

“Sì. Ma tengo a precisare che il gip non ha rigettato la richiesta di perizia, ma il suo espletamento nelle forme dell’incidente probatorio. Non è entrato nel merito dell’istanza, ma ha ritenuto, da una parte, che, essendo già stata esercitata l’azione penale con la richiesta di giudizio immediato, non vi fossero esigenze di urgenza e indifferibilità dell’accertamento in questione tali da renderne necessario lo svolgimento in questa fase, dall’altra, che detto accertamento non avrebbe provocato una sospensione del processo superiore a 60 giorni.

Insomma, a parere del giudice, non vi erano ragioni tali da giustificare la sottrazione di tale adempimento al giudice naturale del processo, cioè la Corte di Assise.”

Non ci sono dubbi sul fatto che sia stato questo giovane studente in Scienze Infermieristiche a uccidere i due fidanzati, suoi ex coinquilini. Per questo rischia l’ergastolo, una pena che, stando a quanto prevede la legge, rende inammissibile il giudizio abbreviato per ottenere lo sconto di un terzo della pena. Lei e il collega, avete comunque presentato l’istanza di rito alternativo, consapevoli che sarebbe stata respinta. Perché?

“Per scrupolo difensivo, atteso che, fatta salva la necessità di una perizia, il processo poteva essere deciso allo stato degli atti e che quella norma oggi ostativa potrebbe essere modificata nel corso del tempo dal legislatore o dalla Corte Costituzionale; anche se quest’ultima recentemente ne ha dichiarato la legittimità.

Peraltro, qualora la Corte di Assise all’esito del dibattimento dovesse ritenere che per il fatto accertato sia ammissibile il giudizio abbreviato, dovrà applicare la riduzione della pena prevista dall’articolo 442, comma 2, del codice di procedura penale.”

Quando è opportuno che un avvocato rifiuti un incarico?

“Quando non è in grado di espletarlo al meglio delle proprie possibilità, per esempio, qualora si occupi esclusivamente di materia civile e venisse nominato per un processo penale oppure qualora si trovi in conflitto d’interessi, perché in rapporti di parentela con le parti o perché già difensore della controparte. Non credo che la scelta debba dipendere dalla tipologia del reato contestato.”

Cosa pensa dei colleghi che non accettano di difendere indagati/imputati di gravi delitti appellandosi a ragioni etiche?

“Prendo atto della loro scelta, ma, fatti sempre salvi i principi di competenza, autonomia e indipendenza che devono sempre ispirare l’avvocato, non la condivido. Non posso accettare l’idea che un imputato possa rimanere privo di difesa tecnica.”“