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Minacciava di togliere la potestà a bambino se non avessero pagato: arrestato giudice del Tribunale di Brindisi. Sequestro da 1,2 mln di euro

Fonte: brindisicronaca.it

BRINDISI – L’inchiesta coinvolge il mondo del Tribunale di Brindisi, tra avvocati, magistrati e professionisti. Un vero e proprio terremoto si è abbattuto sul Tribunale di Brindisi, in cui sono stati arrestati in sei, tre ai domiciliari e tre in carcere. L’accusa è quella di presunti favoritismi nelle vendite fallimentari. L’operazione, disposta dalla Procura di Potenza ed eseguita dalla Guardia di Finanza di Brindisi, ha visto coinvolti 21 indagati. Altri due magistrati indagati a piede libero.

Un vero e proprio terremoto si è abbattuto sul Tribunale di Brindisi, in cui sono stati arrestati in sei, tre ai domiciliari e tre in carcere. L’accusa è quella di presunti favoritismi nelle vendite fallimentari. L’operazione è stata disposta dalla Procura di Potenza ed eseguita dalla Guardia di Finanza di Brindisi. Tra gli arrestati in carcere il magistrato Gianmarco Galiano, l’imprenditore di Francavilla Fontana Massimo Bianco e Francesco Pepe Milizia, commercialista di Francavilla. Ai domiciliari, Federica Spina, avvocato di Latiano, dipendente del comunale, Francesco Bianco, avvocato di Francavilla e l’ingegnere francavilese, Annalisa Formosi. In aggiunta, altri due magistrati indagati a piede libero.

Il Nucleo PEF della Guardia di Finanza di Brindisi e la Sezione di Polizia Giudiziaria – Aliquota Polizia Locale – ha dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale nei confronti di Gianmarco Galiano di Latiano, Giudice civile presso la Sezione Contenzioso del   Tribunale di Brindisi; Oreste Pepe Milizia commercialista di Francavilla Fontana e braccio destro di Galiano; Massimo Bianco, amministratore di Soavegel, con sede a Francavilla. Questi finiscono in carcere. Ai domiciliari, invece, Annalisa Formosi, francavillese e Presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Brindisi; Federica Spina, avvocato di Latiano e dipendente del Comune di Latiano; Francesco Bianco, avvocato di Francavilla.

Gli indagati sono accusati dal GIP di Potenza, a vario titolo, di estorsione, corruzione passiva in atti giudiziari, corruzione attiva, associazione per delinquere, riciclaggio, auto-riciclaggio ed emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.

Secondo le indagini, il giudice Galiano avrebbe “abusato della propria funzione, facendone, in alcuni casi moneta di scambio o strumento di indebita pressione, coinvolgendo, in parte delle sue illecite attività, imprenditori e liberi professionisti che ricevevano nomine ed incarichi”, quale Giudice civile o fallimentare. Tale accusa troverebbe riscontro dagli accertamenti di polizia economico-finanziaria, anche presso Istituti Bancari, in cui emergevano importanti movimenti di denaro per centinaia di migliaia di euro sui conti correnti nella disponibilità del magistrato. Inoltre, cospicui investimenti di Galiano in diverse attività economiche, tra cui l’acquisto di una masseria. Le investigazioni “facevano emergere un tenore di vita assai elevato del Galiano che appariva sproporzionato rispetto alle sue entrate ufficiali risultando altresì dedito ad attività economiche quali la conduzione di imprese agricole ed agrituristiche, gestione di attività di bed and breakfast”.

Ed ancora, secondo gli inquirenti, alcuni accrediti risultavano provenire attraverso complesse operazioni bancarie, quali risarcimento danni riconosciuti da compagnie assicurative all’esito alcuni sinistri, come ad esempio quello di una ragazza deceduta nel 2007, alla cui famiglia era stato riconosciuto un risarcimento di 1,1 milioni di euro. Di questi, 300mila euro sarebbero giunti nella disponibilità del giudice attraverso un conto intestato alla suocera, anch’essa indagata per riciclaggio. Altre 150mila euro per un risarcimento relativo ad bambino nato nel 2011 con traumi permanenti “causati da colpa medica”.

Attraverso “condotte corruttive ed estorsive”, il giudice si sarebbe fatto “erogare somme di denaro per tramite di minacce o in cambio del buon esito della causa”. Addirittura, nel caso del bambino nato con traumi, i soldi li aveva ottenuti minacciando la famiglia di sottrarre la potestà del piccolo.

Da quanto appurato, infine, il magistrato incaricava amici nelle varie perizie giudiziarie e questi ultimi si occupava dell’occultamento/reinvestimento di proventi illeciti.

Per questo, il GIP ha disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di denaro e beni per un valore complessivo di circa 1,2 milioni di euro.

Tommaso Lamarina